LETTORE: Yumidream95 - Quinta Fase

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LARA TORN E L'IMMORTALE

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LARA TORN E L'IMMORTALE

Un respiro profondo.
Due respiri profondi e apro gli occhi.

L'immagine che si riflette nell'antico specchio settecentesco mi lascia quasi totalmente basita.
Quella...quella sarei io?
Lara Torn, l'archeologa solitaria e avventuriera, che ha ritrovato le rivoni della Città Perduta, che ha strappato dai Cacciatori d'arte pergamene antiche, patrimonio dell'umanità, é davvero la ragazza riflessa davanti a me?
Mi fisso incredula, prima di alzare la lunga gonna che copre totalmente le mie gambe slanciate e...sospiro di sollievo alla vista dei miei stivali da trekking.
Ok, così mi riconosco, ma Selina Marbella, la sarta che mio zio Charles ha chiamato per "l'evento più importante della mia vita" non è molto d'accordo. Storce la bocca e mi indica un paio di quei tacchi a spillo ricamati e impreziositi da brillanti che costeranno più del mio stipendio annuo.
Zio Charles si sta dando davvero troppo da fare e sento che ci deve essere qualcosa sotto. Anche se sono l'unica nipote che ha, é sempre stato un taccagno e sperperare soldi per un misero matrimonio non è affatto nel suo stile.
E neppure nel mio.
- Senta...ma non dovrebbe essere la sposa a dire "Sì, é questo quello giusto"?
-Se avesse buon gusto...- ribatte, sospirando e accarezzandosi le tempie - Si muova, é perfetta e non ho int...
La voce le si affievolisce all'improvviso, mentre storce la bocca e fa un lungo respiro profondo. Sembra che stia per svenire, é improvvisamente pallida e la prima cosa che faccio è afferrarla per un braccio e farla adagiare sul mio letto.
-Stia qui, vado a chiamare qualcuno.
-No...non...con...- con una mano tremante indica il mio abito e alzo gli occhial cielo, uscendo da lì in fretta.
Raccolgo la lunga sottogonna in pizzo con una mano e cerco di orientarmi alla meno peggio, il corridoio di mattoni antichi e forti di anni di storia presenta un lungo passaggio spoglio e freddo come tutti quelli che si srotolano in questo castello della Romania, e non un castello qualsiasi.
Il Castello di Bran.
Il Castello del Principe Vlad Tepes, l'Impalatore.
Il Castello del mio futuro sposo.
Corro verso le scale che mi dovrebbero condurre nelle stanze di mio zio, eppure mi ritrovo a fissare un corridoio identico a quello di prima. Il mio istinto di archeologa mi porta ad aprire la seconda porta a destra, in pesante legno scuro.
Il forte odore di polvere e di chiuso mi fa arricciare il naso, in un modo che mi piace sempre. Perché riconosco il profumo di mistero che mi spinge in ogni nuova avventura.
Teoricamente il mio lavoro é costituita per la maggioranaza di pratiche e lavoro in ufficio, noioso e piatto, ma io sono una tipa d'azione e il mio istinto mi ha sempre cacciato nei guai.
Come in questo momento.
Eppure vi chiederete cosa ci sia di tanto eccitante in una biblioteca antica e polverosa... Le due figure che stanno parlando vicino al caminetto acceso. Una è seduta di schiena su una poltrona di velluto rosso, proprio di fronte al fuoco, l'altra continua a camminare avanti e indietro più nervosa.
- Non ci capisco niente...- la voce frustata che sento é contorta dal ringhio che esce dalle sue labbra - E non abbiamo più tanto tempo... La luna nuova sorgerà stanotte!
- La ragazza, lei potrebbe aiutarci.
- No. Ti ho detto che non voglio coinvolgerla, non posso.
- Non essere sciocco, ci tieni davvero eh? - la seconda voce sembra straordinariamente divertita.
La figura in piedi freme a quella domanda, prima di scuotere la testa un'ultima volta: - Ora devo andare.
Si dirige nella mia direzione e io mi appiattisco tra gli scaffali polverosi, sperando di non essere vista. La lice crea una lama chiara nella penombra e vedo il viso di Victor.
Il mio Victor.
Prima di uscire butta per terra qualcosa, con rabbia e una scintilla di disperazione sul volto.
E appena scompare dal mio campo visisivo mi accingo a raccogliere da terra una carta ruvida e antica.
La nascondo nel corpetto attillato dell'abito che ormai sono certa di non voler più indossare.
Sto per uscire quando la seconda voce, indefinita e distante, si mette a ridere.
Il cuore mi batte forte e apro di scatto la porta, correndo fuori e andando a sbattere contro qualcuno, finisco a terra inciampando sul vestito.
- Che diamine...Lara?!?
Il viso stupito e moderato di mio zio Charlese de le Roi mi fissa con un sopracciglio alzato. Malgrado la nobiltà del suo nome, ogni volta mi chiedo come mai nessuno gli avesse fatto notare di vivere del XXI secolo e non nel '700...
Di aggiusta la pelliccia sulle spalle larghe con fare di un'altra epoca, prima di tendermi galantemente la mano: - Stai bene, cara nipote?
- Zio! Io...vi stavo cercando! La signora Marbella...é in cemera mia e non sta bene...- mi ricordai, passandomi una mano tra i capelli perfettamente pettinati.
- Ha preso le sue pastiglie?
- Quali...quali pastiglie?
- Per le voci...misericordia, andiamo!
Strabuzzo gli occhi, ma lo seguo, ignorando i commenti su quanto sia felice vedermi per una volta femminile.
Io non faccio altro che stringere il corpetto pensando al dialogo appena origliato.

§§§

Non appena rimango sola mi rivesto con i miei soliti pantaloni comodi e sospiro.
Victor, cosa succede?
Non posso aspettare.
Afferro ciò che ho raccolto di fretta e mi ritrovo davanti una mappa vecchia, consunta e in più punti rovinata.
Sembra la mappa di un castello.
E al centro vi é una sfera lucida.
Le scritte sono in latino e devo dire che la mia laurea in lettere antiche mi torna sempre utile in casi del genere. Riconosco la struttura del Castello.
E la mia curiosità mi spinge ad alzarmi e a prendere una torcia, sono quasi sicura che si tratti di questo castello e che questo mistero mi riguardi da vicino.
Esco in punta di piedi e mi guardo intorno, scivolando lungo il corridoio per poi seguire la strada che dovrebbe condurmi al "tesoro". C'è un passaggio segreto all'interno di una stanza alla mia sinistra e conun brivido riconosco essere quella di Selina. Da quando mio zio ha accennato alla storia delle "voci" non mi sento sicura in sua presenza. Mi mordo un labbro e accosto la porta per dare uno sguardo alla stanza illuminata solo da alcune lanterne sparpagliate.
E in centro Selina se ne sta a gambe incrociate e a occhi chiusi.
Sembra stia parlando con qualcuno.
Peccato che sia sola nella stanza.
- Lo so che pensi che io sia pazza, Lara, ma non lo sono.
Sussulto. Come ha fatto a vedermi se tiene gli occhi chiusi?
-Me l'ha detto Jin Kuzuya che sei lì, avanti entra. So perché sei qui.- mi invita con un gesto delle mani, le palpebre sigillate -Tu non puoi vederla, perché è morta. Una piccola orfana, era la mia migliore amica...é da lì che ho scoperto di essere una medium. Ho cercato di guarire con degli psicofarmaci...tutto inutile. Fa parte di me.
Non ci posso credere.
La fisso e vedo una lacrima solcarle la guancia.
- Segui la mappa, ma sta attenta a ciò che troverai.
La supero lentamente, conscia che non parlerà più, apro un passaggio nella parete. Non so se crederle, tutti questi avvenimenti mi hanno sconvolta.
Proseguo lungo un corridoio buio, usando la torcia.
Entro in una stanza ricoperta d'oro. Arazzi rossi come il sangue rappresentano l'Inferno, maestosi e terribili, risalenti al 1378 circa.
Antichi come quelle stesse mura.
Al centro vi è uno scrigno aperto. Brillano gioielli preziosi e antichi monili splendenti.
I miei occhi osservono attentamente la stanza, scivolando su un vaso posato di fianco allo scrigno, in cui sporge un solo papiro antico, intrigante per la mia sete di conoscenza. E più in là, in una teca di cristallo, proprio sotto a un arazzo più scuro, la vedo.
È una sfera trasparente, al suo interno brillano fili di elettricità e scintille di fuoco, la superficie esterna è costituita da cristalli di acqua, di un tenue azzurro, ed è di una bellezza travolgente.
Non mi rendo conto di essermi avvicinata prima di sentire una voce:
- Prendila!
Una figura scura si staglia poco distante, seguita da un'altra più indietro.
Ha gli occhi di fuoco. E i capelli neri come la pece e la sua anima.
Riconosco in lui il Signore dell'arazzo.
Vlad Tepes.
Dracula.
E dietro di lui Victor, mi guarda preoccupato. Lo sapevano.
Sapevano che ero lì.
Ho fatto il loro gioco.
Afferro la sfera e una scarica di energia mi attraversa il corpo. Sento l'urlo di Victor che mi intima di non farlo, e la risata del mostro.
Sto bruciando.
No, sto annegando.
No, ora mi manca l'aria.
No, ora qualcosa mi sta avvolgendo.
Sono...radici? Non mi fanno male.
A un mio gesto si scagliano contro il mostro.
Terra, acqua, aria, fuoco.
Ed è cenere.
Victor freme, avvicinandosi a me lentamente e io sorrido. Leggo nella sua mente e capisco la paura che aveva di perdermi.

E con un bacio, infrango la sfera per sempre, spezzando la maledizione.

-Ora capisco perché non volevi farmi conoscere la tua famiglia!

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