Capitolo XXIII - Ricordi

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"È stato tanto tempo fa.
Ma non è vero, come dicono molti, che puoi seppellire il passato. Il passato si aggrappa con i suoi artigli al presente."
(Khaled Hosseini)


Gli occhioni azzurro cielo di Marylin Cassiegood seguirono i due ragazzi, fino a quando questi non le furono davanti.
Se da lontano poteva sembrare una donna allegra, almeno all'apparenza, vedendola più da vicino Draco ne fu certo.

Lui non aveva mai preso troppo di buon occhio le persone così, anzi, a dirla proprio tutta, non aveva mai preso di buon occhio i babbani in generale.

Li aveva disprezzati, odiati ed aveva contribuito a sterminarli, per essere più precisi.

Ed in quel momento trovarsi lì, con la mano panciuta della signora Cassiegood protesa verso di lui ed un sorriso luminoso stampato in viso, lo confuse un tantino.

Rimase paralizzato, senza sapere bene cosa fare. Per fortuna, però, Hermione afferrò con decisione la mano della loro nuova padrona di casa e la strinse con decisione, presentando entrambi e sorridendo allegramente.

-Che nomi curiosi!- soggiunse la donna, la cui voce suonava squillante e poco contenuta -Mai sentiti, nessuno dei due...- riflettè ad alta voce, mentre Hermione annuiva e le faceva presente che, in effetti, erano nomi poco comuni.

Alla fine, tra una chiacchiera e l'altra (ovviamente Draco si limitò ad annuire in silenzio), la padrona di casa fece entrare i due.

All'interno, l'abitazione sembrava graziosa ed accogliente quanto all'esterno. Emanava un calore insolito e rassicurante, che partiva dai colori e terminava con l'armoniosa disposizione di tutto ciò che il soggiorno conteneva.

Ovviamente, Hermione aveva occhi solo per l'alta, seppur modesta, libreria in mogano scuro.

-Oh, mio figlio aveva la passione della lettura.- la signora Cassiegood si dimostrò molto attenta, in quanto aveva seguito lo sguardo della ragazza anche mentre frugava nelle tasche alla ricerca delle chiavi delle camere.

La grifondoro annuì, nonostante quel verbo all'imperfetto l'avesse resa incerta, decise di non mostrarsi troppo curiosa, almeno all'inizio.

Marylin, a quel punto, si volse a scrutare il ragazzo.

Stonava quasi, Draco, in quella casa. I mobili erano tutti color ciliegio, il rosso ed il marrone dominavano ovunque, persino nel colore dei divani o del vaso di fiori posto sul davanzale della finestra. Mentre il serpeverde era algido, freddo e distaccato; trasudava una freddezza che neanche il calore di quella casa poteva mettere a sopire. Perché Draco non era abituato ad ambienti accoglienti, a colori caldi. Si sentiva a casa circondato dal gelo, dalla solitudine di un verde che lo aveva sempre ingannato, perché per lui speranza non c'era mai stata.

-Un gatto ti ha morso la lingua?- gli chiese Marylin, sorridendo fra sé.

Draco sussultò, era la prima volta che la signora si rivolgeva direttamente a lui. E, in tutta sincerità, non sapeva se risponderle oppure no. Certo, per educazione avrebbe dovuto farlo, ma gli insegnamenti di suo padre, che negli anni erano arrivati parecchio in profondità, gli imponevano distacco. Stava quasi per darle della sanguesporco e correre via, il più lontano possibile da lì. Ma poi, pensando a quello che gli aveva chiesto la donna, si rese conto di non averci capito molto.

-Come.. cosa ha detto?- rispose, non capendo per quale motivo un gatto avesse dovuto mangiargli la lingua; la voce era leggermente altezzosa, ma lo sguardo rifuggiva quello della donna.

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