Capitolo dieci, Roy

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È l'alba. I deboli raggi del sole svegliano di nuovo questa città ancora mezza addormentata.

Sono alle mie spalle, mi riscaldano mentre torno a casa a piedi, dopo la mia folle nottata passata a interrogare due drogati e a cercare uno spacciatore di nome Tim che ora è diventato il mio socio. E pensare che solo ventiquattro ore fa mi trovavo ancora dentro un letto d'ospedale.

Stranamente non sono stanco, non ho chiuso occhio tutta la notte a causa dell'adrenalina che scorre nel mio organismo ogni volta che penso a quanti soldi guadagnerò al mese, senza muovere neanche un dito.

Durante la passeggiata, che è stata lunga dato che dallo stadio a casa mia ci passa almeno un'ora, ho pensato tanto all'accordo preso con Tim. Ho riflettuto su un eventuale cavillo con il quale potrebbe incastrarmi ma non ne ho trovati. Mi ha detto che si fa arrivare la droga dall'Europa tramite un suo amico russo, mi ha assicurato che è roba di ottima qualità che lui stesso ha collaudato. Me ne ha dato un assaggio per farmi verificare da solo che è roba buona. Ma io non la userò, non faccio uso di queste sostanze che ti mandano a fanculo i neuroni, approfitterò di questi pochissimi grammi per guadagnarci qualcosa. Il mio compito nell'accordo è quello di incontrarmi con questo suo amico per fare lo scambio, poi portare la roba ai suoi, anzi nostri, scagnozzi se così si possono chiamare e loro dovranno venderla. Pare troppo semplice per essere vero, eppure è così.

Recupero le chiavi di casa dallo stesso zainetto in cui è nascosta la roba e apro il portone. Se mi vedesse Ashlee in questo momento mi ucciderebbe, siccome mi sto affaticando troppo e non mi sto affatto riposando.

Merda, da quand'è che mi importa di quello che mi direbbe quella ragazza?

Le scale di cemento bianco fanno rimbombare il rumore dei miei passi in tutto il palazzo, così arrivo in punta di piedi davanti la porta di casa. Apro la porta con le chiavi, spingendola leggermente. Spero che mio fratello stia ancora dormendo e che non si sia accorto della mia assenza. Ho intenzione di frugare nei cassetti della dispensa per vedere cosa ha comprato in questi giorni Ashlee e preparargli un'abbondante colazione. Sarà il mio silenzioso modo di dimostrargli quanto mi è mancato. Poggio le chiavi sul davanzale del camino e lo zaino sul vecchio divano blu, e vado dritto in cucina. Mi blocco sull'uscio a causa della scena che mi ritrovo davanti.

La ragazza bionda che ho deciso di evitare per un po è seduta sulla sedia di legno con entrambe le mani poggiate sul tavolo e la testa accoccolata sul gomito sinistro. Sta dormendo tranquillamente. Il suo torace si alza e si abbassa ad ogni respiro e i capelli biondi calati sul viso seguono lo stesso movimento.

Dio mio, è così bella quando dorme. Anche quando è sveglia lo è, ma quando dorme è ancora più bella. Sembra un angelo biondo dagli occhi azzurri mandato sulla terra proprio per salvare il cretino quale sono. Rimango a fissarla per interminabili minuti. Vorrei lasciarla dormire, sarebbe un peccato di dio interrompere il suo sonno angelico, ma voglio sapere cosa ci fa a casa mia a quest'ora.

Poi mi viene in mente mio fratello, gli fosse successo qualcosa?

Corro verso la sua stanza, la porta è leggermente più chiusa rispetto a quando sono uscito, ma riesco comunque a vedere la sua testolina bruna premuta sul cuscino. Tiro un sospiro di sollievo e torno in cucina, con tutto l'intento di svegliare Ashlee.

Devo fare ricorso a tutto il mio autocontrollo per farlo, so per certo che quando il sonno le viene interrotto è una persona altamente irritabile. Ricordo ancora quando ci siamo conosciuti quella notte di ferragosto sulla spiaggia. Avevo trovato subito sintonia con lei, rideva alle mie battutine squallide e la sua risata spegneva quel fuoco che sentivo dentro. Poi però ho rovinato tutto perché mi sono ubriacato e sono finito nella tenda di una di cui ora non ricordo nemmeno il nome. Per questo, per ricreare un contatto con lei, le ho portato la colazione intrufolandomi nella sua tenda. Ha fatto un sacco di storie, si lamentava tantissimo e mi diceva di stare zitto e di smetterla di ridere di lei, perché avrei svegliato la sua amica che dormiva in tenda con lei. La cosa più bella di quella mattinata è stata lei che si gustava la ciambella al cioccolato con il sorriso sulle labbra.

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