Capitolo tre, Roy

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Bip.

Bip.

Bip.

Una potente luce mi invade gli occhi per cui tento di portarmi una mano sulla faccia per ripararmi, ma non riesco a muovermi, sento dolore dappertutto. Apro a fatica gli occhi per capire da dove provenga tutta questa luce, però sono costretto a richiuderli nuovamente.

Non so dove mi trovo, e ad essere sincero non ricordo nemmeno qual è l'ultima cosa che ho fatto. Cerco di fare mente locale. La prima cosa che mi viene in mente è che ero uscito per fare una consegna e poi... diamine, sono stato accoltellato.

Forse sono morto e magari mi trovo in paradiso. Così tutta questa luce avrebbe un senso.

Una voce lontana chiama il mio nome. Mi sembra distante da me anni luce, eppure la sento comunque. Oppure sto avendo un'allucinazione. Opzione probabile, dato che sono morto dissanguato in un vicolo del cazzo per portare a Gamba di ferro duecento grammi di cristalli.

Poi mi viene in mente mio fratello e mi chiedo chi diavolo si prenderà cura di lui. Penso a come potrebbe stare in questo momento dato che suo fratello maggiore, l'unico che gli procurava da vivere, se n'è andato per sempre. Sarà più triste o incazzato?

La voce interrompe di nuovo il flusso dei miei pensieri. Questa volta è più vicina, riesco a capire che si tratta di una donna.

«Roy? Mi senti?» domanda.

Ti sento, vorrei dirle ma non so se sono ancora capace di parlare.

Provo ad aprire gli occhi perché la luce sembra essere sparita. Ho gli occhi annebbiati, ma riconosco comunque una donna robusta di mezza età vestita di bianco che mi guarda e ha in mano una piccola torcia accesa che non punta più nei miei occhi. Forse è un angelo? Eppure non credo di essermi meritato questo posto. Ne ho fatti di errori. E quello più grande mi ha portato qui.

Apro la bocca per parlare ma mi esce fuori una specie di verso rauco che mi graffia la gola e mi fa tossire. Le spalle della donna sembrano rilassarsi e le sue labbra si incurvano in una sorriso che sembra di sollievo.

«Sono morto?» riesco a dire tra un colpo di tosse e l'altro.

La donna si mette a ridere e poi scuote la testa troppo velocemente. Tanto che la stanza in cui mi trovo inizia a seguire il movimento della sua testa. Ispeziono con gli occhi la stanza e noto che è abbastanza triste e spoglia. Ha le pareti grigio-bianco con appeso un quadretto che raffigura la natura morta. Oppure sono bianche e semplicemente sporche, non ne ho idea. C'è una piccola finestra da cui entra una luce calda, che si concentra in un unico punto, dove posso vedere la polvere aleggiare nell'aria. Poi c'è una sediolina di plastica accanto al letto in cui sono disteso e dei macchinari che continuano ad emettere dei Bip ritmicamente.

«Non sei morto, ragazzo mio. Ti abbiamo preso per i capelli» afferma lei raggiante. «Sono Meredith, la tua dottoressa. Ti trovi al St Vincent's Hospital Surgery. Quando sei arrivato, eri in pessime condizioni, devo dirtelo. Avevi tre costole rotte, il setto nasale fratturato, una leggera lussazione della mandibola e un'emorragia interna, oltre quella procurata dall'arma da taglio con cui sei stato ferito. Dobbiamo effettuare altri accertamenti per verificare ancora meglio le tue condizioni» mi informa sulle mie condizioni e io sorbisco tutto come se avessi ricevuto un pugno dritto nello stomaco.

Non sono morto. Non so se mettermi a ridere o a piangere. Vorrei ridere di gioia perché così posso abbracciare di nuovo Chris e continuare a prendermi cura di lui. Poi perché gli ho risparmiato una sofferenza inutile. Però vorrei anche piangere perché, se non sono morto, questo vuol dire che Gamba di ferro e i suoi scagnozzi-cagnolini verranno a cercarmi per assicurarsi che questa volta io muoia per davvero. Poi devo procurarmi un altro fornitore che mi passi la roba, altrimenti non saprei come sfamare mio fratello. Non posso di certo tornare da loro, dato che sarebbe come una specie di suicidio. E di solito per trovare un fornitore ci vuole abbastanza tempo. Devi squadrarlo con cura, decidere se ti puoi fidare veramente di lui, assicurarti che non sia uno sbirro o qualcosa del genere, e soprattutto che ti possa dare della roba di ottima qualità, altrimenti le vendite non fruttano come dovrebbero e muori comunque di fame.

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