Capitolo undici, Ashlee

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Ora capisco tante cose.

Capisco il suo essere così riservato, le sue mille cose da fare, la sua aria misteriosa, il suo sparire all'improvviso, il suo limitarsi nello spendere quando usciamo con gli amici. E quando prendo coscienza di tutto questo, mi chiedo come ho fatto a non accorgermi di nulla. Avrei dovuto capire che dietro alla sua aria malinconica e alla sua riservatezza si cela un ragazzo lacerato dal dolore di una mamma assente e dal peso del prendersi cura di qualcuno sulle spalle.

Quando ho visto quella polverina bianca cadere dal suo zaino mi è crollato il mondo addosso. Mi sarei aspettata di tutto da lui, ma non questo. Sono leggermente sconvolta e la realtà mi ha colpito talmente forte addosso, con uno calcio deciso nei polpacci, da farmi cedere le ginocchia.

Ripenso al modo in cui l'ho ritrovato un mese fa e comincio a credere che non sia stato solo un tentativo di rapina finito male. Probabilmente si ritrovava nella merda fino al collo ed è quasi giunto a fare una fine che non merita. Di sicuro non era una coincidenza che si trovasse proprio in quel posto, noto per il degrado. Oppure no. Oppure questo è uno dei miei tanti film mentali e lui è stato solo rapinato.

Non riesco più a decidere quale delle due personalità di Roy mi sta parlando, se quella dolce di cui mi sono innamorata o se quella da spacciatore. Fa male dirlo, ma è così. Sicuramente avrà pensato che provo disgusto nei suoi confronti. Non è così, l'amore che provo per quel ragazzo mi spinge ad andare oltre questo suo lato. Provo compassione, forse. O solo empatia, dato che entrambi abbiamo una figura genitoriale mancante nella nostra vita. Infatti da quando si è aperto con me, non faccio altro che pensare a cosa avessi fatto se le situazioni fossero ribaltate, se fossi io quella ad aver bisogno di guadagnare soldi, perché mia madre è sempre troppo ubriaca per occuparsene. E la verità che non ne ho la più pallida idea. Non lo so. Rabbrividisco solo al pensiero.

Quello che so per certo è che voglio aiutarlo. Voglio fargli vedere la vita da un'altra prospettiva e fargli capire che può imparare a cavarsela anche senza dover per forza fare quello che fa per guadagnare. Non posso ancora credere che sia stato arrestato per ben due volte per furto, capisco la disperazione, però diavolo, doveva per forza fare il prezioso e far prevalere l'orgoglio?

Non poteva chiedere aiuto a qualcuno? Tuttavia non conosco le dinamiche, magari è stato semplicemente beccato a rubare un panino al supermercato, oppure no. Non lo so, ma ho intenzione di approfondire la questione. E poi diamine, se possibile, mi sono innamorata ancora di più quando l'ho visto abbracciare con volto riconoscente il fratello, sprigionando tanto amore fraterno nell'aria.

È sbagliato quello che sto per dire ma... mi sono ritrovata a provare invidia verso Christopher. Vorrei tanto che lui mi guardasse nello stesso modo in cui guarda suo fratello.

Però non mi lamento, perché, dio, mi ha invitata ad uscire con lui per un appuntamento!

Anche se forse mi rendo conto che avrei dovuto rifiutare. Non solo perché per lui sarà l'ennesimo modo di dimostrarmi la sua aria da spavaldo con le donne e di saperle trattare come si deve, facendomi innamorare ancora di più e torturarmi da sola con questo malato amore a senso unico. Ma anche perché se ha bisogno di soldi, di sicuro non ne avrà per cenare in un ristorante, o in qualsiasi luogo voglia portarmi.

Forse potrei portarli io fuori a cena entrambi. Diamine non sono ricca, però ho qualche risparmio da parte per permettermi di fare questo regalo a loro. Più tardi ne parlerò con Roy, adesso ho una cosa più importante a cui pensare.

Dopo aver fatto colazione insieme ai fratelli Bennet, mi sono precipitata qui a casa mia con la banalissima scusa di avere delle commissioni importanti da fare. Parcheggio la mia auto lungo il marciapiede e abbasso il volume della radio al minimo, così da poter fare la telefonata in tranquillità. Mi porto il cellulare all'orecchio e aspetto che mia madre risponda.

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