Capitolo VIII - David

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I tuoi occhi, grandi, scuri e belli, per un istante si sono aggrappati ai miei e insieme ci siamo raddrizzati e rialzati, grazie quasi alla sola forza dello sguardo.
(David Grossman)

-Dobbiamo andarcene.

Sbottò all'improvviso Draco, prendendo la Granger per mano ed iniziando a trascinarla indietro, nella direzione opposta a dove stavano andando prima.

-Andarcene? Ma se..? Draco!- borbottò confusa Hermione, mentre si lasciava trascinare da lui. I loro passi affondavano nella neve candida, uno strato semplice e sottile che scende a preannuncio di un inverno gelido.

Draco non le rispose, continuava a tenerle la mano, stretta talmente forte che alla ragazza sembrò quasi di non sentirla più; dopo un po',  il serpeverde prese addirittura a correre. Non sapeva quale fosse il momento preciso in cui aveva deciso di salvare la Granger, ma ormai doveva andare fino in fondo. Aveva preso una decisione, aveva scelto, e, se li avessero presi, neanche lui avrebbe avuto più scampo.

-Draco! Vuoi fermarti?!- gli urlò Hermione, questa volta piantando i piedi per terra. Lui s'inviperì e tornò indietro, si fermò solo a pochi centimetri dal suo viso, come se temesse che qualcuno lì intorno potesse sentirli.

-Non c'è tempo per spiegare adesso, Granger. Dobbiamo andare.. muoviti.- le intimò, mentre le riafferrava la mano e si affrettava a riprendere il passo.

-Ma io non capisc-

-Bene, bene, bene..-una voce tetra, profonda e maligna li fece sobbalzare entrambi.

Draco si fermò di scatto e chiuse gli occhi, stringendo ancora di più la mano di Hermione. Se non fosse stato semplicemente terrorizzato e preoccupato, gliel'avrebbe lasciata e l'avrebbe immediatamente consegnata a David, ma l'ultima cosa che aveva voglia di fare in quel momento era lasciarla andare.

Lei lo teneva in salvo. Se l'avesse lasciata, anche solo un attimo, sarebbe precipitato. Immancabilmente.

La grifondoro intanto mise mano alla bacchetta, ma, prima che potesse fare qualsiasi cosa, l'uomo alle loro spalle parlò di nuovo.

-Ottimo lavoro, Draco.- si congratulò, malefico, scoccando la lingua sotto il palato -Ma.. ve ne andate di già?

In quel momento, ad Hermione fu tutto chiaro.

"No, è sicurissimo."
"Devo andare, Granger."
"Ci smaterializzeremo in una radura, poi ci arriveremo a piedi."
"Dannazione, smettila!"
"Salazar, devi smetterla di confondermi così! Io non.."
"Dobbiamo andarcene."

Erano tutte bugie.

Così come la cena, erano tutte scuse, strategie per portarla lì e consegnarla a quel mangiamorte. Malfoy dunque non era altro che un bugiardo, era ancora un mangiamorte e lo era sempre stato.

Insomma, per quale altra ragione avrebbe dovuto portarla lì?

Ma Malfoy si sbagliava di grosso se pensava che lei si sarebbe lasciata trattare come un burattino, che gli avrebbe creduto ancora. Lei avrebbe lottato, come aveva sempre fatto.

Sorpresa e delusa, gli lasciò la mano con uno strattone; facendolo inconsapevolmente sentire ancora peggio. Poi si voltò lentamente, puntando la sua bacchetta contro il mangiamorte che stava a pochi metri da loro, una sagoma scura circondata dal bianco puro del paesaggio.

Non lo riconobbe.

Non l'aveva mai visto, né in battaglia né al Manor o in altri posti. Era un uomo basso, capelli ricci corvini, occhi sottili più neri della pece e mantello da mangiamorte. Ma quella che incuteva più terrore era la voce, la cattiveria intrisa con l'ironia, calma ed assordante al tempo stesso.

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