Capitolo sei, Ashlee

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Parcheggio nel primo posto libero che trovo e spengo l'auto girando la chiave. Mi guardo nello specchietto e abbozzo un sorriso.

Oggi, probabilmente, cambierà tutto. E io come al solito non ero preparata.

Faccio un lungo respiro per darmi coraggio e scendo dalla macchina. C'è un leggero venticello che scuote le foglie verdi degli alberi, creando un effetto di luce e ombre che mi avvolge in una sensazione di pace, sciogliendo un po' il peso che sento sul petto.

Cammino lentamente verso l'entrata dell'edificio bianco con la grandissima scritta rossa, visibile anche dai non vedenti, che per ironia della sorte è proprio l'ospedale. Mi sento stupida da sola per aver fatto quel pensiero.

Scuoto la testa e raggiungo direttamente il primo piano in cui è stato ricoverato Roy per tutto questo mese. Ormai ho imparato la strada a memoria, una volta, per distrarmi e per evitare di andare nel panico, mi sono messa a memorizzare tutti i numeri delle stanze che si trovano nello stesso corridoio della stanza di Roy.

Oggi forse lo dimettono. Ha iniziato a stare in piedi senza sentire dolori insopportabili al torace, il setto nasale è decisamente guarito e la ferita sta lentamente cicatrizzando, lasciandogli sulla pelle un indelebile segno. Ieri ha fatto l'ultima risonanza magnetica per verificare la condizione delle costole e in base al risultato la dottoressa deciderà se dimetterlo o meno.

Apro la porta della sua stanza e trovo Roy in piedi accanto al letto, completamente vestito e intento a trafficare con il cellulare. Appena si accorge che sono entrata alza lo sguardo su di me, ma non dice nulla.

«Sei già vestito? Non sai se ti dimetteranno» gli ricordo e lui mi lancia un occhiataccia. Poi posa il cellulare sul letto e prende il borsone blu con tutta la sua roba che gli ho portato qualche giorno fa.

«Lo faranno, okay?» dice e inizia a raccogliere le sue cose, buttandole nel borsone. «Sto bene. Mi sento bene» aggiunge con palese insicurezza, sta cercando di convincere se stesso.

«Sei diventato un medico, per caso?» lo punzecchio, guadagnandomi un'altra occhiataccia.

Il suo cellulare vibra sul letto, così lui ci si fionda sopra per leggere il messaggio. Io sbuffo per la sua mancata risposta e mi siedo sulla solita sedia di plastica.

Lo osservo e mi rendo conto che è da davvero tanto tempo che non lo vedevo vestito così, con jeans e t-shirt. Fa strano, mi ero ormai abituata alla versione malaticcia e indolenzita, con addosso solo un semplice camice.

C'erano certi giorni in cui era davvero insopportabile. Passava tutto il tempo a lamentarsi e a chiedermi di fare qualcosa per distrarlo o di far venire la dottoressa per farsi dare qualche antidolorifico. Altri giorni invece stava pure troppo bene e non la smetteva più di fare battutine poco divertenti e di dare il tormento a quella povera infermiera che stava semplicemente svolgendo il proprio lavoro.

I miei pensieri vengono interrotti dal rumore della porta della stanza che si apre, così rivolgo l'attenzione su di essa. Anche Roy lo fa e per un attimo mi sembra come se stesse trattenendo il fiato. Entra la dottoressa Meredith con il camice bianco e una grande busta fra le mani, anch'essa bianca.

Ha i risultati, ci siamo.

«Roy, i risultati della risonanza sono pronti. E ho due notizie, una buona e una cattiva. Quale vuoi prima?» chiede guardandolo. Il viso di Roy si scurisce e vedo piano piano la sicurezza abbandonarlo.

«La brutta» dice, però esce fuori più come una domanda.

«Okay» afferma e si avvicina ad un macchinario, posandovi sopra il foglio nero della risonanza e bloccandolo con le due estremità di metallo. Poi accende una lucina gialla che illumina quella che deve essere la gabbia toracica di Roy. Lui la guarda preoccupato, così mi alzo dalla sedia e mi avvicino a lui per rassicurarlo. Mi fa un mezzo sorriso timido ed entrambi attendiamo che la dottoressa parli. «Guarda qui» indica un punto sul foglio nero e lui annuisce. «Lo vedi? Questa costola non è ancora tornata completamente nella sua posizione normale. È ancora troppo incrinata verso il basso».

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