"Mi tormentava, allora, anche un'altra circostanza: il fatto che nessuno mi somigliava e io non somigliavo a nessuno. «Io sono solo, e loro sono tutti», pensavo, e mi mettevo a riflettere."
(Fëdor Dostoevskij, Memorie dal sottosuolo.)
Sapete cos'è la paura?Avete mai vissuto nel dolore? Sapete com'è, ogni giorno, svegliarsi e sentirsi persi?
Sapete com'è avere paura di se stessi? Delle proprie mani, delle proprie azioni, della propria stessa mente?
Sapete com'è dubitare di tutto, prima di tutto di voi stessi? Sapete com'è urlare per ore convinti che questo possa servire a qualcosa e poi rendervi conto che no, non serve a nulla. Che sarete sempre gli stessi e quindi il nulla. Piomba il silenzio. Non sai più cosa dire e ti senti persa. Hai paura di te stessa.
Sapete, voi, cos'è la paura della perdita?
Sapete cosa vivono ogni giorno, ogni istante, le persone che temono di poter perdere i lori cari? No, vero?
Queste persone vivono con la costante e terribile, orrenda, spaventosa convinzione che le persone più care possano lasciarli in qualsiasi momento. Non importa quale, qualsiasi. Non importa quando, accadrà. E quindi ogni momento è vissuto con l'atroce paura di poter essere abbandonati, lasciati a loro stessi. Non vivono più. Sono terrorizzati dall'idea di poter restare soli, senza le persone che amano. Questi pensieri li divorano, sono incessanti e fastidiosi. Ma al tempo stesso li tengono vivi. La paura ti ricorda che sei vivo. Ancora, ho pensato tante volte.
Queste persone sono così impaurite che si svegliano in piena notte in preda ad incubi, a volte c'è la paura, altre il ricordo di questi sogni che li divorano. Li mangiano vivi. La paura li divora. Il sogno più o meno è sempre lo stesso: sono soli. Le persone a loro care li hanno abbandonati e non fanno altro che sentirsi indifesi, vulnerabili, soggetti a qualunque rischio, proprio perché sono soli. Non c'è nessuno pronto a prendersi cura di loro. Il pensiero più profondo e terrificante è rappresentato dall'enorme convinzione che passeranno la loro vita in totale solitudine. Queste convinzioni portano loro ad isolarsi. Provano ad andare avanti cercando conforto dalle loro relazioni affettive, compiono azioni insensate, spesso spropositate e incoerenti che, anziché portare all'avvicinamento della persona amata, inevitabilmente la allontanano. E' meglio così, a volte. Almeno è quello che penso io oggi.
Queste persone è come se si fossero incastrate in una trappola dalla quale non esiste via d'uscita. Loro corrono, corrono, corrono, corrono, corrono, ma i pensieri sono più veloci di loro. Li superano sempre. Vincono sempre. E loro perdono. Perdono le persone amate. Perdono tempo prezioso. Perdono loro stessi.
Ed io, man mano, mi sto perdendo.
E' assurdo quante cose riesci a pensare in silenzio.I silenzio mi ricorda anche che ho sempre adorato i romanzi coinvolgenti. Mi piace il fatto che ti coinvolgano così tanto a tal punto che la storia dei personaggi diventa tua, diventa così tua che a volte non riesci più a distinguere la realtà dalla finzione. Diventa tua perché c'è qualcosa dei personaggi, della trama in sé, che senti tuoi. Mi piace quella sensazione di estraniamento, per qualche ora posso fingere di non essere me e di ritrovarmi in luoghi e sensazioni diverse, per qualche ora posso credere di essere qualcun altro senza sbagliare ancora. E quando a volte la situazione diventa troppo dura anche lì, ed io proprio non ce la faccio, richiudo il libro per poi riprendere il giorno dopo.
Quando però il romanzo diventa realtà, quando i problemi ti sommergono e non puoi voltare pagina, non puoi chiudere il libro, come ne esci?
E quando i tuoi incubi diventano realtà, da cosa dovrai svegliarti?
"Ti prego, dì qualcosa, ti senti bene?" annuisco debolmente. Sento crollarmi il mondo intorno, è come se solo ora mi rendessi conto di quanto abbia paura di perderla, di nuovo. Solo ora capisco di quanto abbia bisogno anche di lei, di nuovo. Perdonarla non sarebbe mai stato tanto semplice, ma almeno l'avrei avuta qui. Avrei avuto la certezza che il giorno dopo lei ci sarebbe stata. E invece mi resta questa certezza solo per i restanti settantuno giorni."Mi dispiace che tu l'abbia saputo così" mia madre cerca di sorridermi. Cerca di rassicurarmi, come può sorridere? So che non sorride davvero. Chi sorriderebbe in questa situazione? Sta morendo, cazzo.
"L'hai già detto" la mia voce suona troppo dura anche se non vorrei. Sta morendo, sta morendo. Mia madre sta morendo.
Mark stringe ancora la mia mano.
"Olga ti ha chiamata perché beh, come vedi io non potevo" fa una breve pausa per tossire mentre accenna ancora quel sorriso. Non sorridere, lo so che stai morendo!
"So che avrei dovuto dirtelo prima, ma non ci riuscivo. Quando ti ho vista la prima volta... non volevo fare altro che scusarmi. Non volevo entrare violentemente nella tua vita, volevo solo perdono. Ma più ti parlavo e più capivo che non potevo rinunciare a mia figlia... non potevo rinunciare a te!" mi avvicino a lei, vorrei prenderle la mano ma non ci riesco. So che avrebbe bisogno di conforto, so che avrebbe bisogno di supporto, so che avrebbe bisogno di sua figlia, ma in questo momento non saprei neanch'io dove trovarla. Mi limito a guardare i miei stessi occhi, solo molto più tristi. Molto meno pieni di vita, rispetto ai miei.
Come se tu avessi una vita, urlano i miei mostri.
"Avrei davvero voluto trovare una soluzione. Sconfiggere questa malattia e poter riprendere il nostro rapporto. Non volevo che tu lo sapessi così..." mi guarda intensamente "ma qualche settimana fa il dottore ha dato il verdetto:non c'è altra soluzione."
Potrei giurare che Mark stia trattenendo il respiro ma non ho la forza di voltarmi e verificare che sia così. Non ho la forza di guardare mia madre negli occhi, né quella di perderla senza averla ancora trovata del tutto.
"Stai morendo" le parole mi escono senza che io lo voglia davvero, la mia voce è debole, le mani tremano, il mio cuore si spezza. Come tutto attorno a me, come ogni certezza che avevo. Cioè, quasi nessuna.
"Sì, Meredith... sto morendo".___________
Ciao a tutti ragazzi, questo è il continuo della storia "Tell me what I want" se vi è piaciuta e non vi scoccia, lasciate pure una stellina :)
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I WANT YOU. (SEQUEL "TELL ME WHAT I WANT")
RomanceSettantuno giorni. Solo settantuno giorni prima che sua madre muoia. Settantuno giorni a disposizione per perdonare. Settantuno giorni in cui le voci nella sua testa le ricorderanno costantemente ciò che era e ciò che sarà. Settantuno giorni che...