VENTIDUESIMO CAPITOLO

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 "Rendi il mio mondo così bello anche quando è sbagliato" 
( Kodaline - The one )


"Gli altri ci aspettano" Mark è super eccitato per stasera, anche se non so bene cosa sia e per quale motivo. Spero solo di non aver dimenticato il compleanno di qualcuno, il mio è già venuto... giusto?

"Perché sei così felice stasera?" chiedo guardandolo interrogativa, mentre lui intanto parcheggia sorridente.

Non posso fare a meno di notare quel luccichio nei suoi occhi, le labbra rilassate e i capelli scombinati, come piacciono a me.

Parcheggia fuori dal locale in cui sono solita cantare ogni venerdì, ma in questo, così come il prossimo e quello ancora e ancora e ancora, non credo me la sentirò di cantare.

"Dai andiamo" apre la mia portiera e praticamente mi scaraventa fuori trascinandomi fin dentro il locale con un'euforia che neanche un bambino di due anni incerta lo seguo nel locale, tenendomi stretta a lui.

Non appena entriamo vengo subito pervasa dall'odore del cibo, dall'ambiente confortevole e dal leggero ronzio della musica in sottofondo. Uno dei miei posti preferiti.

"Ecco i ritardatari" John ci accoglie felice accanto la sua bellissima Candice, che in qualche modo sta riuscendo ad influenzarlo con la sua parlantina piccante. Non so bene cosa ci sia tra quei due, ma so che insieme fanno scintille, nel senso buono del termine.

Il tavolo è pieno di delizie e già due birre vuote davanti a Rob, ovviamente. Siedo accanto a Jane che, eccitata, mi sorride. Sembra che qui tutti sappiano qualcosa che io invece in qualche modo ignoro.

"Colpa di Mark" rispondo, ovviamente sono io che mi sono intrattenuta da mia madre e ho perso tempo a decidere cosa indossare, ma Mark è troppo buono per addossarmi la colpa di qualche ritardo.

"S', certo..." commenta sarcastico sedendosi al mio fianco e improvvisamente il suo viso mi appare leggermente teso, quasi come se mi nascondesse qualcosa e questo, oramai, era abbastanza chiaro.

Faccio per parlare ma Adrien da lontano fa segno di andare lì da lui e improvvisamente capisco il perché della sua euforia-nervosa così come quella di tutti i presenti, tra l'altro.

"Mark, avevo detto di non voler cantare..." commento piano e con voce bassa, in modo che solo lui possa sentirmi.

Il suo sorriso lieve è un peso in meno che grava sul mio cuore, la mano che piano accarezza la mia guancia risulta migliore della brezza marina e io potrei perdermi nel guardare i suoi occhi. Il punto, però, è che non avrebbe dovuto organizzare qualcosa che richiede la mia presenza se io sono la prima a non volerci essere.

"E chi ti dice che sia tu a dover cantare?"

"Cosa intendi?" rispondo incerta e spalanco la bocca di due metri, credo, quando lo vedo avviarsi al palcoscenico e prendere il microfono dalle mani di Adrien.

"Finalmente, cazzo" Sam rompe il silenzio che si era creato tra di noi, ed io sento quasi il cuore cedermi, ma per la gioia. Credo.

"Beh, non sono solito fare sorprese... e neanche cantare, a dire il vero" sorride passando il microfono da una mano all'altra, come se stare sul palco fosse qualcosa che fa ogni giorno, a differenza di ciò che dice "Ma oggi, voglio provarci..." dal nostro tavolo si alzano numerosi applausi ed urla di apprezzamento "Questa, è tutta per te" guarda nella mia direzione e così facendo l'attenzione di tutte le persone presenti nel locale, è portata su di me.

"Non ho mai creduto nei colpi di fulmine, fin quando non ti ho scaraventata a terra e non ho mai creduto negli occhi che parlano fin quando non ho visto i tuoi. Non ho mai creduto nelle persone vere fin quando non ti sei messa a nudo per me e non ho mai creduto in qualcosa. Io non ho mai creduto nell'amore... finché non ho incontrato te" le sue parole sono come una pioggia di amore che mi cade leggera sulla pelle, mi culla nella melodia della sua voce ed ogni cosa mi sembra più bella, ogni cosa acquista più senso, ogni cosa è piena di tutto, grazie a lui.

I WANT YOU. (SEQUEL "TELL ME WHAT I WANT")Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora