13° Let it out.

365 18 0
                                    

"L'amore non bisogna implorarlo e nemmeno esigerlo. L'amore deve avere la forza di attingere la certezza in se stesso. 
Allora non sarà trascinato, ma trascinerà".
(Hermann Hesse
)





Non vi siete mai chiesti come sarebbe andata a finire se fosse accaduto proprio ciò che avreste sempre voluto?
Io me lo sono chiesta molte volte, e dopo l'accaduto di ieri ho continuato a farlo.
Cosa sarebbe successo se Arizona non fosse entrata in camera ieri mentre Brian stava tentando di sedurmi?
Lui avrebbe continuato a farlo o si sarebbe fermato come tutte le altre volte? Mi avrebbe risparmiata ancora?
Sono queste le domande che continuano a invadere la mia mente, senza darmi alcun'opportunità di venirne a capo.
E se fossi stata davvero una delle sue vittime? A quel punto, non saprei neanche io come avrei reagito dopo quello stupido
accordo attuato in un momento di frustrazione.
Devo trovare un modo per far saltare l'accordo al più presto o sarà proprio esso a spedirmi al patibolo il più in fretta
possibile.
Poi, però, penso anche che quel ragazzo così violento e cinico abbia deciso di aiutarmi. Non lo ha fatto
solo per impormi quell'accordo, ne sono sicura.
Deve esserci qualcos'altro sotto che spero di capire presto. Tuttavia devo ammettere che ho apprezzato tantissimo
questo suo gesto anche se a me la violenza non è mai piaciuta.
Mi sono spaventata molto quando ha impugnato quella pistola ed urlato contro tutte le persone
nell'ospedale ma almeno lo ha fatto a fin di bene.
Credo davvero di essere rimasta affascinata da questo suo modo di fare, ma devo smetterla di pensare continuamente
a lui o la mia media scolastica andrà in frantumi.
Il suono della campanella ci avvisa della fine delle lezioni giornaliere così io e Arizona riponiamo alcuni
quaderni nella borsa scolastica mentre alcuni libri li lasceremo nei nostri armadietti.
-Tesoro, ti secca se dovrai prendere il pullman per tornare a casa?- Mi domanda la bionda, chiudendo il suo armadietto
con l'esatta combinazione di numeri.
-No...assolutamente. Ma...dove devi andare?- Le domando con curiosità e con scetticismo.
-Ehm...-
-Ho capito. Ma quando torni a casa mi devi assolutamente dire dove ti ha portata ieri.-
-Lo farò!-
-Arizona, ricorda di stare attenta.-
-Tranquilla!- Esclama la mia amica, dandomi un bacio sulla guancia per poi uscire con velocità dall'istituto scolastico.
Chiudo anch'io il mio armadietto sospirando, conoscendo già le sue intenzioni e quelle del ragazzo che continua a chiamarla
solo per prestazioni del tutto sessuali.
Possibile che quello lì la chiama sempre e solo quando ha voglia di...
Rabbrividisco all'istante, non riuscendo neanche a pensarci.
E la cosa peggiore di tutte è che lei glielo lascia fare. E' che lei lo vuole almeno quanto lo vuole lui.
Esco dall'istituto scolastico salutando Leonard e le ragazze, notando che per fortuna il ragazzo non si ricorda
davvero di nulla ma anzi, mi ha solo chiesto del perché me ne sono andata senza dirgli niente.
Mi sono inventata che mia madre si era sentita male durante la notte e che mi hanno chiamata di corsa per raggiungerla.
Insomma, sono brava a mascherarmi quando voglio.
Attraverso la strada dirigendomi verso la fermata, ma mentre sto cercando di prendere l'Ipod con le cuffie, il clacson
di un'auto mi fa sussultare.
Dinanzi ai miei occhi, c'è la solita BMW grigia che so benissimo a chi appartiene.
-Ocean!- Jeff richiama il mio nome ed io lo osservo alla guida dell'auto, salutandolo con un cenno di mano
del tutto indifferente.
Lui accosta il suo veicolo proprio accanto a me, cercando di parlarmi.
-Ehm, ciao Jeff, scusa...vado di fretta.- Invento velocemente, cercando di ricominciare a camminare.
-Aspetta Ocean, ho bisogno di parlarti.-
-Fallo allora.-
-Non qui. Ti va di parlarne dinanzi ad una buona cioccolata calda?-
La proposta è allettante ma...
-Devo prendere il pullman o farò tardi...sarà per un'altra volta.-
-Ocean, non farti pregare. Ho bisogno di parlarti...dopo ti riaccompagno io a casa, che ne dici?-
Ci penso su e penso anche che dopotutto...non voglio rimpiangere il fatto di non avergli dato almeno un'opportunità per
spiegarsi.
Annuisco alle sue parole, entrando poi nell'auto mentre lui sembra sgommare via verso il bar più vicino.
Arrivati al bar, ordiniamo due cioccolate calde che ci arrivano subito e ci sediamo appunto ad un tavolino accanto
ad una parete vetrata.
-Allora, come procedono i tuoi studi?- Mi domanda Jeff, sorridendomi.
-Procedono. E a te? Come va con il tuo lavoro da sbirro?- Gli domando poi, giocherellando con il cucchiaino
nella tazza colma di cioccolata.
-Magnificamente. Mi hanno promosso a capitano.-
-Interessante...e chi è il capitano?-
-Sono a capo delle forze armate e di tutto il gruppo di poliziotti della caserma. Adesso gestisco io il lavoro
di tutti ed indago personalmente sulle vicende insieme ai miei collaboratori. Diciamo che sono diventato il pezzo forte.-
-Wow...sei...il capo della polizia?-
-Sì, una cosa del genere.-
-Complimenti allora.-
-Sì...al momento stiamo cercando dei figli di puttana che sono evasi di prigione.-
Deglutisco.
-Ah...-
-Sì. Sono degli stupratori accaniti e sono qui in California ma non sappiamo bene in quale città
si stiano nascondendo.-

Comincio a tremare ma farei bene a tranquillizzarmi prima che Jeff possa capire qualcosa.
-Oh...beh, spero che li ritroviate presto.- Balbetto quasi, bevendo un po' della mia cioccolata.
-Non sono venuto fin qui però per parlarti di questo, Ocean.-
-Ah no? E di cosa allora?-
-Di ciò che è successo tra di noi quella sera che...-
-Lascia perdere, Jeff, davvero.-
-In che senso?-
-Nel senso che voglio solo stare bene.-
-Ocean...non voglio correre troppo ma sono stato un fottutissimo bastardo a lasciarti per un'altra. Se solo potessi tornare
indietro nel tempo a quest'ora io e te saremmo ancora insieme, me lo sento.-

-Io ne dubito. Una cosa rotta dal principio non potrà ripararsi mai più.-
-Non dire così...io mi sono davvero pentito di ciò che ti ho fatto e vorrei che tu mi dessi solo un'altra possibilità.-
-Te ne ho già date in troppe, Jeff. E che cosa ho ricevuto in cambio? Sempre e solo sofferenza!-
-Sono un uomo migliore adesso, Ocean. Dammi solo la possibilità di rimediare.-
-Jeff...io...-
-Ti prego.-
Jeff sembra davvero pentito e sarò matta io ma non riesco a vedere le persone soffrire nonostante mi abbiano fatto
solo del male.
Non è giusto. Perché devo solo augurare del male a chi ne ha fatto a me?
-Io non sono come te, Jeff. Ed è per questo motivo che ho deciso di darti un'ultima possibilità. Spero che tu voglia
davvero rimediare perché ne ho già abbastanza. Non aspettarti grandi cose da me perché non ne avrai. Se dovrà sbocciare
qualcosa, accadrà. Ma per ora, ti considererò solo come un buon amico.-

-Accetto le tue condizioni, Ocean. Le accetto per davvero.-
-Bene...adesso devo proprio andare...-
-Devo riaccompagnarti a casa, aspetta.-
-No, tra un po' dovrebbe passare un pullman di qui e ferma anche dinanzi casa mia quindi non c'è problema.-
-Insisto. Sono le cinque ed è già buio!-
-Jeff, ho bisogno di pensare. Ci vediamo.- Lo saluto, posando sul tavolo dei soldi che però Jeff non vuole accettare.
-No Ocean, tienili. Potrebbero servirti e volevo ringraziarti per avermi ascoltato.- Jeff mi rimette i soldi tra le mani
ed io non mi sento in vena di offenderlo.
-D'accordo. Grazie e a presto.- Continuo, voltandomi ma sentendo le sue mani, cercare le mie.
-Aspetta.- Jeff mi fa voltare verso di lui e mi abbraccia di scatto, dinanzi a tutte le persone che continuano a fissarci
come se fossimo alieni.
-Jeff...- Provo a spingerlo via, ma non ci riesco.
L'uomo mi stringe sempre di più a sé, tenendomi stretta come se avesse paura che volessi solo scappare da lui.
Il suo buon profumo di dopobarba mi rientra nelle narici e credevo davvero di aver dimenticato anche il profumo della sua pelle.
-Mi sei mancata.- Mi sussurra lui, continuano a stringermi a più non posso.

SirensDove le storie prendono vita. Scoprilo ora