TREDICESIMO CAPITOLO

193 10 9
                                    

"Le relazioni umane sono davvero strane. Voglio dire, tu stai con una persona per un po', ci mangi, ci dormi e ci vivi assieme, amandola, parlando con lei, andando in posti e poi si ferma."

( Charles Bukowski )




Ok, forse ieri ero fin troppo positiva grazie ai residui di alcol in corpo.
Ora mi sembra del tutto assurdo. Come potrò mai compiere un passo così difficile? Non ci riesco. Forse sto facendo delle considerazione affrettate.

Non posso. Non posso. Io, non posso.

In questo momento avrei bisogno di parole rassicuranti, parole dolci e confortanti che solo una mamma può dare.
Posso farcela. E' semplice: devo solo digitare il suo numero e aspettare che risponda alla chiamata e il resto verrà da sé, no?
Il telefono squilla, squilla, squilla...

"Meredith, tesoro, va tutto bene?" la voce allarmata, il cuore mio che batte, il panico.

"Ehm... sì, mamma, tutto ok. Ti chiamo perché..." mi prendo un attimo per respirare e far spazio nella mia testa. Insomma, Meredith, pensa.
"Ho bisogno di te, sì sai... di un tuo consiglio" la mia voce si affievolisce man mano, ma insomma sono patetica. E' tua madre, Meredith. Cerco di ripetermi.

Potrei giurare di sentirla quasi piangere.
"Oh Meredith..." ok, sta piangendo "Ok, scusami... è che sono così felice che tu  mi abbia chiamata. Dimmi tutto, tesoro" riprende ad avere quel suo tono dolcissimo, che solo lei ha.
Mi mancherai, mamma.

"Beh... non so bene come iniziare."

"Direi dal principio, non credi?" la sento ridere

"Hai presente quel ragazzo, Liam, che alla vigilia di Natale è venuto a cercarmi fin casa tua?" la sento fare un verso di assenso "Beh... lo scorso anno è stato il ragazzo dei miei sogni. Io... lo adoravo, mamma. Era diventato il mio punto fisso, il mio obiettivo..." prendo una pausa.

"Ma?" ha già capito tutto.

"Lui era fidanzato e così ho lasciato perdere. Quest'anno ho conosciuto un altro ragazzo, Mark, il ragazzo che mi ha accompagnato da te un mese fa... mamma, è perfetto. E' intelligente, divertente, simpatico, dolce, comprensivo, mi ascolta sempre e mi lascia mangiare quanto voglio le mie caramelle gommose..." la sento ridere piano "Sì e mi lascia sempre più della metà della pizza, ed è..." respiro profondamente "ed è perfetto."

"E allora perché alla porta non c'era lui?"

Ora arriva la parte più difficile, spiegare cos'ho in testa. Mi prenderà per pazza. Forse la clinica mi servirà ancora.
"E' questo il punto, mamma... è troppo perfetto per me." Continuo prima che possa interrompermi e prima che possa passarmi il coraggio "Io non vado bene per lui, mamma... come potrei raccontargli di me? Dei miei anni peggiori? Dei... miei errori. Della clinica, i dottori... mamma io non ci riesco" mi scappa un mezzo singhiozzo che cerco di smorzare con una risatina palesemente finta.
Non menziono altro perché in fin dei conti non ne abbiamo mai parlato e di certo non ho intenzione di parlare del mio passato con lei, ora.
So che mio padre l'ha informata, non subito, dopo qualche mese, ma ho sempre preferito evitare questo discorso.

"Tesoro..." sospira, ma la interrompo.

"Sì, mamma, ho qualcosa di me che lui non può sapere. E' troppo perfetto, non posso rischiare di rovinarlo perché, te lo assicuro" ancora una risatina finta "io rovino sempre tutto."

"E allora perché non hai paura di rovinare anche l'altro ragazzo? E qual è il suo ruolo in tutta questa faccenda?" la voce così rassicurante

"Liam è diverso, è già incasinato... già conosce parte di me, non lo spavento, mamma... anche se facessi qualcosa di sbagliato, anche se lo rovinassi, Liam ha già la sua anima nera..."

I WANT YOU. (SEQUEL "TELL ME WHAT I WANT")Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora