Capitolo 1

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Gabriel rimase senza parole mentre, con la sua famiglia, entrava nella hall dell'albergo. Si trovavano al Riu Palace hotel all'interno di un resort caraibico all inclusive.
Colonne di marmo altissime lo circondavano facendolo sentire piccolo piccolo. Intorno a lui tutto era colorato di rosso: le pareti, il pavimento, i fiori che decoravano l'ingresso, i capelli della ragazza alla reception che in quel momento rispondeva al telefono. In fondo all'enorme sala c'era anche un bar con decine di tavolini anche quelli rigorosamente rossi.

- Questo posto è incredibile! - disse Gabriel continuando a girare su se stesso per studiare ogni dettaglio di quella magnifica hall. Era sfarzosa. Era troppo lussuosa, persino per lui che viveva nei pressi di Beverly Hills.

- Sono senza parole. Voglio quel lampadario in camera da letto. - disse Corah, la madre di Gabriel, una donna sui quaranta anni dall'aspetto decisamente giovanile. Il suo vestito a fiori rossi e gialli le illuminava il viso, ed il suo sorriso era capace di far sciogliere qualsiasi cuore di ghiaccio. In quel momento stava indicando un lampadario che sembrava fatto di diamanti, il sole lo sfiorava con i suoi raggi mandando scintillii ovunque.

- Ed io posso avere quella receptionist? - Gabriel indicò la ragazza dietro il bancone. Come suo solito non aveva resistito. Fred gli diede una pacca sulla spalla facendogli l'occhiolino, mentre sua madre finse di arrabbiarsi. La hall era semi deserta. Alle dieci del mattino gran parte degli ospiti del resort erano già in spiaggia. La corsa ai lettini migliori iniziava presto e la rosolata sotto il sole durava, poi, fino a tardo pomeriggio.

Il signore e la signora Jhonson avevano preso al figlio una stanza tutta per se. Volevano concedergli tutta la libertà del mondo.

- Quante stanza ha questo hotel? - chiese Gabriel curioso. Il resort era composto da tre palazzoni identici che guardavano la spiaggia, posizionati a ferro di cavallo.

- Sulla brochure c'era scritto 450 camere. Solo che non è chiaro se in totale o per palazzo. In ogni caso sono tantissime! - Rispose la madre con fare saccente.

- Tieni, Gabry. Queste sono le chiavi della tua stanza. - disse il signor Johnson facendogli l'occhiolino, era quasi un tic per lui.

- Grazie papà. Ci vediamo più tardi in spiaggia allora. -

Sulle quelle note la famiglia si divise, ed ognuno raggiunse la propria stanza. Gabriel non si trovò davanti una camera ma una vera e propria suite di lusso. Un mini salottino lo attendeva e poco più in là un enorme porta finestra dava sull'oceano. La vista lasciava senza fiato. File ordinatissime di ombrelloni di paglia e lettini erano come puntini sulla spiaggia. Trovarsi così in alto fece venire le vertigini a Gabriel ma non riusciva a distogliere lo sguardo da quella vista magnifica. Qualche minuto dopo, iniziò finalmente a darsi da fare, togliendo dalle valigie tutti i suoi vestiti, riponendoli poi nei grandi armadi messi a disposizione. Sistemò in bagno il suo profumo abituale, il gel per capelli e poche altre cose. I suoi genitori gli avevano consigliato di portarsi dietro di tutto. Alle sue spalle un grandissimo letto matrimoniale con le lenzuola arancioni, forse più grande di due piazze, fece nascere sul viso di Gabriel un sorriso malizioso.

Un'ora più tardi stava finalmente scendendo in spiaggia. Prese le scale, quattro piani erano facili da scendere a piedi, ma non da risalire.

La spiaggia era affollatissima, ma Gabriel non ebbe modo di rendersene conto perché si addormentò quasi subito sul suo lettino. Il viaggio da Los Angeles ad Aruba lo aveva stremato. Aruba è una piccola isola a nord del Venezuela, con una perfetta posizione nel Mare dei Caraibi, il sole non era quello del Nord America e Gabriel se ne rese subito conto. Il suo breve sonno divenne presto irrequieto a causa del viso che cominciava a scottare.

- Se non metti la crema protettiva, rischi di prendere un insolazione. - La voce maschile svegliò di colpo il ragazzo che pronunciò subito una parola del tutto inadeguata.

- Papà, ma che diamine. Non vedi che stavo dormendo? - disse Gabriel, fulminando il padre con lo sguardo.

- Si' me ne sono accorto, e ho notato anche il tuo viso. Stai diventando rosso fuoco, e non solo lì. - rispose Fred. I suoi genitori avevano la fortuna di non dimostrare la loro età, giovanili, sempre attivi e con voglia di fare. Quella era decisamente la vacanza che faceva per loro. Gabriel alzò gli occhi al cielo e prese la crema solare. Il padre soddisfatto si allontanò prendendo posto a dieci lettini di distanza. 

Quel silenzio e quel relax gli permisero di pensare un po'. Gabriel amava perdersi nei suoi pensieri. Nessuno poteva ascoltarli e potevano arrivare ovunque. Capitava molto spesso che mentre qualcuno gli parlava, la sua mente andasse altrove. Adesso stava pensando a Lydia, la ragazza che circa un anno prima gli aveva spezzato il cuore. Aveva reagito freddamente a quella rottura ma in realtà aveva sofferto, anche se non lo aveva mai detto a nessuno. Quella silenziosa sofferenza lo aveva lentamente trasformato, chiudendogli il cuore a qualsiasi sentimento. Si era dato alla pazza gioia per un bel po' di tempo ma ora finalmente la cicatrice era sparita e voleva rimettersi in gioco.

- Anche tu sei in vacanza con i genitori? - Gabriel si voltò di scatto, improvvisamente distratto dai suoi pensieri, e notò che a parlargli era stato un giovane che sembrava avere più o meno la sua stessa età. Non si vergognava di essere lì con la sua famiglia ma preferiva avere i suoi spazi.

- Si, hai indovinato! - disse Gabriel tirandosi leggermente su con i gomiti.

- Io e la mia famiglia siamo arrivati due giorni fa. Non ho visto molti ragazzi della mia età, tu sei il primo. Io sono Francis, piacere. Spero di non disturbarti. - Il ragazzo, che era in piedi affianco al lettino di Gabriel, allungò la mano aperta.

- Ma dai, figurati. Assolutamente no. Io sono Gabriel. Sono qui da nemmeno due ore. - Le loro mani si strinsero con forza e Francis con un cenno del capo chiese se potesse sedersi sul lettino affianco. Le sdraio erano tutte a coppie e Gabriel non ci vide niente di male così acconsentì.

- Insomma, Gabriel. Da dove vieni? Io sono di New York. Respirare finalmente aria che non sa di smog è come ricominciare a vivere per me. - Francis inforcò i suoi occhiali da sole pronto a godersi il calore sul viso.

- Io vivo a Los Angeles e so bene di cosa parli. L'aria è così pulita. Ho visto che ci sono una sacco di cose interessanti da fare in questo resort. - Gabriel si voltò cominciando a studiare il nuovo amico. Era il classico bel ragazzo dal fisico asciutto e i capelli sempre in ordine, biondi ovviamente. La mascella squadrata lo rendeva spigoloso ma capì subito che era uno abituato a piacere, proprio come lui. Gabriel aveva i muscoli più sviluppati grazie alla break dance ma anche Francis non scherzava.

- Si, puoi dirlo forte, le attività qui sono tantissime. Si può giocare a tennis, andare in bicicletta per i sentieri, fare immersioni, escursioni. Ah si, a proposito. Domani pomeriggio c'è un escursione a largo dalla costa, e si fa snorkeling. Ti unisci a me? - Francis si voltò in attesa di una risposta.

- Certo, si, perché no? Non ho mai fatto nulla del genere ma non dovrebbe essere difficile. - Gabriel sorrise, già impaziente all'idea di fare qualcosa di nuovo.

- No per niente, dicono che qui vivano le specie marine più colorate del mondo, e muoio dalla voglia di scoprirlo. - Francis si mise seduto sul lettino. Guardò l'orologio. - È quasi ora di pranzo, devo salire a prepararmi. Ci vediamo più tardi, Gabriel. Ancora piace di averti conosciuto. -

- Il piacere è stato tutto mio. - Gabriel alzò la mano in segno di saluto mentre Francis si allontanava. Chiuse di nuovo gli occhi mentre aspettava che si facesse anche per lui il momento del pranzo.

L'estate aveva il suo profumo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora