Ho mal di testa. Apro gli occhi, ma è come se li avessi tenuti chiusi, dato che è tutto buio.
Ci metto un po' ad abituarmi a tutta quella oscurità, ma quando finalmente ci riesco, capisco che non sono in camera mia. E nemmeno in quella di Roy.
Quindi, dove diavolo sono? E soprattutto perché è tutto così scuro?
Non sono sola. Sento una risata virile provenire dal piano di sopra e dei ticchettii, come delle scarpe con il tacco che sbattono decise sul pavimento. Tento di alzarmi per cercare un interruttore ma, appena mi muovo, un forte giramento di testa mi costringe a distendermi nuovamente a terra.
Dio, ma quanto cavolo ho bevuto ieri sera alla festa? Non ricordo un accidenti. L'ultima cosa che ricordo è che stavo ballando con Roy sulle note di uno dei pezzi scatenati di Chase. Eppure non mi pare di aver bevuto così tanto. Dov'è Roy? Perché mi ha lasciata qui? Che poi qui dove esattamente?
Devo farmi forza, alzarmi e capire dove mi trovo. Conto fino a tre e, a fatica, riesco a mettermi in piedi. Sono scalza, dove sono finite le mie scarpe?
La testa mi pulsa insistentemente, mi gira e... maledizione sto per cadere di nuovo!
Per non cadere mi aggrappo alla prima cosa che trovo. È fredda al contatto con la mia mano, ma non importa, mi tengo aggrappata con tutte le mie forze, fino a quando non trovo l'equilibrio necessario per riuscire a stare in piedi da sola. Continuo a tenermi ancorata a quest'oggetto freddo. Forse è ferro. O comunque sia un metallo. Punto il mio sguardo in alto e riconosco degli scaffali. Sono aggrappata ad una scaffalatura.
Apro la mano, e con il palmo tasto la superfice liscia del metallo, in modo da assicurarmi di non cadere a faccia a terra. Faccio un passo incerto, ma appena mi muovo sbatto contro qualcosa. Il piede inizia a farmi male. Stringo i denti e mi aggrappo con più forza ad uno scaffale. Decido poi di mettermi nuovamente a terra e procedere a gattoni. Non vedo nulla e stare in piedi non aiuta, dato che non so cosa posso trovare a terra. Procedo lentamente, toccando prima con i palmi il pavimento liscio sotto di me. Dopo neanche un minuto qualcosa mi impedisce di procedere in avanti. Tiro e sento un rumore di catene.
Cazzo.
Al mio braccio sinistro c'è una catena che mi tiene ancorata a questo posto, qualunque esso sia.
E questo cosa significa?
Cosa ci faccio qui?
È solo un brutto sogno, un incubo, oppure è tutto reale?
Non faccio in tempo a pormi altre domande che sento un rumore di passi provenire in questa direzione. Quando il rumore cessa, la porta si apre. Una violenta luce artificiale giallastra si imbatte sui miei occhi, accecandomi. Mi porto d'istinto una mano sul viso, mi ero abituata all'oscurità.
Quando tolgo la mano, finalmente riesco a capire dove mi trovo. Sembra un magazzino sotterraneo. È pieno di scaffali, tubature, attrezzi. Il soffitto verde scuro è coperto di muffa ed è totalmente privo di finestre. La cosa, insieme alla puzza di chiuso, mi fa mancare l'aria. Prendo un respiro profondo e continuo a guardarmi intorno. Le pareti sono interamente fatte di mattoni consumati e il soffitto perde acqua. Le goccioline si vanno a depositare in una piccola pozzanghera, rilasciando un rumore quasi rassicurante. Trasmette tranquillità. Ma è una tranquillità fasulla perché dalla porta entrano due uomini di grossa stazza vestiti completamente di nero.
La suola delle loro scarpe produce un'eco per tutta la stanza semivuota. Rabbrividisco, ma non per il freddo umido che si è posato sulla palle nuda delle mie braccia. Il più basso tra i due omoni si chiude la porta alle spalle, facendo piombare la stanza di nuovo nell'oscurità. Inizio ad avere paura.
STAI LEGGENDO
Ti troverò dove c'è il sole
RomantizmAshlee Thompson è sempre stata una ragazza senza peli sulla lingua, pronta a lottare per i suoi ideali e a porre sotto la propria ala protettiva le persone che ama. In una cosa non è mai stata brava, ovvero dichiarare il suo amore a Roy Bennet, il r...