Moon

Capitolo XXXVI -Tempo

"Se avete costruito castelli in aria, il vostro lavoro non sarà sprecato: è quello il posto in cui devono stare. E adesso metteteci sotto delle fondamenta."
(Henry David Thoreau)

La tazza di the fumante giaceva indisturbata sulla superficie finemente levigata del tavolo. Ron non aveva mangiato nulla, non aveva urlato e neanche una lacrima era scivolata via da quegli occhi spenti. Appesantiti, perché erano settimane che non dormiva bene, che passava intere notti a cercarla. A cercare Hermione. Accade, qualche volta tendente al sempre, di cercare costantemente e senza tregua qualcosa che corre troppo veloce. Qualcosa che non avete la forza di raggiungere, che non siete fatti per raggiungere.

Vi svelerò un segreto.

Non c'è nulla di male nel fermarsi. Nello smettere di correre, nel chiedersi cosa realmente si voglia ed invertire completamente la rotta. Non siete dei pazzi. Va bene così, che ognuno insegua la propria felicità. Al di là delle convinzioni date dal tempo, il cuore invecchia e cambia idea. Gli esseri umani, ho imparato, hanno questa caratteristica volubilità, fragilità che li porta a soccombere alla forza del tempo. Loro hanno l'opportunità, il potere e la forza di cambiare. Sono mutevoli, precari e deboli. Incredibilmente affascinanti.

Ron si era fermato solo quella mattina, dopo tanto tempo a correre. Inseguire diveniva sinonimo di scappare in quel momento, come se avesse voluto fare entrambe le cose contemporaneamente. Niente è troppo lontano, quando si corre con il cuore. A meno che non si sta rincorrendo un cuore che fugge dal proprio, che ha disconnesso i propri battiti e non si è più in grado di interpretarne le frequenze. E, allora, Ron era arrivato a quel fatidico troppo tardi. Il momento cruciale in cui, guardandoti intorno, non riconosci più niente. E ti chiedi come tu ci sia arrivato, a quel punto. Ma ci sei arrivato. Ed ormai sei lì, irrimediabilmente bloccato dalle conseguenze di azioni che non si possono cambiare.

Un consiglio?
Mettiti al lavoro e crea altre conseguenze, con nuove azioni. Di cui, magari, finirai per pentirti in futuro. Fa parte della vita, della fragilità e del cambiamento... voler tornare indietro e non avere la possibilità di farlo.

-Ci sono dei biscotti, nella credenza.- una voce fredda raggiunse il rosso, ma lui non si mosse di un millimetro.

Blaise arricciò le labbra, non gli piaceva essere ignorato. Si avvicinò al piano cucina, prese da una mensola un barattolo di biscotti e lo mise sul tavolo della Tana, proprio davanti alla faccia di Ron.

Questa volta, egli fece al moro appena un cenno del capo. Aprì il barattolo e prese una piccola ciambella con gocce di cioccolato, addentandola. Se Ronald Weasley mangiava, significa che le cose non stavano poi tanto male. Zabini sorrise, facendo per voltarsi e lasciarlo solo. Era già stato troppo gentile, per quella mattina, ma la curiosità per quello che era successo la sera precedente (che Weasley aveva comunicato tramite monosillabi scarni ed essenziali), sommato al desiderio di Ginny di evitare che Ron prendesse troppo male la loro relazione, avevano reso necessari quei gesti.

-Zabini?- la voce del grifondoro lo raggiunse cupamente, era roca e rassegnata.

-Dimmi, Weasley.- rispose, cercando di sopprimere un ghigno per essere riuscito nella sua impresa.

-Malfoy non ha ucciso quella ragazza.- lo disse in un sussurro, fissando il vuoto. Rabbrividì, nel pronunciare quelle parole, prendendo finalmente un sorso della bevanda calda che gli aveva preparato la signora Weasley prima di uscire.

Blaise rimase sorpreso, all'inizio; non si aspettava che tirasse in ballo proprio quella storia. Cautamente, si avvicinò e si sedette accanto al ragazzo dai capelli rossi più lunghi degli ultimi tempi.

-Non può averlo fatto.- continuò Ron, come una nenia -Io credevo di sì, mi sembrava da lui, ma ora non lo credo più. Io... ho capito.- deglutì -E non mi sembra neanche più tanto assurdo, mi sono persino stancato.