Capitolo diciannove, Ashlee

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Sono arrabbiatissima. Anzi, furiosa.

Questa sera non ho risposto delle mie azioni. L'unica cosa che volevo fare era continuare a prendere a schiaffi Roy. Mi sento una stupida, perché nonostante tutto, nonostante le litigate, le urla, gli insulti che ci sono stati tra noi, io avevo sperato che Roy mantenesse la sua promessa.

Poi mi sento doppiamente stupida perché pensavo che lui prendesse subito la sua decisione. Per un attimo ho sperato che scegliesse me. Ma, infrondo, perché avrebbe dovuto farlo? Io per lui non sono niente. Assolutamente niente. Anzi, sono solo la cogliona di turno che è stata disponibile ad aiutarlo senza chiedere nulla in cambio.

Quindi sono triplamente stupida.

Scaglio il terzo cuscino contro la porta che, poverina, non c'entra nulla e che si sta subendo la mia ira senza protestare. Sto male, come se avessi un enorme peso sul petto, e mi sento tradita da questo cielo troppo azzurro, per niente in linea con il mio umore nero. Urlo frustrata, soffocando il rumore nell'ultimo cuscino. Poi scaglio anch'esso contro la porta. Ho finito i cuscini, merda. Mi alzo di malavoglia e li raccolgo tutti e quattro. Non voglio piangere. Non me lo merito. Per una volta voglio essere egoista e pensare alla mia dignità.

Hailee a quanto pare aveva ragione: questa cosa non ne vale la pena. E purtroppo io lo sto capendo solo ora. Per cui ho deciso che farò così: se entro qualche giorno non avrò notizie di Roy, allora mi dimenticherò di lui definitivamente.

Mi butto di nuovo sul letto a crogiolarmi ancora fino a che non sento il mio cellulare squillare. Allungo pigramente una mano e afferro il cellulare dal comodino. È un messaggio.

Mamma: Stasera ceno con una collega, torno tardi, baci.

Sbuffo. Me l'aspettavo, sono le sette e mezza e mia madre non è ancora tornata. Ogni tanto esce con le colleghe dell'agenzia e ammetto che se lo merita proprio un po' di svago. Quella donna fa tanti sacrifici e ce la mette tutta per non farmi mancare nulla. La ammiro molto. È tanto forte, considerando che ha dovuto farmi sia da madre che da padre. Infatti è sempre stata autoritaria quando serviva ricoprire il ruolo di padre e amorevole con il ruolo di madre, che è quello che sicuramente apprezzo di più.

Pensare a mia madre mi fa ricordare che sono senza cena e io giustamente non so cucinare. Anche se non ho tantissima fame. Mi si è chiuso lo stomaco per colpa di Roy. Menomale che mi sono mangiata i pop corn mentre guardavo Bravetown, un film molto toccante. Scendo in cucina e mi preparo un'insalatina condita con i pomodori. Almeno questo so farlo senza dare fuoco alla casa, dai! Mi siedo a tavola e subito Lacy si avvicina in cerca di cibo, strusciandosi contro la mia gamba, come se volesse fare le fusa.

«Non sei un gatto, Lacy. I gatti fanno le fusa» dico, ma mi ignora e continua a strusciarsi contro la mia gamba.

Sbuffo, mi alzo e gli do i suoi croccantini in una ciotola e riempio quella dell'acqua. Poi la osservo avvicinarsi scodinzolante alle due ciotole. Mi siedo di nuovo a tavola per potermi finalmente gustare la mia cena ipocalorica, ma questa volta vengo interrotta dal suono del campanello.

Ma che cazzo?

Mi state prendendo in giro? Ora spunterà qualche telecamera con su scritto "Sorridi, sei su Candid Camera!", ne sono sicura...

E ora chi sarà? Le uniche due persone che mi vengono in mente sono mia madre e Hailee. Ma mia madre mi ha avvisato che non torna per cena e Hailee sarebbe andata a cena fuori con la sorella. Mi avvicino alla porta e apro. E per poco non mi finisce il mento per terra per quanto sono sorpresa.

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