capitolo 10

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Iniziano a parlare ed io ascolto la loro conversazione.

"Alex, perché hai trattato Emily in quel modo prima? Non mi sembra che ti abbia detto qualcosa di male."

"Lo so. Non so cosa mi sia preso. Forse dovrei chiederle scusa, secondo te?"

"Si, è un'ottima idea. Vai su da lei. Starà ancora parlando al telefono con la madre. Chiedile scusa."

Appena sento Chris dire così al fratello, inizio a correre su per le scale, silenziosamente. Non ascolto nemmeno la risposta di Alexander, perché magari sale e se non avrei fatto in tempo a salire mi avrebbero trovato ad origliare la loro conversazione e non mi va che pensino che io sia una pettegola.

Entro in camera e mi butto sul letto. Faccio finta di usare il telefono. Ad un certo punto, qualcuno bussa alla porta, presumo sia Alexander.

"Avanti."

Entra e si gratta la nuca, dev'essere imbarazzato.

Si siede sul letto e parla

 "Emy, ti chiedo scusa, per la seconda volta, per il mio comportamento." Gli sorrido 

"Alexander, va bene. Accetto le tue scuse. Forse, ho sbagliato anche io a rivolgermi in quel modo e ti chiedo scusa."    Mi sorride e aggiunge 

"Scuse accettate."

Mi lascia un lieve bacio sulla guancia e mi chiede

 "Ti va di parlare un po'?"

"Certo"

"Cosa, ne pensi di Jack?"

"Beh, che dire... non lo conosco molto bene. Però per quel poco che ho conosciuto di lui, sembra un bravo ragazzo simpatico e dolce. Un ragazzo che si preoccupa delle persone. Specialmente dei suoi amici."

"Si hai ragione. Come mai ieri, quando stavi giocando con Luke, te ne stavi andando?"

Bella domanda Alexander. Colpita e affondata, penso.

Ora che scusa mi invento?

Non posso mica dirgli: beh sai, caro Alexander, stavo pensando a te e a quanto puoi essere lunatico. Prima non mi calcoli e dopo ti presenti a casa mia chiedendomi scusa. Chiedendomi di rimanere un po' a casa mia perché avevi bisogno di compagnia. Poi arriva il giorno dopo e fai l'indifferente, come se non fosse successo nulla. Che domande che fa.

Mi invento una risposta e dico 

"Ero immersa nei miei pensieri e non so cosa mi sia preso"

Sorride e annuisce.

"Levami una curiosità, caro Alexander."

"Dimmi pure, cara Emily." Dice con fare altezzoso.

Lo guardo e scoppio a ridere dalla sua serietà e lui ride insieme a me, dopo che si accorge di quello che ha detto.

Torniamo seri e li pongo quella domanda.

"Come mai l'altra sera, sei venuto proprio da me? E poi ieri non mi hai nemmeno calcolata. Oggi hai fatto la stessa cosa. Ti sei comportato da strafottente e poi sei venuto a chiedermi scusa."

"La sera che mi sono presentato a casa tua, non so cosa mia sia successo, mi è venuto spontaneo venire da te. Mi hai fatto calmare dai miei problemi. Sono stato davvero bene con te. Ieri non so cosa mi sia preso e mi dispiace. La stessa cosa per oggi. Prima ti ho risposto male, poi ci ho pensato tutto il pomeriggio, così ho deciso di scusarmi. Però ti dico la verità. Prima di venire a scusarmi, ho chiesto un consiglio a mia sorella e vedo che ha funzionato."

In bilico tra odio e amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora