12° Will leave you in the morning, but find you in the day.

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"È veramente bello battersi con persuasione, abbracciare la vita e vivere con passione. Perdere con classe e vincere osando...
perché il mondo appartiene a chi osa! La vita è troppo bella per essere insignificante".
(Charlie Chaplin)






Mi giro e rigiro tra le coperte di questo letto matrimoniale, continuano a fissare
il soffitto senza più riuscire a riaddormentarmi.
Sono le tre e mezza e la mia mente sta viaggiando altrove, verso mete sconosciute e luoghi
che fanno crescere in me una voglia infinita di stringermi tra le braccia di Brian.
Ma no, dannazione, cosa diavolo mi sta prendendo?!
Non di nuovo.
Può sembrare strano ma mi sento come se stessi rimpiangendo tutti gli abbracci che non gli ho dato
di mia spontanea volontà.
Non ne capisco il motivo ma dentro di me sento che, in fondo, Brian e i ragazzi ci stiano nascondendo qualcosa.
Magari una parte di loro che non hanno intenzione di mostrare al resto del mondo ma che giace dentro di loro
ed aspetta solo di essere sprigionata.
Forse mi sbaglio ma per ora sento davvero che è così. E poi, ho provato tante volte ad andare a denunciarli
ma in quei momenti il mio cuore ed il mio cervello non andavano tanto d'accordo.
C'è davvero qualcosa che non mi permette di andare avanti, bensì mi lascia sempre sullo stesso punto.
Mi alzo di scatto dal letto, scendendo al piano inferiore dell'abitazione di Leonard e dirigendomi verso la cucina
per prendere un bicchiere d'acqua fresca e tranquillizzarmi.
Quando mi ritrovo nel bel mezzo del corridoio però, attraversando il salotto, osservo la figura di Leonard
legato ad una sedia ed imbavagliato.
Caccio un urlo, accendendo con velocità la luce del salotto ed avvicinandomi al ragazzo con preoccupazione.
-Leonard! Oh mio Dio, ma cosa ti hanno fatto?!- Sbotto, cercando di liberarlo dalle corde che gli sigillano
le mani ed il corpo attorno alla sedia in legno.
-Vorresti dire, cosa gli ho fatto.-
Una voce dal nulla, mi fa spaventare ma appena osservo la figura di Brian attraversare il buio dal corridoio ed espandersi
contro la luce del salotto, mi sento quasi morire.
Sbarro gli occhi, restando a bocca aperta ed osservandolo disfarsi del suo giubbino nero in pelle.
Leonard si agita ma essendo imbavagliato non riesce a parlare e così sono costretta a deglutire in fretta
e cercare di non lasciarmi prendere dal fatto che Gates, sembra esser rivestito di peccati.
-Tu...- Sussurro, tremolante.
-Sì, proprio io. Stavi cercando di fuggire da me, mocciosa?- Ribatte Brian, mostrandomi il suo sorrisino
beffardo che in parte riesce a farmi rabbrividire sempre di più.
Sposto il mio sguardo su Leonard, vedendolo roteare più volte gli occhi al cielo per poi chiuderli
definitivamente.
-Leonard? Cazzo Leonard, che stai facendo?!- Urlo schiaffeggiando il ragazzo nella speranza di riuscire
a fargli riaprire gli occhi.
-Gli ho dato un sonnifero molto efficace. Domani avrà già dimenticato tutto.- Continua Brian, sorridendo
ancora come un idiota.
E pensare che prima potevo anche sparire per giorni e nessuno a parte Arizona riusciva a rendersene conto.
-Che cosa vuoi ancora da me, Gates?- Domando al ragazzo, mentre ho i nervi a fior di pelle.
-Semplice. Voglio che torni a casa.- Borbotta, contraendo la mascella.
-Non puoi obbligarmi! Io non voglio tornare a casa!-
-Non ti sto obbligando. Volevo solo avvertirti, tutto qui.-
-Avvertirmi di cosa?-
-Dei rischi che corri restando qui.-
-A quali rischi ti riferisci? Io non voglio condividere la mia casa con degli stupratori!-
-E' davvero questa la tua ultima risposta?-
-Sì!-
-Bene. Ed io che avevo pensato di risparmiare la tua amichetta. In fondo, cominciava a starmi simpatica.-
-Non toccare Arizona neanche con un dito o giuro che...che...-
-Cosa? Non puoi fare niente, Ocean. Lo sai...avevo anche pensato di far visita alla tua cara madre così da
farle capire che tipo di persone frequenta la propria figlia.-
-Non...osare avvicinarti a mia madre, bastardo!- Urlo a pieni polmoni, dimenandomi contro Brian ma lui riesce
a fermarmi ancora prima che potessi dargli dei pugni sul petto.
-So tutto sul suo conto, mi è bastato poco per avere delle notizie su di lei.- Continua il ragazzo, cercando di parare
ancora i miei pugni e bloccandomi poi contro il muro.
-Angel Miller, tossica e prostituta finita ben presto su tutti i giornali dopo aver somministrato a sua figlia una dose
o più dosi di eroina. Stavi per morire insomma, ed invece, ne sei sopravvissuta. Pazza psicopatica che pretendeva
che sua figlia dovesse conoscere e capire il suo stesso dolore. Ricoverata in un ospedale psichiatrico qui ad Huntington Beach
mentre lentamente continua ad impazzire. Per di più come ho già detto faceva la prostituta...mi sto ancora chiedendo
del perché sua figlia non ha intrapreso la stessa strada. Sì insomma, uscire dal giro della droga è stato difficile per te e me
ne rendo conto ma avresti reso felici tanti altri uomini, compreso me.-

Do uno schiaffo in pieno volto a Brian, che si ritrova a fissare il pavimento.
Gli occhi iniziano a lacrimarmi e mi sto quasi pentendo di ciò che sono riuscita a fare. Cazzo, adesso mi ammazza.
Okay, questa sarà la mia fine, ne sono sicura.
I suoi occhi iniettati di sangue si incastrano nei miei ed io sto quasi per indietreggiare ma non ci riesco.
Questa volta davvero mi ammazza.
Con questo pensiero spaventoso nella mia mente, tento di dimenarmi ma vengo sorpresa da un qualcosa tanto somigliante
ad un bacio.
Oh no, ma questo è un bacio!
Sbarro gli occhi sentendo le labbra del ragazzo sulle mie, immobilizzandomi di colpo e cercando la migliore via d'uscita a
tutto questo.
E' sempre la stessa, vecchia storia.
Prima ero una ragazzina in gamba e cazzuta dopo aver vissuto l'inferno sin dalla tenera età. Ma ero pur sempre la ragazza
che preferiva agire anziché affogare nei propri rimpianti.
Ora invece, non so cosa mi sia successo.
La Ocean di un tempo avrebbe continuato a dimenarsi e sarebbe riuscita a fuggire via in men che non si dica.
La Ocean di oggi, resta immobile e si lascia baciare da un perfetto sconosciuto che per giunta potrebbe essere il suo stesso
demone.
Sì insomma, avete presente quei soliti mostri di cui si ha paura quando si è troppo piccoli per capire che è solo finzione?
Beh, vi svelo una cosa: non è mai finzione.
Talvolta, quei mostri esistono per davvero ed entrano nella pelle delle persone.
Ed io credo che Brian sia diventato quel mostro di cui avevo sempre paura la notte, che non mi faceva mai addormentare
e che mi costringeva a restare sveglia, sommersa nelle mie paure.
Credevo davvero che questa volta mi avrebbe presa e uccisa con le sue stesse mani ed invece mi ha stupito ancora una volta.
Mi sta baciando con tutta la passione che ha dentro e che riesce a farmi entrare in confusione.
Perché che lo voglia o no, Brian sembra essere l'unico a farmi sentire sempre così confusa e indecisa sul da farsi.
Quando stacca le sue labbra dalle mie, passando la lingua al di sopra del labbro superiore, mi sento come una quindicenne
in piena tempesta ormonale.
-Adesso andiamo a casa.- Mi dice Gates, con un tono di voce basso ma terribilmente eccitante.
Resto immobile come una stupida a fissarlo mentre indossa il suo giubbino in pelle e a momenti credo di potermi considerare
una vera e propria cretina che non sa più cos'è il giusto e cos'è lo sbagliato.
Ma non posso permettermi di farmi vedere così debole.
Non più.
-No! Io a casa con te, non ci torno!-
-Come vuoi. Ti manderò presto i saluti di tua madre ed Arizona, se vuoi.-
-Non devi permetterti di sfiorarle neanche con un dito!-
-Posso semplificarti le cose, se vuoi.-
-Perché vuoi che venga con te? Perché mi stai costringendo a starti accanto?-
-Non voglio che tu mi stia accanto. Cazzo, io non ho bisogno di nessuno!-
-E allora cosa vuoi da me? Mi vedi, cazzo? Sono una mocciosa, proprio come mi chiami tu, non ho un soldo se non per pagare
le spese di casa e le spese del college, ho avuto pochissime esperienze con pochissimi ragazzi e a malapena
so prepararmi qualche toast alla francese! Si può sapere che cosa te ne fai di una come me?-

Brian si limita a ridermi in faccia, riavvicinandosi a me con fare scettico.
Io inarco un sopracciglio, vedendolo ridere ancora senza riuscire a fermarsi.
-Ti sta tremando la voce. E' impossibile per me non notare che ti piaccio.-
Avvampo e arrossisco di scatto, cercando di nascondere le mie emozioni per quanto è possibile.
-Non è perché mi piaci...è che tu mi spaventi.- Ammetto, mentendo.
Sarei davvero una stupida a compromettere me stessa e a ripetermi di quanto lo odio quando in realtà tra l'odio e l'amore
c'è solo un filo sottilissimo.
-Allora ammetti di avere paura di me.-
-Non ho paura di te, ma del mostro che ti porti dentro.- Continuo, facendo sorridere un po' Brian che mi rivolge uno sguardo
sincero.
-Sono pieno di mostri interiori.- Mi sussurra ad un orecchio, facendomi rabbrividire di colpo.
-Io...non voglio averci nulla a che fare.- Continuo, più spaventata che mai.
-Puoi salvare la vita di due persone a te care, stasera. A te la scelta.-
Non posso permettergli di far del male a mia madre ed Arizona. Sono le persone che amo di più al mondo e non posso
rischiare di perderle in questo modo.
-Va bene...torno a casa.- Sbotto deglutendo.
-Saggia decisione.- Conclude Brian, slegando Leonard, posizionandolo sul divano più vicino.
Il ragazzo mi fa un cenno di mano, aprendo la porta di casa mentre io sono intenta a riprendere le mie cose.
Per fortuna, non avevo ancora svuotato la valigia.
Entro nella Mercedes di Arizona con Brian, prendendo poi il cellulare dalla tasca laterale della valigia e leggendovi
dallo schermo tutte le chiamate perse di Arizona ed un messaggio.

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