22° The monsters who write on the walls.

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I mostri del cuore si alimentano con l'inazione. Non sono le sconfitte a ingrandirli, ma le rinunce.
(Massimo Gramellini).




Gennaio.
Oggi sono tornata al college.
Io e Arizona abbiamo salutato i nostri amici e tutto ciò che n'è rimasto
della giornata di oggi sono solo le solite spiegazioni sulla vacanza di Natale perfetta.
Marilyn ovviamente non poteva che farsi avanti con quelle sue tette rifatte per parlare
delle sue vacanze che ovviamente devono esser state le migliori grazie ai soldini di papà.
Le lezioni sono riprese in fretta.
Abbiamo ricominciato alla grande, insomma.
Finita la giornata scolastica, io e la bionda abbiamo salutato tutti i nostri più cari amici e saltato
sulla sua Mercedes sgommante.
Ci siamo accese una sigaretta e devo dire che nonostante gli occhi gonfi oggi inizio a sentirmi un po' meglio.
Sono così stanca di piangere che credo di non riuscirci più. Sì, ho proprio bisogno di dimenticare come si fa.
Arizona ferma la sua auto dinanzi ad un tabacchino prima di dirigersi verso casa.
-Perché ti sei fermata?- Le domando, guardandomi intorno.
-Devo prendere le sigarette. Zacky e Johnny me le scroccano di continuo.-
Sorrido alle parole di Arizona, vedendola poi scendere dall'auto ed entrare nel tabacchino.
Guardandomi intorno, strizzo gli occhi nel vedere Jeff con la sua uniforme mentre continua a gironzolare nei dintorni
in compagnia della sua squadra di supporto.
Ha tra le mani una foto con i volti dei ragazzi.
Mi abbasso il più possibile accovacciandomi all'interno del veicolo per non esser vista, ma riesco a sentire bene
cos'ha da dire ai suoi compagni.
-Capo, non li abbiamo trovati.-
-A volte mi chiedo cosa diavolo vi faccio lavorare a fare!-
-Capo, abbiamo perlustrato tutta la città ma qui ad Huntington Beach nessuno sembra averli visti. Abbiamo
chiesto ovunque e cercato indizi ma niente da fare. Quei ragazzi si muovono bene.-
-Non si muovono bene! Sono dei figli di puttana che devono marcire in cella!-
-Si calmi capo...faremo il possibile per ritrovarli.-
-Siete già stati abbastanza stupidi da lasciarli andare, cazzo!-
-Ci scusi...-
-Devo prenderli. L'ergastolo non glielo toglie nessuno a quelli lì! Voglio vederli morire dinanzi
ai miei stessi occhi, fosse l'ultima cosa che faccio in vita mia!-

Deglutisco, osservando di nascosto Jeff entrare nella sua auto della polizia mentre gli altri
lo seguono a ruota.
-Perché ti nascondi?- Arizona mi fa spaventare, mentre una volta aver visto le auto della polizia cambiare strada mi risiedo
con tranquillità sul sedile dell'auto.
-Cazzo Arizona, me l'hai fatta fare addosso!-
-Perché?- Continua la mia amica, entrando in auto e riponendo dei pacchi di sigarette nella propria borsa.
-C'era Jeff. Era con altri agenti di polizia ed avevano tutti tra le mani una foto dei ragazzi.-
-Hanno scoperto che vivono nella tua stessa casa?-
-No, ma Jeff vuole davvero vederli morti. Arizona, se li riprendono, rischiano l'ergastolo!-
-L'ergastolo?! Cazzo, questo non deve accadere!- Esclama la bionda, mettendo subito in moto il veicolo.
-Non accadrà se resteranno al sicuro nel mio appartamento...-
-Sì ma noi non sappiamo dove vanno la mattina!-
-Se non altro sono bravissimi perché i poliziotti hanno girato per tutta la città ma ma nessuno li ha né visti né sentiti.-
-Ah, menomale.- Sospira Arizona, guidando verso casa.
-Certo che è strano. Prima li avremmo cacciati di casa senza pensarci troppo e stavo anche per denunciarli. Sentivo
che erano innocenti ma con gli atteggiamenti di Brian me ne pentivo sempre di più.-
-Sono solo nati sotto ad una cattiva stella. Ma vedrai che ce la faranno.-
-Tu dici?-
-Sì...perché? Ne dubiti forse?-
-Ho come la sensazione che il racconto di Brian non si sia concluso per niente. Come se...ci fosse qualcos'altro che ci
nasconde e che non ha intenzione di dirci. Ma forse è solo una mia supposizione.-

-Beh, non c'è altro che potrebbe nasconderci. Almeno spero.-
Annuisco dinanzi ad Arizona, rendendomi conto del fatto che siamo già tornate a casa.
Per fortuna, non sono più costretta a prendere quello stupido pullman.
Scendo dall'auto chiudendone la portiera ma osservando Arizona rimetterla in moto.
-Non sali?- Le domando, vedendola sorridere con malizia.
-Alt, ho già capito tutto. Centra Zacky, vero?- Continuo, vedendola annuire con gli occhi lucidi di chi
deve essersi proprio innamorato.
Sospiro.
-E dove questa volta?-
-Al parco abbandonato.-
-State attenti a non farvi incastrare.-
-Sta tranquilla, ci vediamo dopo!-
Saluto Arizona con un cenno di mano per poi entrare nel condominio e salire le scale per dirigermi verso
la porta del mio appartamento.
Sono le quattro del pomeriggio ed io devo ancora finire di studiare filosofia per domani.
-Bentornata Ocean!- Esclama Jimmy, salutandomi insieme a tutti gli altri che si limitano a farmi un cenno di mano.
-Ciao, ragazzi.- Continuo io, togliendomi la giacca per poi riporla sull'appendiabiti.
I ragazzi stanno videogiocando con molto entusiasmo ma come al solito c'è sempre uno di loro che si esclude da tutte le situazioni.
Indovinate un po' chi?
Mi guardo intorno, ma di Brian non sembra esserci neanche l'ombra così decido di entrare nella mia camera, svestirmi ed indossare
i miei soliti abiti per la casa.
Mi metto comoda, dirigendomi poi verso la cucina per preparare qualche snack prima di cominciare a studiare.
Quando entro in cucina però, sussulto nel vedere Brian dormire con la testa al di sopra del tavolo.
Che non si senta bene?
Mi avvicino pian piano a lui, osservandolo dormire come un ghiro ma senza russare. Sta riposando come credo non
faceva da un bel po'.
Sembra un ragazzo così innocuo mentre dorme quando in realtà non lo è per niente.
Al contrario, ricordo di quando mi ha baciata per la prima volta ed avevo capito che quel passamontagna che aveva
in testa non avrebbe portato a nulla di positivo.
Ma c'era qualcosa.
Qualcosa nei suoi occhi che non riuscivo a capire cosa fosse. Qualcosa che mi aveva incantata a tal punto da lasciarmi
baciare come una stupida.
Era quel periodo in cui avevo promesso a me stessa di non lasciarmi mai più andare con nessun altro uomo dopo la brutta esperienza
con Jeff e poi...poi è arrivato lui a scombussolare ogni cosa.
Ed io sto scappando. Sto scappando da una cosa che sto fingendo di non volere.
Nessuno vuole soffrire in questo mondo. Ma per quanto possa negarlo, sono felice di esser ferita da lui.
Da lui che vedo sempre come una meta per me irraggiungibile.
Forse, perché lo è per davvero.
Dovrei solo rassegnarmi all'idea di non poterlo avere né ora e né mai ma proprio non ci riesco.
C'è qualcosa dentro di me che lo desidera più di ogni altra cosa al mondo. Ed un'altra che lo odia per poi ricominciare
ad amarlo senza freni.
Non facciamo altro che perderci e ritrovarci di continuo. Prima ci odiamo, ce ne diciamo di tutti i colori...e poi siamo i primi
a restare quando la situazione diventa sempre più complicata.
E fu maledetto il giorno in cui iniziai a piangere per lui. Che mi feci del male nel vedere quel nero nei suoi occhi
che prendeva sempre più le sembianze dell'odio che porta dentro.
Con un gesto di mano, gli accarezzo i capelli corvini. Così morbidi che sembrano quasi esser stati lavati con l'ammorbidente.
Sanno di inverno. Di freddezza.
Queste mura che ci dividono non faranno altro che farci sentire sempre più soli in noi stessi.
Smetto in fretta di accarezzarlo, rendendomi conto di essere in ritardo per il mio piano di studio. Prendo
delle merendine dalla dispensa, un bicchiere di latte caldo e mi ritrovo in un attimo nella mia camera sommersa da
libri e quaderni.
Provo a studiare ma mi riesce difficile.
Brian, cos'è che mi nascondi ancora?

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