Un'altra giornata scolastica era giunta al termine. Era quasi arrivata a casa, stava già prendendo le chiavi del portone quando sentì un impellente bisogno di fuggire. Scappare da casa sua, scappare da quel paese, scappare da quel buco nero che era la sua vita, scappare da se stessa. Voleva dimenticare di essere Lydia Taylor e ricominciare.
Perché? Perché non riusciva a capire il senso della sua esistenza e voleva scoprirlo. Aveva cambiato casa, città e scuola pochi mesi prima, ma ancora si sentiva... impotente. Proprio come quella volta. Quel terribile giorno in cui tutto era cambiato.
Al solo pensiero le salì il panico e cominciò a correre. Riprese a piovere e sentì l'acqua scenderle fra i capelli e bagnarla tutta. Corse, corse senza meta fino a che non sentì le ginocchia bruciare e i vestiti attaccati addosso zuppi di pioggia.
Si appoggiò con una mano al muro che aveva di fronte e si accasciò a terra, le ginocchia nel fango e le lacrime amare che si univano alla pioggia che scendeva sulla faccia.
Stette lì in quello stato per ore o forse solo qualche minuto. Finalmente il cuore rallentò i battiti e le lacrime si fermarono, ora era lì a fissare il muro con l'acqua che la bagnava.
Avrebbe preso una bronchite, ma non le importava. Una bronchite era un male più debole di quello che aveva nel cuore.
Il muro era bianco, ma sotto la pioggia battente era diventato grigio. Vide un'ombra sopra di lei e si girò di soprassalto.
Un ragazzo alto la sovrastava, anch'egli tutto zuppo, i capelli biondi tutti bagnati e attaccati alla faccia.
«Che stai facendo?» le chiese.
Cosa poteva rispondere? Perché doveva rispondere? Si girò nuovamente verso il muro. La domanda le riecheggiava nella mente. Che stai facendo? Che stava facendo?
«Cerco me stessa» le usci dalla bocca dopo un po'.
Il ragazzo la fissò, con un misto di compassione e... e non sapeva decifrare l'altro sentimento, poi rispose: «Ti capisco»
Come poteva capirla, nessuno era in grado ... E chi era quel ragazzo? Forse sarebbe dovuta scappare via e tornare a casa, ma aveva le gambe pesanti e non ce la faceva proprio ad alzarsi.
«Non puoi» gli rispose. «Ma tu chi sei, scusa?» continuò.
«Posso. Io sono uno che cercava se stesso» le disse.
Sentì la mano del ragazzo sul suo braccio, che l'aiutava a tirarsi su, lo vide prendere la sua borsa infangata e porgergliela con un sorriso che gli illuminò il volto. Era davvero un bellissimo ragazzo, con due magnetici occhi azzurri.
Forse stava sognando. Era impossibile che tutto ciò fosse reale.
Lo seguì fino a un piccolo chiosco riparato dalla pioggia. Chissà quanto aveva corso. Non riconosceva quella parte della città; fece per chiedere informazioni al ragazzo, ma lui la precedette.
«Aspetta che spiova un po', poi torna a casa»
«Mmm-mmm...» annuì. Era troppo stupefatta da ciò che era accaduto per dire altro.
Lui si alzò, sollevò la manica della felpa che indossava e scoprì un bracciale. Lo slacciò e glielo porse.
«Che cos'è? Perché dovrei prenderlo?» chiese lei.
«Ti aiuterà a trovare ciò che hai perso. Con me ha funzionato» poi si girò e sparì nella pioggia.
Stupita, Lydia prese il bracciale e lo osservò attentamente. Era d'acciaio e vi erano incastonate delle piccole pietre verdi. Smeraldi? Lo studiò ancora e scorse dei segni simili a graffi, ma, avvicinandosi, vide che erano dei piccoli quadrifogli stilizzati di tante misure diverse.
Smeraldi e quadrifogli. Speranza e fortuna.
Si alzò di scatto e corse per tornare a casa, così, d'impulso, come quando prima era scappata.
Speranza e fortuna. Speranza e fortuna.
Queste due parole le si ripetevano nella mente, impresse a fuoco nella retina degli occhi. L'avevano invasa e rinvigorita. Non doveva abbattersi. Doveva affrontare la vita.
Si fermò per guardare di nuovo il braccialetto e le saltò all'occhio un disegno diverso dagli altri. Era un piccolo pentagono nel quale in ogni angolo c'era un piccolo simbolo. Al centro della figura c'era un altro cerchio al cui interno vi erano altri segni che non riuscì a decifrare.
Uno dei disegnini era colorato di verde. Era un quadrifoglio.
Scoprì il polso e vi mise il bracciale. Nello stesso istante in cui lo chiuse intorno al suo braccio successe qualcosa di assurdo. Si aprì una voragine nella strada che mandava lampi verdi, poco a poco all'interno del cerchio si definì l'immagine di una caverna. Ma com'era possibile? Cos'era? Fece un passo verso il cerchio e cadde sul morbido terreno erboso dell'immagine. Com'era possibile?
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Shén~L'Alleanza
Science Fiction[COMPLETO: PRIMO VOLUME] Esiste sempre qualcosa di più grande. Non bisogna credere che ciò che noi conosciamo sia tutto ciò che esiste. Se qualcuno lo pensa è un egocentrico, una persona limitata. Non è questo il tipo di persone che cercano... ...