I ricordi di un sogno

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Due giorni dopo il mio risveglio, mi hanno dimessa. Olivia è venuta ogni giorno a farmi visita e a starmi accanto...lei sì che è una buona amica!
Mi dispiace che non mi ricorda di lei, magari abbiamo avuto tanti bellissimi ricordi insieme...ce ne creeremo di nuovi, infondo, siamo migliori amiche no?

Ho parlato con il dottore, mi ha spiegato che non ricordo le persone e i fatti avvenuti recentemente; ricordo solo i miei genitori e dove si trova casa mia, in poche parole i ricordi base.

Decido di andare a fare una passeggiata e magari di cercare di ricordare dove si trova l'università. Stavolta devo stare attenta a dove metto i piedi, non ci tengo a tornare in ospedale.

Non ricordo la benché minima cosa di quello che è successo prima del coma...assolutamente niente, solo ricordi d'infanzia.

Mentre camminavo in una delle strade principali, mi sono imbattuta in un negozio di bijou.
In vetrina ci sono tantissimi ciondoli e miniature: cupcake, gattini, la Torre Eiffel...

Un balcone, il buio e le luci che illuminano Parigi di notte. Di fronte i miei occhi vi è la Torre Eiffel e una sagoma, il volto non è chiaro...

-AHIA!- una forte fitta alla testa interrompe questa sorta di sogno ad occhi aperti.
Non ci faccio molto caso e continuo a camminare, fin quando non mi ritrovo di fronte un enorme edificio: un'università.

Io sono già stata qui...

Continuo a camminare all'interno dell'edificio deserto e ad ogni passo che faccio, tutto sembra sempre più familiare. Ad un tratto mi fermo e guardando a sinistra noto un albero di ciliegio, rosa ed immenso.

Non riesco più a sentire lo stomaco, se rido ancora giuro che scoppio. Deve smetterla di farmi il solletico o potrei anche farmela addosso:-Ehy dai bas...- un altro volto nero.

-AAAAAH!- un altra fitta alla testa mi fa quasi cadere a terra dal dolore.
PERCHE'? PERCHE' NON RICORDO QUESTI MALEDETTI VOLTI?
Corro allora fuori dalla scuola verso il parcheggio e un dolore lancinante alla testa e alla pancia mi fa, stavolta, cadere sulle ginocchia.

Ancora rannicchiata in questo maledetto parcheggio, con il sapore di sangue in bocca e la rabbia in corpo per quello appena accaduto, ma cosa? Cosa è accaduto?

Inizio a correre verso la fermata dell'autobus più vicina, tenendomi la testa per il dolore; voglio tornare a casa.
Appena l'autobus si è fermato alla fermata più vicina a casa mia, sono scesa e ho iniziato a camminare. D'un tratto qualcosa vibra nella mia borsa...aspetta, vibra?!
Controllo meglio e trovo la fonte di quel vibrio, un telefono...il MIO telefono.

FLASHBACK

Lorenzo's pov
-...ed è per questo che adesso è in coma- spiega il dottore.
-Ci sono possibilità che possa, beh...non farcela?- formulo la domanda a pena.
-E' un 50 e 50 giovanotto, ma non preoccuparti, ce la farà. Prima di andare credo sia giusto dare a te il suo telefono, aveva una cover resistente ed ha resistito all'impatto.
-Grazie dottore- afferro il telefono e mi allontano dallo studio.
Vado verso la stanza di Grace, chissà...forse è sveglia.
Entro in stanza, ma non si è ancora svegliata; resto lì con lei una buona mezz'ora e prima di andarmene le lascio il telefono nella borsa.

FLASHFORWARD
Grace's pov
Afferro il telefono e noto che ho un nuovo messaggio:

Lorenzo
Grace ti prego lasciami spiegare

Prima di rispondere ho scorso un po' la schermata per osservare le altre chat.
Vado nella chat di Olivia e leggo il suo ultimo messaggio:

Olivia
A quanto pare è l'unica cosa che sai dire. Piuttosto vieni al bar vicino l'università, devo chiarire la cosa con te una volta per tutte.

Alla lettura di questo messaggio, un flash scoppia nella mia testa: io che mi alzo dal divano ed esco di casa.
Continuo a scorrere fra i messaggi:

Olivia
Hai rovinato tutto.
Stavo per riconquistarlo
e tu sei arrivata, sta
sempre con te e a me
ora astento mi saluta.
Troia.

Lei di fronte la mia macchina che scrive con il suo rossetto 'racchia' su tutto un lato della macchina. Poi lo scenario cambia e diventa casa mia, abbraccio qualcuno che ricambia il mio abbraccio, alzo lo sguardo ed è...Lorenzo. Sento il fiato mancare, alla vista del moro.

Alla fine di questo ricordo, finalmente chiaro...ricordo tutto. Corro verso la macchina e vado più velocemente possibile verso la mia meta.
Arrivata sotto casa sua, il portone era aperto, così vado dritta verso il suo appartamento.
Inizio a suonare incessantemente al campanello fino a quando apre la porta.
Appena apre la porta, gli getto le braccia al collo, scoppiando in lacrime.
-Lorenzo, mi...mi dispiace.
-Shhh, tranquilla- risponde ricambiando il mio abbraccio.
-Non ricordavo bene all'inizio, ma ora ho ricordato tutto- dico singhiozzando.
Non risponde, stavolta si limita ad abbracciarmi più forte.
Dopo un eterno silenzio finalmente parla:
-Ti amo.
-Ti amo anche io.


FINE

Diario Di Una Ragazza Sola E Odiata || Lorenzo Ostuni ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora