Capitolo 2

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Il Riu Palace, albergo a cinque stelle del resort caraibico, offriva la possibilità di mangiare in ristoranti di diverse nazionalità. Per il loro primo pranzo la famiglia Johnson decise di provare quello italiano, il Ristorante Milano. Quando Corah, la madre di Gabriel, entrò nella sala, rimase estasiata dalle magnifiche rifiniture che si trovò davanti. Sembrava una bambina nel suo abito da giorno color arancione acceso. Anche se si trovavano in un posto di vacanza, la ristorazione prevedeva di vestirsi in modo adeguato. 

- Fred hai visto che meraviglia tutti quei mattoncini? - disse Corah, indicando le pareti del ristorante.

- Si, mia cara. E' la tipica rifinitura italiana. Amano le cose calde ed accoglienti. - Fred amava tantissimo sua moglie, era chiaro in ogni frase che lui le rivolgeva. 

- E queste sedie? Guarda i cuscini, sono così ben ricamati e morbidi! - Gabriel sorrise nel vedere la madre gioire per quelle piccole cose.

- Mamma, siamo in un resort dei caraibi a cinque stelle. Questo è il minimo che dovrebbero offrire ai loro clienti! - Su quella frase presero posto a tavolo e cominciarono ad ordinare. Nel giro di venti minuti sulla loro tavola il profumo di tre risotti ai funghi porcini aleggiava nell'aria e tutti mangiarono di gusto, in gran silenzio. Anche se Gabriel aveva i suoi spazi durante la vacanza, i pasti rimanevano sempre e comunque un rituale sacro da svolgere tutti insieme. 

- Prima ho conosciuto un tipo in spiaggia. - disse Gabriel, interrompendo quel silenzio.

- Oh si, ho notato! Come si chiama? - chiese Corah, nella sua solita curiosità.

- Francis, è di New York. Anche lui è qui da poco. Sembra simpatico, vedremo. - Il ragazzo affondò la forchetta nel risotto pronto a gustarne un altro boccone. - Ammetto di essere su di giri per questa vacanza anche se ti costerà un occhio della testa papà...o un rene della schiena, a tuo piacimento! - continuò Gabriel e Corah rise alla battuta del figlio. Fred si unì di gusto.

- Tu non preoccuparti, figliolo. Pensa a divertirti. Quarant'anni nei marines sono valsi la pena. Ho vissuto anni interi senza di voi, quindi è il minimo che ci meritiamo. - Gabriel sorrise ma non aveva intenzione di continuare il discorso, così fece un cenno col capo e cominciò a tagliare con forza la sua fiorentina, che nel mentre era arrivata al loro tavolo. 

Gabriel aveva quasi finito di mangiare il dolce, un buonissimo tiramisù, quando un intenso profumo di miele e vaniglia gli passò sotto il naso. Era il profumo più dolce che avesse mai sentito, talmente buono che poteva rimanere ad odorarlo per ore intere. All'inizio pensò che si trattasse del suo dolce ma non era possibile, nel tiramisù non c'era né miele né vaniglia. Voltò di scatto la testa giusto in tempo per vedere una stupenda chioma nera sparire oltre l'ingresso del ristorante. 'Deve essermi passata alle spalle', pensò Gabriel tra sé e sé. In quell'istante vide che si stava avvicinando al suo tavolo Francis, e subito il suo pensiero venne distolto nel vedere il suo amico.

- Ciao Gab, scusa se irrompo di nuovo così. Ti ho visto da fuori e sono passato a salutarti. Loro sono i tuoi genitori? Piacere sono Francis, ho appena conosciuto vostro figlio. - Francis era stato veramente educato e Gabriel era contento di questo. In passato i suoi genitori avevano conosciuto dei suoi amici di Los Angeles tutt'altro che gentili.

- Ma figurati smettila di scusarti, si sono i miei genitori. Fred e Corah Johnson. Se non sei di fretta, finisco il dolce e ci beviamo un caffè? - I genitori di Gabriel strinsero la mano a Francis felici di quell'educata presentazione. 

- Sicuro, ti aspetto fuori. Arrivederci signori Johnson. -

- Oh ma che ragazzo educato. - disse Corah con grande ammirazione quando Francis era ormai lontano.

Il bar nel grande atrio subito dopo la reception, era decisamente più affollato rispetto la mattina. Gabriel e Francis presero posto su due sedie alte accanto al bancone. Ordinarono due caffè che nel giro di un minuto erano già di fronte a loro, fumanti.

- Dai, Gabriel, raccontami qualcosa di te. Cosa fai di bello nella vita a Los Angeles? - chiese Francis realmente incuriosito.

- Studio arte e architettura all'Università della California. Non mi sono voluto allontanare troppo da casa. - Gabriel bevve un sorso di caffè.

- Wow, caspita. Vuoi diventare cosa? Architetto? -  chiese Francis mentre tamburellava il piede per terra. 

- In realtà non lo so ancora. Amo l'arte in generale quindi era l'indirizzo che più mi rispecchiava. Tu invece? - 

- Io studio a Washington. All'Harvard College. Anche se sto sudando sette camicie per andare avanti. Non è facile, ma adoro le sfide. - Francis sorrise.

- Arte e scienze. Così diverse eppur sempre collegate. Vuoi seguire le orme di Einstein? - rise Gabriel.

- Non credo proprio. Ma se diventerò uno scienziato di successo mi ricorderò di te! - Risero insieme di gusto, qualcuno incuriosito si voltò a guardarli. - Cos'altro mi racconti? Visto che sei di Los Angeles, scommetto che tifi per i Lakers! - disse Francis con grande entusiasmo.

- Altroché se li tifo, vado ad ogni loro partita quando sono a Los Angeles. Comunque a basket ci gioco anche sai? Faccio parte di una piccola squadra, ma è più un hobby che un vero e proprio impegno sportivo. Ciò che più mi appassiona nella vita è la break dance. Sono in una crew, i Crazy Lions. -

- Sul serio? Dai fammi vedere. Fai qualche strana cosa. Qui. Ora. - disse Francis incitando l'amico.

- Non ci penso proprio! Un'altra volta ti farò vedere ma non qui, dai, guarda dove siamo.- disse Gabriel indicando la grande quantità di gente che in quel momento affollava la sala.

- Va bene, va bene. Per ora ti sei salvato. Comunque interessante, non ho mai conosciuto un ballerino di break dance. Dovrai insegnarmi qualche passo. L'ho sempre visto in TV e mi piaceva da morire! - Francis fece la tipica onda con le braccia, per far colpo su Gabriel.

- Sei forte, Francis. Ora andiamo in spiaggia che ho bisogno di un bel bagno. - i due ragazzi si alzarono dandosi una pacca sulla spalla, si diedero appuntamento in spiaggia.

Mentre attraversava la porta dell'ascensore per salire in camera a cambiarsi, a Gabriel tornò alla mente il profumo che aveva sentito poco prima. Desiderava conoscerne la fonte ed il pensiero gli rimase in testa per tutto il resto della giornata.

L'estate aveva il suo profumo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora