Capitolo VI - Paure

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"Ognuno di noi sa qual'è il segreto che l'ha cambiato per sempre. E probabilmente è lo stesso segreto che non racconterà mai a nessuno. Fino a quando qualcuno non lo scoprirà senza bisogno di parole, perchè ne custodirà dentro uno uguale."
(Massimo Bisotti)

"Sappiamo che hai... collaborato con la mezzosangue amica di Potter. Vogliamo che la porti da noi, a questo indirizzo."

Draco se ne stava in piedi nel bel mezzo di Piazza dell'Ordine, lasciando che stracci di discorsi lugubri riaffluissero alla sua mente. Si sentiva a disagio persino lì, nel bel mezzo di una piazza deserta; la Piazza dell'Ordine ha preso quel nome solo dopo la seconda guerra magica, poichè un importante membro dell'Ordine della Fenice, conosciuto come Malocchio, aveva perso la vita proprio mentre volava sopra di essa.

Anche Draco era lì, quella notte, quando tutti quegli invasati avevano bevuto la Polisucco per confondere i mangiamorte. Questi ultimi di erano messi a colpire alla cieca, il serpeverde ricordava benissimo il cruciatus che gli aveva appena sfiorato il braccio, facendolo quasi cadere dalla scopa. Lui si era limitato a volare abbastanza alto da non essere coinvolto nell'attacco, ma basso abbastanza perchè Dolohov e gli altri non potessero dare all'Oscuro Signore altri motivi per punire i Malfoy.

"Dopodomani vi aspetto. Non provare a giocarmi scherzi, lo saprei con abbastanza anticipo..."

L'immagine di sua madre morta era pericolosamente stampata nella sua testa, poteva quasi avvertire le parole di David premere maligne contro le tempie, causandogli un forte mal di testa. Non avrebbe mai pensato di arrivare a tanto, ma sperava con tutto se stesso che la Granger si sbrigasse ad arrivare.

Provava un profondo ribrezzo per se stesso al solo pensiero di stare per uscire con la mezzosangue, anche se lo faceva solo per farsela buona e convincerla a seguirlo fino a quella maledetta radura, naturalmente.

Un campo abbandonato oltre il confine a sud-ovest del paesino, Bridghest York, numero 24.

Era quello che c'era scritto sul bigliettino che gli aveva messo in tasca David.

Come dite? Se Draco aveva un piano?

No, naturalmente non aveva altro piano che fare tutto quello che gli era stato ordinato. Era fatto così lui, pur di proteggere se stesso, o quelle poche persone a cui teneva davvero, era disposto a fare di tutto. Proprio lui, quel ragazzino che un tempo grazie al suo denaro quasi si decantava futuro padrone del Mondo Magico.

E invece non era altro che un bambino qualunque, con un destino terribilmente segnato. Draco Malfoy, almeno fino a questo punto della nostra storia, non era altro che un mangiamorte fallito, un inutile codardo. Ma, si sa, le cose cambiano e gli intrecci del fato sono beffardi ed inimmagginabili.

-Non mi aspettavo fossi puntuale, Malfoy.- la voce di Hermione lo fece sobbalzare, mentre la mano correva imperterrita a brandire la bacchetta -Stai calmo! Godric, ma che ti prende?!

Draco, riconoscendo la voce squillante della strega che stava aspettando, tirò un sospiro di sollievo e si rilassò impercettibilmente. Poi si voltò a guardarla, e quello fu un grave errore.
Hermione era molto bella quella sera: portava un vestito color cobalto dall'aria semplice e sbarazzina, che a Draco ricordò molto quello che aveva indossato al Ballo del Ceppo; portava in mano una giacchetta bianca, molto fine, nel caso avesse avuto freddo. Mentre ai piedi aveva delle semplici e comode ballerine bianche.

Era vestita in modo piuttosto insolito per Hermione Granger, soprattutto se teniamo conto del fatto che aveva curato molto i suoi ricci ribelli, che ora le ricadevano in boccoli delicati sulle spalle scoperte. Mentre cercava qualcosa da dirle, Draco si accorse che non era truccata, anche questo tipico della Granger.

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