«Dove credi di andare?» chiedo nel panico, bloccandola con il polso. Guardo i suoi occhi tristi e rossi e mi sembra di rivivere un grandissimo dèja-vù.
Si libera dalla mia presa e mi lancia un'occhiataccia. «Lontano da qui. Lontano da voi» sputa fuori e corre fuori la porta di casa. Io ritorno in salotto in un baleno a prendere le chiavi della Jeep, ma quando esco di nuovo, di lei non c'è già più nessuna traccia ed io non so nemmeno in che direzione è andata.
Maledizione!
Cosa diavolo le è preso? Perché se n'è andata? Perché se l'è presa anche con me? Mi sembrava di essere stato chiaro questa sera. Le ho promesso che sarei rimasto, che non l'avrei abbandonata. E cosa più importate gliel'ho dimostrato con i fatti e non con le parole come sono bravi a fare tutti. L'ho confortata con carezze e strette di mano. Per infonderle coraggio e per ricordarle che lei è forte, che può sopportare anche il fatto che la sua vita è una totale bugia.
In questo momento non so se essere più incazzato con i suoi genitori per averle mentito e per averla fatta soffrire, o con me stesso perché non sono riuscito a prendermi a pieno la sua fiducia, per questo ha deciso di allontanarsi anche da me. Da un lato la capisco, non è facile fidarsi ciecamente di qualcuno dopo che sei stata trattata in questo modo dai tuoi stessi genitori, che sono sangue del tuo sangue. Però diamine, mi conosce e sa quanto sono testardo a volte.
Sono incazzato anche con me stesso per non aver fatto abbastanza in fretta da vedere in che direzione è andata e per non conoscerla a fondo per sapere con sicurezza quale luogo considera il suo rifugio.
Dove può essere andata?
Avanti, Roy. Usa quella testa di cazzo che ti ritrovi.
Sbuffo frustrato e continuo a guidare, setacciando ogni vicoletto. Non può essere andata poi così lontana, è partita cinque minuti fa, cazzo! Eppure non riesco a trovarla. Sbatto un pugno sul volante e decido di accostare. Faccio un respiro profondo per calmarmi dato che mi tremano le mani e recupero il mio cellulare dalla tasca dei jeans per provare a chiamarla. Meno di un minuto dopo la voce allegra di Ashlee risuona nel mio orecchio, avvisandomi di provare a richiamarla più tardi.
Cazzo. Cazzo. Cazzo.
Non risponde e io sto iniziando ad andare nel panico, è già quasi mezz'ora che la cerco. Siccome non so dove andare a sbattere la testa, provo a chiamare Eveline, un'amica sua e di Hailee del liceo. Sono molto unite tutte e tre e farebbero qualsiasi cosa l'una per l'altra. Eveline mi risponde al secondo squillo.
«Pronto?» chiede con voce squillante.
Mi è sempre piaciuta la personalità di Eveline. È timida e coraggiosa nei momenti giusti. È raggiante ed è una di quelle persone dal sorriso contagioso.
«Hey, Lin. Sono Roy» rispondo, tentando di equilibrare il tono di voce e non far prevalere il panico.
«Roy, ciao! Da quanto tempo non ti facevi sentire, eh? Come stai?» domanda.
«Tutto bene» sospiro. «Ascolta, ho bisogno di un favore... Quando Ashlee è triste o arrabbiata, dove va a rifugiarsi? Insomma, qual è il suo luogo?» chiedo, con la speranza che sappia darmi una risposta.
«Allo stagno delle anatre nel parco. È l'unico ricordo che ha di suo padre e le piace trascorrere il tempo a pensare lì» mi informa. «Aspetta un secondo. Avete litigato di nuovo, non è così?» dice con ovvietà, come se fosse una cosa scontata.
«Questa volta ti giuro che non è colpa mia!» mi difendo. «Grazie, Lin. Sei la migliore» le mando un bacio volante attraverso la cornetta e lei ride.
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Ti troverò dove c'è il sole
RomanceAshlee Thompson è sempre stata una ragazza senza peli sulla lingua, pronta a lottare per i suoi ideali e a porre sotto la propria ala protettiva le persone che ama. In una cosa non è mai stata brava, ovvero dichiarare il suo amore a Roy Bennet, il r...