26. Dannati

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Dopo nemmeno mezzora sono dall'altra parte della città. «Grazie.» mormoro lasciando la mancia al tassista. La strada e i marciapiedi sono completamente affollati, non capisco come un mostro simile possa passare inosservato in un posto simile.

L'edificio questione è circondato dal nastro rosso e bianco tipico per la delimitazione delle scene del delitto. Vedo James in lontananza mentre mi avvicino, la casa è.. enorme.

Se appartiene a quella ragazza di certo non è una semplice borghese.

Può trattarsi anche di omicidio e furto, se fosse un normale furto e omicidio sarebbe tutto più semplice. Cammino nella terra per oltrepassare la calca di gente il prima possibile pentendomi di aver indossato le mie converse bianche. Ho quasi raggiunto mio padre quando la voce di uno sconosciuto mi blocca.

«Dove crede di andare signorina?» sorrido stupita dall'imponenza del ragazzo. «Wow un mutante..» annuso l'aria. «..tigre?» non ne ho mai visto uno in carne ed ossa. Il tizio sussulta improvvisamente. «Come diavolo.. chi sei? È vietato stare qua. C'è un indagine in corso.» conclude sorpreso tormentandosi il collo. «Tutto a posto Cris, lei è mia figlia.» finalmente James si è accorto della mia presenza.

«Solaya.» mormoro porgendo la mano alla tigre. Il ragazzo mi osserva per qualche istante prima di ricambiare il mio gesto. «Cris.» la sua mano brucia sul mio palmo. Si chiama chimica, questa strana sensazione che sto sentendo. L'erba è punteggiata di qualche chiazza di sangue qua e la ma non vedo nessun cadavere. Lo sorpasso e subito il suo sguardo si fissa sul mio fondo schiena, mi volto appena lanciandogli un'occhiataccia divertita, beccato.

Sfacciato come pochi. «Non scherzare con le tigri Sol.» mi rimprovera James a bassa voce per non farsi sentire. Raggiungiamo la porta d'entrata, mio padre afferra la maniglia prima di abbassarla  «Suvvia James sai che non faccio sul serio.» è nella mia natura flirtare. «Si ma lui questo non lo sa.» mi sorride lasciandomi passare come un vero gentiluomo.
Pochi istanti e un'odore pungente di morte e zolfo si insinua nelle mie narici.
Samuel.

«Noti qualcosa di strano?» domanda papà a qualche metro da me. Mi sta fissando come se si aspettasse una risposta. Scuoto la testa. «Niente per ora.» non ho nemmeno il tempo di finire la frase che qualcosa bussa al limite della mia mente, attirando la mia completa attenzione. Come se ci fosse una piccola falla nell'aria, una vibrazione.
Mi giro più volte riconoscendo quell'odore e cercandone la fonte.

Samuel.

Eccola li, l'ombra sfocata del vampiro. Qualche secondo dopo il suo sorriso si dipinge nella mia lente. Piccola lupa. Spalanco le labbra confusa. Come diavolo fa ad essere invisibile!? Perché James non percepisce nemmeno la sua presenza? Dio vampiro come faccio a non pensare che mi pedini eh?! di nuovo la sua risata. «Che diavolo ci fai qua?» mormoro a denti stretti.

Senza accorgermene ho parlato davvero. James si volta all'improvviso. «Sentito qualcosa?» domanda alzando un sopracciglio. Scuoto la testa imbarazzata. «Non è niente.» ammetto facendo spallucce.

James mi scorta verso la sala da pranzo, non so perché ha scelto proprio quella stanza. Osservo ogni angolo del salotto, ma a prima vista non vedo niente fuori posto, anzi sembra dannatamente in ordine. «Qua non c'è niente.» ammetto nervosa. Qualcosa non va.

Così raggiungiamo la stanza successiva. Anche qua, nella cucina, niente fuori posto a parte la porta dall'altro lato della stanza completamente spalancata.
Degli enormi solchi incontrano il legno nella parte centrale della porta. «Merda.» artigli. Segni di artigli incisi sul legno massiccio.

Sfioro i solchi con le dita, rabbrividisco.
Per qualche secondo riesco a vedere l'orribile bestia che penetra nel giardino e raggiunge la porta facendola stridere.

OLTRE OGNI CONFINEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora