Uno, due, tre. Inspira.
Quattro, cinque, sei. Espira.
Sette, otto, nove, dieci. Inspira.
Espira.«Quando qualcosa non va, conta fino a dieci e respira».
Mia nonna ha ragione. Contare fino a dieci e respirare mi sta decisamente aiutando a non perdere il controllo.È la quarta volta che lo faccio, ma questi sono dettagli di poco conto.
Prima ero sull'orlo di un attacco di panico, ora invece non lo sono. Il macigno che avevo sul petto si è drasticamente alleggerito, ma non è scomparso. È posto proprio al centro, nel mediastino, e mi appesantisce il cuore, risentendone anche i polmoni. Credo che non faccio un respiro decente da quando sono uscita da casa e in questa macchina c'è decisamente poco ossigeno.
Stringo il voltante tra le mani e osservo la struttura che mi sta di fronte con le ginocchia che tremano. Fortuna che sono seduta, altrimenti sarei di sicuro caduta a terra. È altissima e imponente, con le finestre completamente di vetro che permettono di vedere gli uffici all'interno. Chissà qual è l'ufficio di mio padre.
Mio padre.
Fa ancora uno stranissimo effetto sapere che si trova a pochi metri da me e lui è ignaro di tutto, esattamente come è stato ignaro della mia vita per tutti i miei lunghi diciannove anni. Forse dovrei semplicemente lasciar perdere. Però ora non solo voglio incontrarlo per aiutare Roy, ma anche per aiutare mia madre a superare il suo passato e a toglierle di dosso la sensazione che il fallimento con mio padre sia stata opera sua. Voglio assolutamente sapere cosa le nascondeva quando erano ancora innamorati l'uno dell'altra.
Vorrei chiamare Roy. Lui mi ascolterebbe e mi farebbe ridere, facendomi innamorare ancora di più.
Si, lui lo farebbe.
Ha sempre ascoltato le mie paranoie e i miei lamenti su mio padre. Ma non posso farlo. Non posso fargli sapere cosa sto facendo, perché finiremmo per litigare come sempre e mi chiuderebbe la "porta" in faccia, negandomi la possibilità di aiutarlo. Non voglio litigare con lui, soprattutto non dopo la serata che abbiamo passato lo scorso fine settimana, in cui mi ha rubato il bacio più bello della mia vita. È stato inaspettato, e si sa che le cose inaspettate sono le migliori. Non so perché l'ha fatto e devo ammettere che non sono stata abbastanza coraggiosa da chiederglielo. Avevo paura che mi rispondesse che si è confuso o che per concludere una bella serata con una ragazza la devi per forza baciare. Insomma, ho avuto paura della sua risposta e basta.
Quanto sono patetica da uno a dieci?
Dieci, tanto quanto ho contato per la quinta volta.
Inspira, espira.
Mi guardo per l'ultima volta nello specchietto, sistemo una sbavatura di trucco all'angolo dell'occhio, mi ravvivo i capelli e scendo dalla macchina imponendomi di rimanere tranquilla. Cosa che non sono affatto, dato che mi viene da vomitare. Okay, forse dovrei chiamare davvero Roy, siccome la conta e i respiri non aiutano moltissimo. Ometterò i dettagli e gli rifilerò qualche bugia piccola piccola, che sono a fin di bene. Prima di pensarci ulteriormente, prendo il cellulare dalla borsa verde petrolio, abbinata alle scarpe con qualche centimetro di tacco. Mi appoggio al cofano della macchina e porto il cellulare all'orecchio. Mi risponde al quarto squillo.
«Ehi, platino» mi saluta.
Sbuffo sonoramente, alzando gli occhi al cielo, e inizio a pentirmi di averlo chiamato. «Maledizione, Roy. Smettila di chiamarmi così».
Ancora non si è dimenticato di quella storia? Ha deciso di chiamarmi così da quando la parrucchiera mi aveva sbagliato la tinta, tingendo i miei capelli di un marroncino orribile, coprendo il mio biondo naturale. Volevo qualcosa che li scurisse, ma non così tanto. Così Roy aveva pensato che fosse divertente ricordarmi il mio colore naturale ogni due secondi. Da quella volta non avevo fatto la tinta mai più.
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Ti troverò dove c'è il sole
RomanceAshlee Thompson è sempre stata una ragazza senza peli sulla lingua, pronta a lottare per i suoi ideali e a porre sotto la propria ala protettiva le persone che ama. In una cosa non è mai stata brava, ovvero dichiarare il suo amore a Roy Bennet, il r...