Capitolo diciotto, Roy

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Sono un fascio di nervi.

Oggi presenterò la bozza del progetto a Charloth. Ci tengo tantissimo, anche perché ci ho lavorato su tutta la notte. Okay, non proprio tutta, dato che sono dovuto uscire a fare un'altra consegna, la seconda nel giro di tre giorni a partire da lunedì, quando Tim mi ha chiesto di presentarmi in quel bar durante il colloquio. Questo è stato il carico più pesante, c'erano molti più grammi rispetto a quanta Maksimilian me ne ha consegnata le scorse volte.

Non so se Tim riesce realmente a venderla tutta quella roba, l'importante è che ricevo i miei soldi. Lo so che ho promesso di smettere, però prima di farlo devo sapere se il lavoro nell'azienda è qualcosa di definitivo. Tremila dollari al mese sono tanti per potervi rinunciare così su due piedi senza una sicurezza alle spalle, dato che io e Peter non abbiamo ancora parlato dell'argomento paga.

Le porte di vetro automatiche dell'edificio si aprono appena mi avvicino, dandomi la possibilità di entrare. Vengo investito subito dall'aroma di caffè e dalla piacevole aria fredda del condizionatore. Sorrido a Savannah, la segretaria, e mi avvicino alla macchinetta del caffè. Ne ho proprio bisogno, mi sento leggermente uno straccio dopo aver dormito a mala pena quattro ore. Però sono orgoglioso del mio disegno e non vedo l'ora di mostralo.

Quella ragazza è matta da legare. L'altra volta si è messa letteralmente a fare i capricci come una bambina sbattendo i piedi per terra perché le era venuta un'improvvisa voglia di cibo cinese. Ha fatto talmente tanto baccano, tormentando Tyler, che lui poverino l'ha accontentata pur di non sentirla più straparlare, così l'ha portata ad un take away per pranzo, lasciando me, Gavin e Roman a parlare del progetto. Credo che abbia fatto leva su di lui perché sa che prova qualcosa per lei. Era palese dal modo in cui quelle attenzioni da parte sua gli facevano piacere infondo, perché sorrideva sotto i baffi.

Oppure sono semplicemente io che ultimamente vedo tutto a forma di cuore dato che mi sono innamorato di Ashlee. O merda, l'ho finalmente ammesso a me stesso. Alla fine, che senso ha non farlo dato che ho deciso di dirle ciò che provo? Dato che non faccio altro che pensare a lei, dalla mattina alla sera, come un chiodo fisso. Dato che vorrei che fosse mia e che mi resti accanto sempre, nello stesso modo in cui indirettamente è stata al mio fianco nell'ultimo periodo. Dato che vorrei baciarla, ancora e ancora, e assaporare quelle sue morbide labbra al lampone, potendomi vantare che siano solo mie.

Eh già, sono proprio innamorato perso. Se questa giornata di lavoro mi andrà bene, glielo dirò oggi stesso con la scusa di festeggiare la riuscita del progetto. Mescolo il caffè per l'ultima volta e finisco di berlo tutto d'un fiato. Poi siccome non sono più nella pelle mi avvio in ufficio, stringendo il disegno al petto.

«Roy, finalmente sei arrivato! Sei in ritardo» esclama Charloth appena entro. Indossa un vestitino leggero verde scuro e ha i capelli rossi raccolti in uno chignon elegante.

Spalanco gli occhi e punto immediatamente il mio sguardo all'orologio appeso alla parete. Ma è evidente che va male perché segna le nove meno un quarto e io dovevo essere qui alle nove. Cazzo.

«Rilassati, sto scherzando» dice, mi da una pacca sulla palla e ridacchia.

E io mi rilasso per davvero. Non sono in ritardo, menomale!

«Non darle retta, si diverte con poco» afferma Gavin entrando nell'ufficio con due tazze di caffè in mano. Ne porge una a lei.

Charloth sbuffa. «Allora, Roy. Lo hai portato?» domanda prima di bere un sorso di caffè.

«Certo» rispondo. Faccio per aprire il blocco da disegno ma lei mi ferma con la mano.

«Frena, frena. Dobbiamo aspettare Roman e Tyler».

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