Capitolo XXXII - Luna

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"Quel satellite era sempre stato un prezioso alleato del genere umano. La sua luce era un regalo caduto dal cielo. Prima del fuoco, degli attrezzi, del linguaggio, la luna rischiarava il buio del mondo e calmava la paura degli uomini. Le sue fasi avevano insegnato agli umani il concetto di tempo."
(Haruki Marukami)

Sbatté le palpebre e, sorpresa, si accorse che le ciglia erano impregnate di un qualcosa di umido. Mi piace pensare che, il più delle volte, le lacrime abbiano una consistenza tutta loro. Non si tratta solo di acqua salata, in esse è riposto il vostro dolore quanto i nostri sogni. Spezzati e distrutti, che donano un sapore salato alla sofferenza più semplice che il corpo umano possa esprimere. E per Hermione quelle lacrime pesavano più del resto, perché portavano dentro la consistenza di un qualcosa accumulato da tempo. Aveva pianto ininterrottamente, fin da quando erano arrivati in quel boschetto, senza neanche accorgersene. Il vuoto che aveva sentito sotto i piedi nel vedere Malfoy, il suo Draco, con tra le braccia il corpo della signora Cassiegood era stato straziante. E lei si era sentita trafitta come da migliaia di pugnali invisibili, mentre il suo cuore si polverizzava. Cenere, era rimasto solo quello, dopo tanti anni. Dopo Ron, dopo la guerra, dopo i suoi genitori, dopo David e dopo quello. Si sentiva una stupida a singhiozzare come una bambina per quello.

Che sciocchi, non si piange mai per un motivo soltanto.

Hermione si strofinò le mani, cercando di riscaldarsi. Faceva freddo, quella sera, più del solito a dire il vero. Paradossalmente, non volava una mosca nella quiete di una delle prime notti di primavera. Non era stato facile separare Draco dalla signore Cassiegood, convincerlo che non avrebbero potuto portarla con loro. Lui aveva urlato, lei lo aveva schiaffeggiato e si erano fissati, sconvolti, per qualche secondo. Non avevano parlato, non ce l'avrebbero fatta. Hermione aveva parlato con lo sguardo, ditrutta, gli aveva detto "mi dispiace" e si era lasciata abbracciare da lui.

Era ormai scesa la notte quando si erano smaterializzati, senza neanche mettersi d'accordo su dove sarebbero andati: erano tornati nel boschetto dove, qualche settimana prima, li aveva trovati Zabini. Ovviamente, non avevano trovato traccia della loro tenda e, con l'arrivo della stagione mite, la neve si era sciolta. Ninete di reale, insomma, che testimoniasse la loro terribile litigata; il momento esatto in cui si era resa conto di tenere tanto a lui e tutte le sue paure e contraddizioni l'avevano improvvisamente travolta. In quel momento, aveva creduto che fosse tutto finito. Eppure, questo ormai dovreste averlo capito, questa non è una storia triste. A prescinere da come finirà, nessuna storia è mai triste. Perché in ogni tragedia ci sono sempre dei momenti di felicità, come per loro due era stata Marylin. Ma, se tutto ha avuto un inizio, perché allora non dovrebbe avere una fine?

Una traiettoria circolare, è la nostra, ogni traguardo è solo un illusione.

Il crepitio del fuoco distrasse Hermione dai suoi pensieri e, stringendosi le braccia al petto, si avvicinò.

Draco era seduto lì accanto, la stessa camicia bianca leggera di quella mattina e nessuna traccia del freddo che, invece, faceva tremare lei. Hermione fece due passi in avanti, segretamente sollevata dal fatto che lui le desse le spalle e che non l'avesse, evidentemente, sentita arrivare. Si sporse appena, timorosa di avvinarsi ancora. Lo guardò e, impercettibilmente, le si spezzò il cuore.

Non stava piangendo.

In controluce, si intravedeva che avesse gli occhi rossi e la mascella serrata. Ma non stava piangendo, Draco. E lei aveva imparato che il dolore più profondo in lui si esprimeva così, senza lacrime, senza che gli fosse concessa neanche la possibilità di buttare fuori la sofferenza in qualche modo. Tra le mani, Draco stringeva il Libro Luna. La solita copertina blu notte, con le rifiniture dorate e la rilegatura resa debole dal tempo. Non se n'era separato neanche per un secondo, da quando lo aveva raccolto; ed Hermione si chiese cosa mai potesse significare tutto quello per lui. Non avrebbe mai immaginato di vedere Draco Malfoy affezionarsi ad una babbana e, addirittura, stare così male per la sua morte. E vederlo in quello stato, così debole, lo rese ai suoi occhi l'uomo più forte che avesse mai visto. C'è forza anche nel modo in cui si mostra la propria debolezza.
Hermione girò attorno al fuoco, comparendo di fianco a lui. Ma Draco rimase immobile, seduto, a guardare il libro; lei non seppe mai se non volesse guardarla o, più semplicemente, non ne avesse il coraggio. Come un lampo, nella mente della riccia passò il ricordo del loro litigio e registrò distrattamente che, da allora, non avevano più avuto occasione di parlare. Tuttavia, in quel momento, tutti gli insulti che aveva programmato di urlargli contro appena possibile, le si erano congelati sulla punta delle labbra. Le parole stesse sembravano un qualcosa di inconsistente e lontano, inafferrabili eppure disperatamente ricercate dalla ragazza. Merlino, lei non si era mai trovata senza parole.

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