VENTESIMO CAPITOLO

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"Io sapevo che forse lei si sarebbe imbrogliata e non avrebbe capito i particolari, ma sapevo anche che avrebbe capito benissimo la sostanza. E cosí accadde. Ella impallidí come un cencio, voleva dire qualche cosa, le sue labbra si storsero in una smorfia dolorosa; ma cadde sulla sedia, come recisa con un'accetta. E per tutto il tempo poi mi ascoltò con la bocca spalancata, con gli occhi aperti e tremando di un terribile spavento. Il cinismo, il cinismo delle mie parole l'aveva schiacciata..."

( Fëdor Dostoevskij )


La verità non è mai semplice.

Nella verità c'è sempre qualcosa che ferisce o aggrada qualcuno.

La verità è per pochi al mondo, se scegli di essere sincero allora tutti sapranno chi sei, cosa fai, cosa pensi.

Per questo, nella mia vita, ho scelto di mentire.

In realtà non lo chiamerei mentire, semplicemente omettere una parte della mia vita, una parte che ho odiato di me stessa, una parte che ho faticato a mettere da parte.

Ma poi arrivi ad un punto della tua vita in cui hai bisogno di fare delle scelte, di prendere delle posizioni, di scegliere cosa conta o non conta davvero per te, ed io ho deciso di non perdere le persone a cui tengo e per fare questo, devo iniziare ad essere sincera, ad essere me stessa, a raccontare chi ero.

Per questo motivo ora i miei amici sanno tutto ed io attendo una loro risposta.

Stringo forte la mano di Mark, accanto a me, perché è l'unico che possa darmi la forza giusta in questo momento, così come sempre.

"Non voglio compassione... voglio solo che sappiate chi ero diventata ma questo non cambia il fatto che ora sono diversa, sono sempre la Meredith che avete conosciuto" c'è ancora del silenzio in camera. Guardo i volti dei miei amici, delle persone di cui ho capito posso fidarmi, delle persone che mi vogliono bene. Provo a decifrare i loro sguardi ma nella maggior parte c'è solo stupore, o lacrime, nel caso di Jane.

"Allora per prima cosa ti dico che sei una cazzona ed hai fatto troppe cazzate e che potevi restarci secca" la prima a parlare, ovviamente, è Candice "ma ne sei uscita, hai smesso e ti sei data da fare per non ricommettere i tuoi errori... quindi questo ti fa onore."

"Questo non ci farà cambiare idea su di te" aggiunge Jane con la voce un po' rotta.

Nei loro occhi c'è solo sincerità, non vedo compassione o odio, o ribrezzo. Solamente la consapevolezza che ho fatto delle cose sbagliate.

Nel frattempo stringo forte la mano di Mark e tiro un sospiro di sollievo perché non ne avevo idea che ci si potesse sentire così liberi una volta detta tutta la verità a chi ti sta attorno.

"No anzi, ho solo paura che se litighiamo mi ritrovo qualche tuo amico spacciatore che vuole spezzarmi le gambe" questo è Rob, ovviamente.

Ridiamo tutti e silenziosamente lo ringrazio per aver sdrammatizzato il tutto. Questo mi fa capire che non avrei dovuto temere i loro giudizi perché sono i miei amici e vogliono solo il mio bene.

"Gli errori servono a crescere e a ricordarti di non doverli più ricommettere, ti aiutano a..." mi guarda negli occhi "maturare" Liam è seduto dall'altra parte della stanza, un po' più in disparte rispetto a noi, ma apprezzo che abbia accettato il mio invito. Anche perché "Devo parlarvi di una cosa estremamente importante" credo l'abbia allarmato parecchio, ma non potevo non dirglielo.

E' stato per tanto tempo il mio confidente anche se a dire il vero non dicevo poi tanto... ma in parte sapeva cosa pensavo e meritava di sapere il perché di tutto. Meritava di sapere, e basta.

I WANT YOU. (SEQUEL "TELL ME WHAT I WANT")Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora