Capitolo XXXI - Rosa

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"La cosa più importante è amare e amarsi, dal primo vagito all'ultimo respiro non chiediamo che questo: amore. Noi siamo nati tutti dal coraggio dell'amore, la paura poi ce l'hanno presentata qui, per vincerla, disfarcene e ricominciare."
(Il quadro mai dipinto, Massimo Bisotti)

Nella stanza vi era un fortissimo odore di spezie, misto agli aromi più esotici ed inimmaginabili. Ampolle colorate erano disposte su mensole che percorrevano la stanza in tutta la sua irregolare e curiosa forma, mentre ai quattro angoli erano disposti dei pentoloni dai quali si liberavano dense nuvole di fumi colorati. Il pavimento era coperto da tappeti pesanti, alternativamente di colori rosso o blu, con l'aggiunta di ricami dorati che si intrecciavano in disegni di rune e costellazioni. Gli antipodi: il blu, colore della calma ed il rosso, simbolo dell'ardere eterno. Quell'ambiente ricordò a Draco, anche abbastanza spiacevolmente, l'aula della professoressa Trelawney ad Hogwarts.

Morgan prese posto, sbuffando. Non c'erano altre sedie o poltrone nella stanza, né la donna invitò il serpeverde ad accomodarsi da qualche parte; semplicemente, lo squadrò da capo a piedi con aria critica. Malfoy ricambiò le sue occhiate con diffidenza, perplesso e nervoso, fino a quando Morgan non si decise a parlare.

-Nascimur uno modo, Draco, multis morimur.- disse, contraendo le labbra in un ghigno mistico -Nasciamo in un solo modo, Draco, ma moriamo in molti.

Il giovane rimase immobile, mentre cercava disperatamente qualcosa da ribattere. Non conosceva il latino, al di fuori degli incantesimi, ma non era comunque intenzionato a fare la figura dell'idiota. A riscuoterlo fu, paradossalmente, solo il pensiero della Granger ed il desiderio assolutamente sbagliato di tornare da lei il prima possibile.

-Cosa devo fare?- chiese in modo sbrigativo, poichè quella donna lo faceva innervosire e lui voleva concludere quella faccenda al più presto possibile.

Ancora una volta, Morgan sbuffò.

-Esistono degli incantesimi capaci di modificare i ricordi di quella vostra testa bacata. Per questo, se avessi estratto l'episodio che vuoi ricordare e l'avessi spedito via gufo ad Harry Potter, è chiaro che questo avrebbe avuto circa una probabilità su un numero infinito di costellazioni presenti nell'universo di arrivare integro a destinazione.- si interruppe, prendendo un bicchiere e bevendo avidamente il liquido viola che conteneva.

-Ma la pozione ut memoris... quella è infallibile.- continuò, respirando pesantemente e chiudendo gli occhi cangianti, in quel momento di un viola scurissimo -Trasformi il tuo ricordo in qualcosa di reale, palpabile!- Draco rabbrividì -E lo racchiudi qui dentro, in un'ampolla che contiene semplice acqua di lago pura. La pozione potrà prendere colori diversi, a seconda della positività o meno di ciò che contiene.

-Diventerà nera, allora.- mormorò lui, distogliendo lo sguardo.

-Non è detto.- rispose Morgan, ghignando ancora.

Non gli chiese se fosse pronto, né si preoccupò di farla anche solo sembrare una cosa graduale. Semplicemente, Draco sentì tutto intorno a lui girare e, subito dopo, si vide sospeso su uno specchio, limpido come la superfice di un lago su cui si riflettono le stelle. Ma sotto di lui, sotto i suoi piedi, con ogni secondo la paura di precipitare, il serpeverde vedeva solo maledizioni e dolore, qualche raro sorriso, ma per la maggior parte mangiamorte e paura. E tutto era buio, tetro, mentre il suo cuore rallentava, appesantito questa volta non dal troppo correre avanti, ma dall'andare indietro.

-Veritas filia temporis.- sentì soltanto, come un eco, un niente che significava tutto più di ogni altra cosa -La verità è figlia del tempo. Afferra il tuo passato ed imbottiglialo.

Poteva farlo? Era possibile, è possibile prendere il proprio passato e racchiuderlo in un'ampolla? Così, senza dolore, come se semplicemente fosse una cosa che non ti riguarda. Certamente è complicato, ma tra difficile ed impossibile non vi è poi una linea tanto definita. Draco aveva certamente paura, rivivere tutto lo stava distruggendo, ma ciò che più di tutto temeva non era ancora arrivato. Come si sarebbe sentito, allora, quando avrebbe rivissuto quella notte?

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