10° He hit me and it felt like a kiss.

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"Puoi distruggere il tuo presente preoccupandoti del tuo domani".
(Janis Joplin)





Novembre.
Sono appena uscita dal college ed ho un mal di testa infernale.
Credo sia per colpa di tutti quegli stupidi esercizi di matematica di cui non ci ho capito
ancora niente.
Come al solito, ero troppo persa dai miei pensieri per poter gestire un buon esercizio ma ho fatto
davvero quel che ho potuto.
La professoressa Mitch che insegna appunto questa noiosissima materia farebbe di tutto pur di farmi sembrare
interessata alle sue lezioni dato che sa della mia media scolastica a dir poco eccellente.
Sono sempre stata una grande studiosa ma non per scelta. Continuo a farlo perché voglio dimostrare a mia madre
che sono capace di cavarmela benissimo anche da sola e che ha una figlia che può darle ancora delle soddisfazioni,
anche se dubito che capirà.
E' così presa dalle sue terapie giornaliere che il resto del giorno lo trascorre su di un letto a poltrire.
Tuttavia non credo sia questo il vero problema.
Il vero problema è quello che è accaduto ieri e soprattutto a fine serata.
Certo, Jeff è stato dolcissimo a portarmi dinanzi alla famosissima grotta dell'amore e sarebbe stata davvero una bellissima
serata se non si fosse comportato da idiota.
Ma forse ero semplicemente io ad essere troppo tesa.
Quando ha cercato di baciarmi mi sono sentita stranamente male.
Lo stomaco non era riempito da quelle solite farfalle che si dovrebbero sentire quando stai bene con una persona
o provi dei sentimenti nei suoi confronti.
Quando ho sentito le sue mani posizionarsi sui miei fianchi, mi sono irrigidita.
Era come se non riuscissi più a stargli accanto e come se improvvisamente tutto il dolore che mi ha provocato
fosse tornato indietro.
Quando ho indietreggiato, lui ha ben pensato di costringermi quasi a baciarlo spingendomi dalla nuca ma a quel punto
l'ho spinto via senza ragioni.
Gli ho urlato contro e lui si è scusato ma ero troppo presa da altro per sentirmi del tutto bene.
Avevo in testa la figura di Brian e credo che ormai dovrò rassegnarmi all'idea di aver costruito una dimora per lui
nel mio cervello.
Non riuscivo a lasciarmi andare per il semplice fatto che c'era ancora lui nella mia mente lacerata.
Alla fine però è stato proprio Brian a riportarmi a casa.
E' stato tutto così strano. Sono scappata dal poliziotto per rifugiarmi da uno stupratore.
So che può sembrare perfettamente assurdo e che le mie intenzioni erano ben altre ieri, ma quando l'ho visto in quella macchina con
quel solito sorriso dipinto sul volto è come se tutta la rabbia che nutrivo nei suoi confronti fosse svanita del tutto.
Quando sono salita nella Mercedes di Arizona, guidata da lui, sentivo che era quella la cosa giusta da fare.
Sentivo che il posto era accanto al suo e non ne capisco neanche il motivo.
Per giunta non sono riuscita a dire nulla a Jeff e mi sono zittita nel momento stesso in cui stavo pensando
di parlargliene.
Non ce l'ho fatta per l'ennesima volta ed adesso sono consapevole del fatto che se provassi a scappare dall'appartamento, ritornerei
sempre indietro.
Mi è così difficile ammetterlo ma credo proprio di essermi innamorata di chi non dovevo.
Ma altro che innamorata. Tutto ciò che dovrei fare è semplicemente odiarlo. Niente di più e niente di meno.
Varco la soglia della porta di casa, chiudendomela alle spalle per poi dirigermi verso la mia camera e riporre la borsa
scolastica sotto al letto.
Luogo strano per riporre una borsa, ma è sempre stata una mia abitudine.
Stacco un post-it dalla scrivania, leggendovi sopra sapendo già di chi fosse.




"Sono uscita con i ragazzi. Devo dire che sono proprio una forza! Nulla di che,mi hanno solo accompagnata a fare la
spesa per questa sera. Loro ovviamente resteranno in macchina ma volevano accompagnarmi. Ho una voglia matta di improvvisarmi cuoca!
A dopo tesoro e scusami se non mi sono fatta vedere al college stamani ma...ho avuto degli impegni, capiscimi. Ciao!

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