Ti troverò dove c'è il sole

Capitolo sedici, Roy

Mi sento un coglione. Ho passato l'intera nottata a meditare sulle parole di Ashlee, dormendo due orette scarse. Mi sento un completo e totale stronzo perché infondo, una piccolissima parte di me, sa che ha ragione.

Ho pensato tante volte a come io possa assicurare un futuro a mio fratello, pur non avendo un modello di riferimento. Nostro padre è ubriaco praticamente tutto il giorno, mentre io porto i soldi a casa vendendo della droga. Belle figure di riferimento di merda, veramente. Dovrebbero assegnarci delle medaglie.

«...lo stai facendo nel modo sbagliato», così ha detto lei. Ed io so che ha ragione, ma è l'unico modo che conosco. O per lo meno l'unico che posso utilizzare. Non voglio assolutamente che mio fratello compia i miei stessi errori. Dio, vorrei tanto che fosse cresciuto in una situazione familiare differente, che non abbia dovuto affrontare l'abbandono da parte di entrambi i genitori dato che alla fine nostro padre non ci considera neanche.

Vorrei che abbia tutto ciò che desidera e che possa studiare, in modo da avere un lavoro e da non essere costretto a ciò che mi sono ridotto a fare io. Vorrei che non vivesse con il mio stesso timore di non essere in grado di formare una famiglia solida dato lo scatafascio che è diventata la nostra. Perché io lo so già che non ne sarò in grado e desidererei tanto che non fosse così.

«So abbastanza da sapere che questa non è la strada giusta, il modo giusto per prenderti cura della tua famiglia...», so che ha ragione, ma questo non toglie il fatto che è venuta a casa mia e mi ha sbattuto in faccia la verità in questo modo. Non ha mostrato il minimo tatto e siccome era troppo da sopportare ho preferito che mi odiasse ancora di più sbattendola fuori di casa.

Non avrei voluto farlo. Avrei voluto che rimanesse ad assicurarmi che andrà tutto bene, anche se poi si rivelerà una bugia. Avrei voluto che rimanesse per trovare una soluzione insieme. Ma purtroppo sono un tipo esageratamente orgoglioso e mi odio ancora di più per questo. Lo sono al punto di non riuscire ad ammettere che ha ragione, che ho davvero bisogno di un aiuto. Nessuno, tranne lei, sa quanto è disperata la situazione. Nemmeno Lucas, perché so che farebbe di tutto per aiutarmi ed io, appunto, non voglio. Voglio, anzi devo, prendermi cura io di loro. Ho ricevuto delle istruzioni precise e intendo mantenerle.Questo non perché mi importi qualcosa di quella donna, ma perché sono la mia famiglia e io non l'abbandonerò mai.

«... dovresti sapere che sono disposta a tutto per aiutare le persone che a... a cui voglio bene». Questa frase mi è rimasta incollata nella testa e non riesco ancora a mandarla via. Andiamo, c'è una remota possibilità che Ashlee stia facendo tutto questo perché ricambia i sentimenti che provo per lei? Non credo.

Probabilmente lo sta facendo perché è nella sua natura aiutare le persone, non l'ho mai vista compiere un gesto egoista. È saccente, senza peli sulla lingua, troppo spesso parla senza riflettere, ma metterei la mano sul fuoco, senza nemmeno esitare per un secondo, sul suo altruismo. E credo anche che abbia contribuito a far nascere e crescere quella scintilla di desiderio e attrazione che provo ogni volta che stiamo insieme. Non voleva dirlo sul serio, sicuramente è stata una di quelle frasi fatte che si dicono in quei momenti. Però perché spingersi fino a cercare suo padre, quello stronzo che l'ha abbandonata? Non l'ho ancora capito. E non so se intendo scoprirlo.

La porta di casa si apre e, riconoscendo subito il tanfo di alcool, capisco che si tratta di mio padre. Entra barcollando, con la maglietta verde scuro del dipartimento di polizia bucata e gli stessi jeans macchiati che indossava quando sono andato a recuperarlo nel bar dove lavora Fanny. Lo guardo e l'unica cosa che provo è pena. Si guarda intorno disorientato, come se per un momento avesse dimenticato di trovarsi a casa sua. « ...mandarlo in una clinica di recupero per disintossicarsi dall'alcol».