Verity Watson aveva scoperto l'entrata del pianeta e lei ancora non riusciva a capire come era riuscita a trovarla semplicemente osservando delle ombre. La vide dirigersi verso la parete e poi scomparire, così si affrettò a seguirla prima di rimanere sola in quel luogo così particolare. Si insinuò nello stretto passaggio buio e fece un piccolo passo, poi decise che era meglio avvisare del suo arrivo.
«Ehi! Ci sei Verity?»
«Sì, sbrigati sono qui sotto»
Qui sotto dove? Fece un altro paio di passi, ma al terzo: «Aargh!» urlò. Era di nuovo in caduta libera senza sapere dove sarebbe atterrata. Prendeva sempre più velocità e sperò con tutto il cuore che questa volta l'atterraggio fosse più morbido del precedente, e invece, dopo qualche secondo sentì fortissimo l'impatto con ... l'acqua! Il liquido era gelido e le entrava fin dentro le ossa, annaspò e cercò di restare a galla. Chiamò Verity sperando che la salvasse: non era mai stata una grande nuotatrice e nell'acqua ghiacciata rischiava di restare bloccata.
«Ehi tuffatrice! Alza un braccio»
Verity l'aveva sentita, così fece come le veniva ordinato. Dopo qualche secondo udì il rumore di una corda che sferzava l'aria e si sentì afferrare per il polso. "Sa anche usare un lazo" pensò.
«Se non vuoi che ti stacchi il polso aggrappati alla corda con entrambe le mani»
Eseguì i comandi. Avrebbe fatto di tutto pur di uscire da quel luogo terribile. Si sentì trasportare e dopo un po' toccò con le ginocchia il terreno.
«Ok, ce la faccio. Grazie mille» disse, e poi proseguì camminando quell'ultimo pezzo che la separava dalla terra ferma.
Tirava un leggero venticello che la fece rabbrividire, poi con disappunto commentò: «Ma a questi tizi non piacciono le scale?»
«In realtà sei tu che sei imbranata, perché io le ho trovate le scale» le rispose Verity.
Cominciava a darle un po' fastidio, quella ragazza era odiosa e aveva un commento sarcastico per ogni cosa. Rimpianse il fatto di averla voluta conoscere.
I brividi le salirono e iniziò a tremare, si girò verso l'altra per chiederle di prestarle la giacca, ma lei la precedette.
«Non aspettarti che io ti presti la mia giacca. Muoio di freddo e non è colpa mia se sei caduta in quel lago»
Odiosa. Semplicemente odiosa. Per di più era anche perfida, sapeva benissimo che avrebbe potuto ammalarsi gravemente esponendosi a lungo al freddo!
Non poteva farsi trattare oltre in quel modo, così decise di fare il suo stesso gioco.
«Benissimo, allora non aspettarti che, quando starai morendo di sete, io ti lascerò bere!» disse riempiendo la sua bottiglia con l'acqua del lago.
L'altra si girò e le puntò la torcia addosso. Immediatamente la investì un'ondata di calore e vide del fumo uscire dai suoi vestiti, segno che si stavano asciugando.
«Contenta ora?» chiese Verity dopo qualche minuto.
Sbuffò e rispose: «Meglio di prima»
«Meglio della mia giacca sui vestiti bagnati vorrai dire»
Stava per vuotarle addosso la bottiglia appena riempita quando vide che sorrideva. Allora non era per cattiveria che non le aveva prestato la giacca! Quella ragazza voleva a tutti i costi mascherare le sue buone azioni.
Si passò una mano fra i capelli e si ricordò del braccialetto. Speranza e fortuna. Beh, finora quelle due parole erano rimaste solo parole.
***
«Cammina attaccata al muro almeno avrai possibilità minori di cadere» avvertì Verity per la centesima volta. Lei e Lydia stavano camminando probabilmente da più di un'ora alla luce della torcia, ma ancora non trovavano una via d'uscita. Stavano vagando in quegli stretti corridoi di pietra senza avere una meta e senza avere idea di dove si trovavano.
«L'hai già detto» commentò l'altra sospirando.
«Meglio prevenire che curare, sai com'è»
«Uff, ma quel tuo libro non parla anche di questo luogo?» sbuffò.
«Oh, possiamo vedere»
Aveva incastrato il libro insieme alla corda, ma slegando il nodo questo le cadde nuovamente in terra.
«E due» disse contrariata.
«E l'imbranata sarei io ...» commentò una voce divertita alle sue spalle.
«Ovvio» disse sedendosi in terra e aprendo il libro.
«Vai, parti» disse Lydia rivolta al libro.
La voce di prima cominciò nuovamente a parlare.
«L'ingresso del pianeta è nascosto agli occhi degli stolti, non appena passato lo stretto corridoio si accede allo strapiombo chiamato Láng De Zuĭ ...»
«Dimmi se non è cinese!» borbottò Lydia.
«... sul cui fondo c'è lo Qíyú hú, ossia un piccolo lago di acqua ghiacciata, che solleva l'anima dal corpo. Il passaggio da quel lago è fondamentale per coloro che vogliono sorpassare il terribile Shí Mígōng, un labirinto con i muri di pietra e con una sola uscita che porta al Xuānshì Gōng, il luogo dove a coloro che lo raggiungeranno sarà rilevata la verità»
La voce si spense, ma le ragazze erano troppo sbalordite per parlare subito.
«Semplicemente pazzesco. Mi pare di essere in un videogioco! Livello successivo trovare l'uscita del labirinto» commentò Lydia.
«Eh già ... Mi sa che dovremmo tornare indietro al lago»
«Perché?»
«Dice che abbiamo bisogno di quell'acqua!»
«Eccola» disse Lydia orgogliosa mostrandole la bottiglia stracolma del liquido trasparente.
«Brava! Finalmente servi a qualcosa!»
«Modera le parole o la berrò solo io»
«Ok, ok. Allora Lydia, pronta a ... "sollevare l'anima dal corpo"?»
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Shén~L'Alleanza
Ciencia Ficción[COMPLETO: PRIMO VOLUME] Esiste sempre qualcosa di più grande. Non bisogna credere che ciò che noi conosciamo sia tutto ciò che esiste. Se qualcuno lo pensa è un egocentrico, una persona limitata. Non è questo il tipo di persone che cercano... ...