31. Mentire significa perdere

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Il vestito che Jeremy ha spedito mi lascia senza fiato. «Wow..» ho capito subito che i gusti di Jeremy sono raffinati, in fondo un po' come lui. Mai scomposto, mai una parola di troppo.

L'abito in questione è da sera, lungo, un po' ampio e del colore dei miei occhi durante la trasformazione. Mi stupisce il fatto che ha scelto proprio quel colore, la giusta tonalita di verde: è anche un buon osservatore. Un'ampia scollatura corre sulla mia schiena lasciandola completamente scoperta. 

Lo indosso, più guardo la mia immagine riflessa nello specchio più mi piace. Mi sento un po' a disagio ma cerco di riprendere la calma.

Non sono abituata agli appuntamenti, ancora meno ad un appuntamento con il mio futuro marito e non sapere dove mi porterà complica tutto. Raccolgo i capelli in una crocchia morbida, qualche ciocca scura ricade sul mio viso, adesso si che riesco a stento a riconoscere la me stessa nello specchio.

Afferro un semplice cappotto dal guardaroba, qualcuno bussa alla porta della mia stanza. «Lia?» riconosco il suo odore anche in mezzo a cento persone figurati fuori dalla porta della mia stanza. Mia sorella mi fissa alzando un sopracciglio scettica. «Wow.» si siede sul letto continuando a guardarmi. «Non ti piace?» domando innervosita dal suo silenzio. «È davvero bello ma non sembri neanche tu.» ammette sorridendo. È un bene o un male?
«Ce la farò?»
«Ovviamente sei la lupa più forte che conosca, nessuno meglio di te reggerebbe questa situazione.»

«Lia?» la voce di Mandy interrompe il flusso dei miei pensieri. «Si mamma?»
«Vieni a darmi una mano?»
«Arrivo!» mia sorella si avvicina alla porta prima di bloccarsi indecisa su cosa dirmi.
«Mantieni la calma okay?!»
Annuisco in risposta non troppo convinta di quello che sto per fare.

Mi mordo il labbro pensando a Eliah, soprattutto a come l'ho trattato, ma in cuor suo anche lui sa già da prima che questa nostra 'frequentazione' non può avere nessun risvolto.
Per una volta devo fare la cosa giusta per la mia famiglia mettendo da parte quello che desidero io.

Qualcuno bussa alla porta al piano di sotto mentre il rombo basso della limousine da gli ultimi cenni di vita. Scendo le scale con gambe e mani tremanti.
Passo davanti allo studio di James percependo qualcosa, l'odore del vampiro è ancora ben presente in quella stanza ma devo smettere di sentirlo ovunque.

Cosa avrebbe pensato se mi avesse vista con quel vestito addosso?

L'ho fermato, gli ho impedito di usarmi e dovrei esserne felice invece quello che provo è soltanto un senso di incompletezza che non saprei descrivere a parole nemmeno a mia sorella Lia.

Sono proprio un caso disperato.

Nessuno è mai stato in grado di scuotermi in quel modo, nessuno mi ha mai fatto provare certe sensazioni e era tutto fuori luogo, mi piace solo perché è proibito? Solo perché è un vampiro? Solo perché non avremmo dovuto vederci? È solo il brivido di ciò che non potrò mai avere ad attrarmi?
Guardo in faccia alla realtà anche se Samuel fosse stato un lupo non avrebbe funzionato. Il suo carattere di merda e la mia dannata ostinazione mista orgoglio non avrebbero portato da nessuna parte.

Sospiro prima di alzare lo sguardo. Mi mordo di nuovo l'interno della labbra quando vedo Jeremy in piedi sulla soglia della porta accanto a James.
Pochi secondi e come se mi percepisse i suoi occhi scuri si posano su di me.
Dischiude appena le palpebre prima di sorridermi. Lia fa capolino dalla cucina, ci scambiamo un'occhiata complice.
Sta attenta, bada a Mandy e James quando sono fuori.
Penso che tu ne abbia più bisogno di loro in questo momento.
Sorrido, ha ragione.

So in cuor mio che quella realmente incasinata in questa famiglia sono io e che James sa badare a se stesso quanto a Mandy e Lia.

«Ciao.» la mia attenzione si sposta tutta sul lupo davanti a me. «Ti sta davvero bene.»
Arrossisco quando mi porge la mano. È pur sempre un bel lupo e il completo che indossa di certo non lo rende meno attraente o sexy.
Forse è stato tutto un errore, odiare Jeremy a prescindere mi ha davvero precluso la possibilità di conoscerlo, di provare ad andare oltre al patto stipulato dalle nostre famiglie.

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