Capitolo nove, Roy

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Non sono mai stato così sincero in vita mia.

Non lo pensavo possibile, eppure sono bastate delle semplici parole dette al momento giusto per farmi crollare, e la caduta è stata devastante. Non lo so cosa mi sta succedendo ma, quando c'è quella ragazza bionda in giro, il mio cervello si attiva automaticamente in modalità "bravo ragazzo".

Quando c'è lei mi sento una persona migliore. Mi conosce meglio delle mie tasche e mi ha imbrogliato con la storia dei biscotti. Ho ancora le mani che profumano di cioccolato e al solo profumo mi viene da sorridere come un'idiota.Questa cosa non mi piace per niente, per questo ho deciso di evitarla per un po. Giusto il tempo di capire cosa fare con lei.

Il mio letto, quello che ho sempre considerato il più comodo del mondo, questa sera è scomodissimo, e quasi rimpiango il letto d'ospedale, mi sembra di avere un milione di puntine conficcate nella schiena, che mi impediscono di prendere sonno. Ho la sensazione di rivivere quel ricordo di tre anni fa, come se stesse succedendo in questo preciso istante.

Mi rigiro per l'ennesima volta nel letto mentre penso a cosa diavolo mi abbia fatto male durante la cena del Ringraziamento. E siccome questo maledetto mal di stomaco non si placa, impedendomi di dormire, decido di andare a prendere un bicchiere d'acqua.

Scanso le coperte e subito vengo investito da brividi di freddo. Mi strofino le mani sulle braccia, creando calore in modo da contrastare il freddo. I miei denti non la smettono di battere tra loro. Mentre percorro il corridoio per arrivare in cucina, sento dei rumori provenire esattamente da essa.

Mi avvicino lentamente e, proprio mentre sto per entrare, mia madre esce, andando a finire addosso a me. Si ritrae immediatamente e mi guarda spaventata. Ha gli occhi lucidi e arrossati, il trucco nero sbavato agli angoli degli occhi. Solo quando sposta il peso da un piede all'altro, mi accorgo che ha una valigia in mano.

«Mamma, cosa stai facendo?» domando preoccupato. Lei non mi risponde e inizia a muoversi inquieta. Si passa una mano tra i capelli del mio stesso colore e poi si muove, in direzione della porta di casa.

«Torna a letto, Roy» mormora con la voce che trema. Istintivamente la seguo ed è quando poggia la mano sulla maniglia della porta che capisco cosa sta succedendo.

La rabbia che aumenta è come uno schiaffo ricevuto in pieno volto all'improvviso, mi stordisce al punto da farmi tornare lucido, e in un momento sono più sveglio che mai. Blocco la sua mano, stringendola forte, e le lancio un'occhiataccia truce.

«Dove credi di andare? Noi siamo qui, mamma. Qualunque cosa ti stia passando per la testa, la devi affrontare con noi, con la tua famiglia» affermo deciso.

Delle lacrime cominciano ad accumularsi nei suoi occhi cerulei, fino a che una corre più veloce, rigandole il volto. Si divincola dalla mia presa e si getta tra le mie braccia. Tiro un sospiro di sollievo perché so di essere riuscito a farla ragionare. Mi stringe forte e tra i singhiozzi mi dice:

«Andrà tutto bene, Roy» si stacca lentamente, mi passa una mano tra i capelli, facendo scorrere la mano fino al volto, per depositarvi una carezza leggera. Poi mi fa un sorriso triste «Prenditi cura di loro» sussurra.

Apre la porta e se ne va, senza nemmeno darmi la possibilità di rispondere. Pensavo di averla convinta a restare, invece se n'è andata per sempre, facendomi sprofondare nell'inferno.

L'ondata di ricordi mi fa mancare l'aria. Sento la ferita sul fianco pulsare ad ogni movimento. La rabbia freme ancora dentro di me. È da quel giorno che sono arrabbiato con tutto il mondo. Devo cercare di reprimerla in qualche modo.

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