"La vita non è che una lunga perdita di tutto ciò che si ama. Ci lasciamo dietro una scia di dolori.
Il destino ci confonde con una prolissità di sofferenze insopportabili. E con tutto ciò ci si stupisce che i vecchi si ripetano. È la disperazione che ci rimbecillisce."
(Victor Hugo)
BRIAN'S POV.-Grazie per la sua disponibilità, Danielle e soprattutto per il suo silenzio.- Dico alla
donna che ho di fronte, prendendo dei fogli dal banco ed analizzandoli per bene.
-Lo sai che sei come un figlio per me, Brian. Ti conosco da quando eri un soldo di cacio ed andavi
al liceo con la mia Tayler.-
-Sì, quelli erano bei tempi.- Ammetto, sorridendo alla donna che ricambia ogni mio singolo sorriso.
-Bene...ti raccomando di non sforzarti troppo.-
-Le sue cure mi stanno aiutando molto e sono felice del fatto che non mi abbia costretto a restare
in un ospedale date le mie condizioni.-
-Quelle settimane che ci sei restato non sono bastate, ora che stai cercando di avere un po' di libertà in più non me la sento di vincolarti.-
-Grazie ancora. Ci vediamo alla prossima visita per le altre analisi.-
-Senz'altro caro, buona giornata.-
-Anche a te.-
Saluto con un cenno di mano la madre di Tayler, uscendo dal suo ufficio all'interno dell'ospedale di Long Beach in cui
la donna è una specialista in alcuni settori piuttosto delicati.
Osservo di continuo i fogli che ho tra le mani, leggendone ogni singolo dettaglio e rendendomi conto di quante
volte avrò letto sempre la stessa cosa su questi inutili pezzi di carta.
Mi guardo intorno scrutando i volti di ogni singola persona pronta per un ennesimo colpo basso mandatogli
dalla vita che probabilmente gli farà cambiare la propria prospettiva.
Non posso capire cos'abbiano tutte queste persone messe insieme ma provo a pensare che abbiano molte cose in comune.ù
Gli occhi iniettati di sangue abbassati contro il pavimento, le mani prigioniere di sé stesse ed il dolore dentro di
chi questa volta non si alzerà a combattere ma resterà in silenzio a lasciarsi crollare.
Le persone dimostrano di essere continuamente troppo stanche per combattere ma tuttavia, a volte, lasciano
semplicemente scivolare le cose intrappolandosi in ricordi ormai perduti, in dolori mai affrontati e nostalgia
di chi per tanti anni ha vagato da solo per le strade in cerca di una casa.
Sin dal momento in cui invece ho saputo che sarei diventato sempre più debole, io non ho fatto altro che continuare
a sopravvivere senza dare l'impressione di essere la persona che sono.
Tempo fa, non credevo neanche di poter riuscire a crescere nei miei vestiti. Ma poi, con un po' di fortuna, è accaduto.
Rivolgo un ultimo sguardo alle persone in quest'ospedale così macabro, dirigendomi poi verso la stazione
proprio dinanzi ad esso.
Stamani ho deciso di non utilizzare alcun motorino per non dare troppo nell'occhio e con il cappuccio che ho in testa noto
con piacere come nessuno sia mai riuscito a riconoscermi.
Zacky invece si sente definitivamente meglio. Stamattina Arizona lo ha aiutato a fare colazione prima di andare
al college e lui sembrava così felice di avere qualcuno che si occupava di lui come la madre che non ha mai avuto ed è
per questo motivo che ho deciso di non sbottare con una di quelle solite battutine acide che dico spesso.
Ho visto una felicità nei suoi occhi che neanche credevo potesse appartenergli. Quella ragazza deve avergli proprio cambiato la vita.
Ma io mi sto ancora chiedendo cosa penserà di fare quando dovremo andare via di qui. Non credo che sia il caso
di portarla via con noi, altrimenti sarei costretto a portarmi dietro anche Ocean e non è ciò che voglio.
Lei deve restare qui, finire il college e sperare in un futuro del tutto migliore in cui ovviamente io non ci sarò.
Mh, come se la cosa potesse importarmi. Certo che io non ci sarò. L'amore è il male ed io non ne ho di certo bisogno.
Sono gelido come la neve ma ho sempre ripetuto a me stesso che potrei fare di tutto in questa vita. Qualsiasi cosa...l'importante
è che non ricada nella squallida bolla dei sentimenti.
E chi li prova, è solo un succhiasangue del cazzo che distrugge le vite altrui.
Jimmy mi dice sempre come in questo caso sia io il succhiasangue in questione a far del male ad Ocean dopo
averle strappato via il cuore ma io gli ho sempre ripetuto che si sbaglia.
Una persona come lei, che prova tutti questi sentimenti inutili, riesce a farlo con molta facilità e consapevolezza
mentre la mia è solo spontaneità.
Matt invece la pensa diversamente. Lui crede che io stia facendo di tutto pur di sfuggire all'amore ma questa è
un'accusa assurda. Non ho mai avuto paura dell'amore e non arriverò mai al punto di temere una cosa del genere.
Avevo paura che per ciò che mi diagnosticarono non avrei avuto alcuna via di scampo, ed invece io sono ancora qui.
Non ci resterò per molto in questo mondo ma mi basta sapere che posso svegliarmi e vedere la luce del sole per sentirmi
meglio.
E poi c'è lei.
Ocean.
Dio, quella mocciosa mi manda in bestia anche a solo guardarla.
Sapere che può essere l'unico antidoto alla persona che sono diventata e al mio modo di vedere le cose mi fa rendere
conto di quanto in realtà io stia continuando a scappare da lei.
Mi fa uno strano effetto psicologico che ancora devo capire fino in fondo.
Delle volte ho voglia di trattenerla il più possibile al mio fianco ma da quando ho capito che nutre dei sentimenti
nei miei confronti ho fatto l'impossibile per starle lontano.
La verità è che forse qui il vero patetico sono io.
Molte volte ho sognato di scoparmela ma per qualche strano motivo non c'era alcun pensiero impuro verso di lei.
Cosa che, ovviamente, c'era quando finivo a letto con altre donne.
Con lei, voglio solo sentire le sue unghie che si conficcano nella mia schiena e sentirla urlare di continuo
il mio nome fino all'alba. Ma cosa più importante...voglio vedere i suoi occhi riempirsi di stelle per avere la consapevolezza
che tutto ciò da cui sto scappando ne valga davvero la pena.
Ma io ho fatto la mia scelta. E quando scopri di non avere abbastanza tempo per diventare una persona migliore, il tuo odio
prende il sopravvento su tutto ciò a cui stavi lavorando per costruire qualcosa di meglio.
Dopo alcuni istanti fermo su di una panchina a pensare al buono e al cattivo, arriva il treno che si occuperà di portarmi
ad Huntington Beach il prima possibile.
Mi siedo sull'ultimo posto in fondo, continuando a coprirmi con la mia felpa nera e portando il cappuccio sempre più vicino
al mio viso.
Entrano altre persone nel treno ma riesco a nascondermi bene, osservando poi gli altri treni arrivare dall'altro lato
dei binari.
Tengo il mio sguardo fisso contro la finestra ma non sono destinato a farlo a lungo perché una scena cattura particolarmente
la mia attenzione.
-Mi scusi, è occupato questo posto?- Mi domanda una donna dai capelli biondi ed il sorriso smagliante e totalmente
giovane.
-No.- Ribatto, togliendo il mio piede da sopra al sedile e dando l'opportunità alla donna di sedersi dinanzi a me con
suo figlio tra le braccia.
Sembra essere straniera dal suo colore della pelle ed è per questo motivo che non deve aver notato nulla di sospetto in me.
-Piccolo mio, dai, dormi.-
-Ma mamma, quando arriviamo da papà?-
-Tra un po'. Ci sta aspettando alla stazione, tesoro.-
Il bambino annuisce con i suoi ricciolini castani, mettendosi il pollice in bocca ed addormentandosi tra le braccia della madre.
Resto senza fiato nel vedere sua madre riempirlo di carezze e baci di continuo senza mai stancarsi mentre il figlio è fin troppo
occupato a dormire.
Per qualche strano motivo, ripenso a quanto avrei voluto anch'io godermi un po' di più l'affetto di mia madre così
da potermi ricordare oggi del suo buon profumo.
Non ricordo molto di lei ma una cosa che ricordo è il suo sorriso.
Quello che mi appare ogni tanto senza però farmi ricordare del suo vero volto. Dovrei sempre ricorrere a delle foto d'infanzia
per poterla riconoscere ma non ne ho più la voglia di un tempo.
Mi posiziono una mano sul petto, sentendo il mio cuore indebolirsi sempre di più.
Respiro quasi a fatica, iniziando a sudare ma riuscendo a tranquillizzarmi in fretta. Le analisi non mi daranno un altro motivo
per finire in quel posto orribile.
Arrivato ad Huntington Beach, passo totalmente inosservato grazie alla mia felpa e riesco a tornare nell'appartamento
di Ocean sano e salvo. O almeno, per modo di dire.
Nascondo con velocità le mie analisi nella tasca del mio giubbino in pelle, per poi distendermi sul divano accanto a Zacky e
chiedergli come sta.
Sì, sembra essersi proprio ripreso alla grande.
-Come sono andate le analisi?- Mi domanda il mio amico facendo attenzione al suo "nuovo" braccio.
-Il solito.- Rispondo al mio amico, dandogli una pacca amichevole sulla spalla.
-Oh...capisco.-
-Arizona e Ocean non sono ancora tornate da scuola?-
-No...Jimmy, Johnny e Matt sono andati a prenderle con le loro moto dato che l'auto di Arizona era rimasta
senza benzina.-
-Okay...che ne dici di fare due passi?-
-Brian...siamo ricercati.-
-Non ti chiedo di andare nel centro della città ma prendere solo un po' d'aria.-
-Sì, d'accordo. Ma Brian...-
-Mh?-
-La tua situazione è peggiorata, vero?-
Non riesco a rispondere alla domanda di Zacky, inumidendomi le labbra e deglutendo all'istante.
-Quando sarà peggiorata, lo capirai.- Mi decido a dire al mio amico, aiutandolo poi a mettersi il suo giubbino
grigio per poter uscire da queste quattro mura.
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Sirens
FanfictionDinanzi a me, gli occhi color nocciola più belli che abbia mai visto in tutta la mia vita, un nasino sporgente e delle labbra sottili a dir poco affascinanti. Uno spruzzo di lentiggini non troppo visibili gli ricoprono un po' del naso e la sua masce...