Sono ormai quasi due settimane che sono rinchiuso in questo carcere dalle pareti grigie. Sto lentamente migliorando. Mi hanno tolto i punti in bocca e sul mio naso è rimasto solo un piccolo cerotto bianco.
Per fortuna sto tornando il ragazzo ventunenne di sempre e il mio hobby preferito è diventato far arrossire Margaret, la mia esuberante infermiera dai capelli rossi. Non sono uno stupido, so di essere un ragazzo attraente e ben piazzato.
Può sembrare da presuntuosi, ma a me piace vedere le cose così come sono. Per me non esistono le mezze misure, o è tutto bianco o è tutto nero.
Per cui non mi risulta difficile mettere Margaret in difficoltà. Mi basta usare il giusto tono di voce, mettere su la mia espressione sexy o il mio sguardo da cucciolo, a seconda delle situazioni, e farle qualche complimento palesemente esagerato.
Guardo l'orologio che mi sono fatto mettere sul comodino bianco e mi accorgo che entrerà tra poco. È l'ora della prima dose di medicinali, quella mattutina, che mi permette di arrivare almeno alle prime ore del pomeriggio senza dolori insopportabili.
Ogni tanto la ferita che lo scagnozzo mi ha fatto nel fianco mi prude da morire e passo le giornate così, a grattarmi al di sopra della garza, come una scimmia impazzita che non riesce a placare il prurito. È estremamente frustrante.
La dottoressa Meredith dice che è normale, che se pizzica vuol dire che si sta rimarginando. Per lei è tutto normale, a volte mi da troppo sui nervi, da quasi tutto per scontato. Sulla ferita i punti ce li ho ancora. Me ne hanno messi cinque o sei, però a giorni dovrebbero togliermi anche quelli.
La porta all'improvviso si spalanca e Margaret entra fasciata nel suo camice color rosa confetto, in netto contrasto con il colore dei suoi capelli. Mi lancia un sorrisetto che le forma delle piccole rughe accanto agli occhi. Io le rivolgo uno sguardo ammiccante, facendole scuotere la testa.
«Buongiorno alla mia bellissima infermiera preferita» sorrido, alzando un sopracciglio.
«Oggi non attacca, splendore» dice.
Io metto il broncio, sporgendo il labbro inferiore all'infuori. Mi sembra di essere un robot, posso sentire la voce meccanica nella mia testa che mi avvisa: "Modalità faccia da cucciolo attivata". Vorrei ridere, ma non risulterei credibile, quindi mi trattengo.
«Margaret, ti ho già detto che sei bellissima?» chiedo sorridendo.
Lei arrossisce, poi sposta il peso da un piede all'altro, a disagio, e la testa mi avvisa di nuovo: "Obbiettivo raggiunto".
«Almeno un milione di volte da quando sei qui ricoverato. E no, non ti darò la dose doppia di antidolorifici. Potrebbero farti male» afferma, incrociando le braccia al petto.
Sbuffo, poi finiamo per ridere insieme.
Mi alzo leggermente a sedere per ricevere il bicchiere d'acqua che mi sta porgendo, poi fruga sul carrellino di metallo e prende i medicinali che sono accanto al foglio con su scritto Roy Bennet. Butto giù le pillole e scolo tutto il bicchiere d'acqua, deglutendo.
«Che bravo bimbo» scherza, prendendomi in giro. Dopo inizia a tastare le sue tasche in cerca di qualcosa. Tira fuori un lecca-lecca alla ciliegia dal taschino che ha sopra il petto e me lo porge.
«Solo perché stai facendo il bravo paziente».
«Posso mangiarlo davvero?» chiedo, e in questo momento mi sento davvero un bambino.
Di solito in ospedale hanno regole ferree sul cibo. Non puoi mangiare nulla al di fuori di quello che passa la mensa, perché potrebbe provocare effetti collaterali con le medicine, o perché se si deve fare un'operazione urgente, deve essere fatta a stomaco vuoto.
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Ti troverò dove c'è il sole
RomanceAshlee Thompson è sempre stata una ragazza senza peli sulla lingua, pronta a lottare per i suoi ideali e a porre sotto la propria ala protettiva le persone che ama. In una cosa non è mai stata brava, ovvero dichiarare il suo amore a Roy Bennet, il r...