CAPITOLO XVI

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Il sentiero si fermò su un fiume torrido, i tre decisero di fermarsi lì per la notte e così fecero. Un fuoco illuminava la zona,Sorok era l'unico svegliò, non riusciva a dormire il suo stato mentale era instabile, confuso come il suo cuore. Era lì propenso a vedere il fuoco scoppiettare fin quando una voce eterea lo distrasse per un minuto, non ci fece caso è continuò a rimirare le fiamme arancioni, la stessa voce lo richiamò e lui si alzò di scatto e si guardò intorno, ma non vide nulla nemmeno scrutando bene nell'oscurità. Si risedette ma la voce urlò il suo nome è Sorok si rialzó di scatto sguainando la spada e urlando -" CHI SEI!-" svegliando tutti che si alzarono e gli chiesero perché stesse urlando e Sorok gli spiegò tutto. La mattina seguente si prepararono e si diressero verso il fiume che era calmo e piatto e questo era molto strano, oltrepassarono il fiume in una maniera strana, appena misero piede nell'acqua loro non si bagnavano anzi camminavano sopra come se ci fosse uno scudo magico sopra. I tre confusi sgauinarono le armi non si sa cosa c'era in serbo per l'erede. Attraversato il fiume ,il bosco non era più il bosco autunnale ,ma bensì una foresta verde e rigogliosa, Sorok camminó verso di essa e come se oltrepassasse una barriera magica si ritrovò all'interno. Fece cenno di entrare ,ma gli altri erano titubanti e quindi non entrarono. Sorok sapeva dentro di lui che quel posto era sicuro, magico e adatto a lui, perciò cominciò a camminare per un pò allontanandosi dalla vista di Ila e Caesar. Era stupito non aveva mai visto un posto del genere nemmeno nei libri letti al villaggio, arrivò vicino a delle rovine, ad un'arcata delle colonne e un piccolo muro ormai divorato dalla vegetazione, macerie che ormai non sembravano più costruzioni dell'uomo, ma della natura. C'era un sentiero di pietra Che portava davanti ad una porta di pietra socchiusa con accanto delle colonne di pietra con sopra un cervo e sotto un leone,aprì con difficoltà la porta muschiosa e pesante e si ritrovò davanti uno spettacolo che nessun essere umano può aver visto : una grossa distesa verde di alberi che ricoprivano tutto come un tappeto di muschio in un sottobosco e dell'uniformità del bosco un grosso albero spuntava da lì, era grande,possente e rigoglioso, liane che pendevano dai possenti rami e un aura magica colpì Sorok è la voce di prima lo chiamò e lui titubante scese delle irte scale di pietra consumate.
Intanto Caesar preoccupato disse-" è circa mezz'ora che è lì ii entro-" entrando nel bosco seguito da ila. Camminarono per molto prima di giungere ad un ruscello dove sbucarono fuori dal fiume dei pesci d'oro che sguazzavano nell'acqua limpida e magica di quel ruscello, un fruscio fece girare Ila w intravide una figura equina :un unicorno bianco con il suo corno azzurrini, non era solo era un branco, lì vicino altre creature come una tartaruga grande quanto una casa piena di erba e vegetazione sul corpo, oppure degli esserini grandi quanto un avambraccio che correvano con frutta in mano ,erano dei topolini umanizzati. Quel posto era stupendo persino Caesar era stupito da quello che guardava e stranamente nessuno nemmeno i predatori li attaccavano, era strano e al vecchio puzzava di inganno.
Sorok seguiva il sentiero tra alberi , colonne semi e distrutte, colonnati con un porticato che intorrempeva e diverse statue di esseri di pietra armati. Sorok si guardava attorno, vide un paio di leocorni e di piccoli draghetti che volavano tra gli alberi. Camminava stupito fino ad arrivare ad uno sbocco con pochi alberi fino a non esserci più.
I due Caesar e Ila camminarono per il bosco chiamando Sorok ma invano lui era troppo lontano, arrivarono alle stesse rovine di Sorok ma diversi fruscii li insospettirono e Caesar si girò dietro vedendo la punta di una freccia circondata da rampicanti o strisce luminose verdi. Erano circondati da un gruppo di fauni armati di frecce, i fauni avevano il viso caprino, due corna lunghe e due piccole vicino alle orecchie, un segno nero sul muso simile ad una spirale, corpo umano misto a capra e le gambe caprine simile al legno e con segni neri come quello sul viso. Gli gridarono contro con una lingua strana ed incomprensibile, una lingua arcaica. Tesero di più l'arco erano pronti a colpire e a farli fuori in un istante, ma a Cesar gli venne in mente di spiegare tutto con un disegno su terreno polveroso p, i fauni erano confusi e lanciarono le frecce contro gli intrusi ma vennero bloccate come per telecinesi da un fauno molto anziano. -"Non vi preoccupate sappiamo perché siete qui il vostro ragazzo è al sicuro qui nella foresta dei giganti di pietra. Mi presento io sono Vecchia Capra e sono l'essere terzo più anziano della foresta, sono uno stregone es saggio ,venite con me vi porterò al mio villaggio-" disse ,I due lo seguirono scortati dai fauni armati, percosero un sentiero di pietra fino a scendere le scale fatte in precedenza da Sorok -" il vostro amico...l'erede è passato di qui ma non è al villaggio, ha qualcos'altro da vedere ancora non preoccupatevi.-" disse la capra. Il gruppetto attraversò il bosco fino ad uno spiazzo dove c'erano case di legno e tanti fauni : era il villaggio dei fauni.
Il villaggio era grande e circondava l'albero, le case erano di legno un po staccate dal terreno a mo di bassi bungalow, l'entrata al villaggio era uno scudo magico, al centro del villaggio una fontana di pietra in cui scorreva acqua pura e fresca, c'era tutto il mercato, l'armeria, luci tutto quello che un villaggio potesse avere.

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