"Imparai che il mondo non vede la tua anima, non gliene importa un accidente delle speranze, dei sogni e dei dolori che si nascondono oltre la pelle e le ossa. Era così: semplice, assurdo e crudele."
(Khaled Hosseini)Hermione camminava per le strade buie di una silenziosa Diagon Alley, il cielo minacciava pioggia e il vento freddo s'insinuava in ogni piega d'abito per raggiungere il corpo della strega e farlo rabbrividire. Nonostante ciò, Hermione non voleva smaterializzarsi.
Tornare alla Tana e dover affrontare Ron non era esattamente in cima alla lista delle cose che non vedeva l'ora di fare. Il grifondoro non sapeva che lei avesse passato la serata con Malfoy (in quel caso di certo non se ne sarebbe potuta stare lì tutta tranquilla a passeggiare), ma sicuramente l'avrebbe trovato sveglio davanti al camino. Succedeva sempre così, da dopo la guerra, era diventato paranoico e tremendamente ossessivo.
Forse anche lui, come Draco, aveva paura dei ricordi.
Quel pensiero la riportò a Malfoy, che era letteralmente fuggito via quando il discorso aveva preso (per lui) una brutta piega. L'aveva vista, quella scintilla nei suoi occhi: paura, disperazione, tormento. Lei tutte quelle cose le aveva superate, almeno in parte. Gli unici incubi ricorrenti erano i suoi genitori e le torture di Bellatrix.
Le cicatrici invisibili sono le peggiori, neanche ti accorgi che se stanno lì, sul cuore, e non se ne andranno mai. Tutte le cicatrici non sono altro che ricordi.
Hermione sorrise, Harry sicuramente avrebbe saputo indirizzarla bene in proposito.
Passeggiò ancora un po', prima di smaterializzarsi a casa. Sul divano ad aspettarla c'era proprio Ronald Weasley, gli occhi vinti dal sonno, la bocca dischiusa con un piccolo rivolo di saliva che pendeva dall'angolo destro.
Hermione tentò di chiudere la porta della Tana senza fare rumore, invano.
-Dove sei stata?- le chiese il suo ragazzo, scattando in piedi e raggiungendola a grandi falcate.
-Avevo bisogno di schiarirmi un po' le idee, Ron, di certo non devo dire a te cos-
-Mi dispiace!- la interruppe, urlando senza preoccuparsi di svegliare tutta la famiglia -Okay? Ho rovinato tutto, sono uno stupido!- sospirò.
Sembrò quasi sul punto di voltarle le spalle ed andarsene, quando rialzò lo sguardo su Hermione, con una determinazione che per un momento spiazzò la grifondoro. Il rosso si mise in ginocchio, senza interrompere il contatto visivo e, lentamente e con delicatezza, estrasse dalla tasca lo stesso pacchetto di velluto nero che quella stessa mattina le aveva lanciato contro.
-Quindi te lo richiedo, sperando che tu mi dia ancora una possibilità.- sussurrò -Vuoi diventare mia moglie?
Hermione sussultò, forse troppo evidentemente.
-Non.. non ora, non per forza cioè!- si affrettò a precisare Ron -Dopo che avrai finito l'ultimo anno...- aggiunse, quasi tremante.
La ragazza lo fissava combattuta. Amava Ron, ma il matrimonio è un'altra cosa. A volte si crede, o si spera, in un amore incondizionato, al di là di tutto, travolgente, inimmaginabile, passionale. E Ron non era questo. Era un compagno fedele, tenero e goffo. Ma una donna ha bisogno di sentirsi tale, di sapere cosa significa letteralmente avere le farfalle che ti svolazzano per tutto lo stomaco e la testa fra le nuvole. Hermione, ragionevolmente, aveva bisogno di qualcuno in grado di tenerle testa, di non lasciarla vincere sempre, qualcuno che la amasse più di ogni altra cosa al mondo, che la rispettasse ed avesse cura di lei. E Ronald Weasley non era nulla di tutto ciò.
Inspiegabilmente, senza un apparente senso logico, alla riccia venne in mente Malfoy. I suoi capelli biondo cenere, le labbra sottili e gli occhi color della tempesta le apparirono come un fotogramma proprio davanti agli occhi.
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Moon
FanfictionDal testo: "Il sole è troppo egoista secondo me: se ne sta lì, fermo ed immobile, mentre tutto un sistema gli gira intorno. La luna invece è affidabile, sincera. Continua a girare, girare... intorno alla Terra ed allo stesso sole. E poi, cosa più im...