"Basta! — disse risoluto e solenne, — via i miraggi, via i terrori artificiali, via i fantasmi!... Esiste la vita! Forse che or ora non ho vissuto? La mia vita non è ancora morta! A lei il regno dei cieli e... basta, màtuška, è tempo di riposare in pace! Ora viene il regno della ragione e della luce! E... della volontà, e della forza... e ora la vedremo! Ora ci misureremo!
( Fëdor Dostoevskij )
La vita ti pone continuamente di fronte a delle scelte. Mette a dura prova la tua forza e la tua pazienza, la tua resistenza. Crea continue contraddizioni che però sembrano sempre aver senso.
La vita ti pone di fronte alla felicità e poi di fronte al dolore della morte. C'è chi sa affrontare entrambe, chi niente.
Per me è sempre stato difficile accettare di perdere qualcuno. Il solo pensiero di dover fare a meno di qualcuno a me caro, mi ha sempre destabilizzato. Spaventato.
Quando ho perso la mamma credevo di aver perso tutto, di aver perso me stessa e, ammettiamolo, un po' mi ero persa. Avevo perso me stessa e ciò che avevo fatto per essere quella che ero.
Mi ero persa e ritrovarmi è stato difficile. E' stato difficile perché una volta ritrovata me stessa ho dovuto fare i conti con quello che avevo lasciato.
La morte ti cambia, sta a te decidere se in meglio o in peggio.
Ed io ho deciso qualche mese dopo la sua morte che piega avrebbe dovuto prendere la mia vita.
L'anno è proseguito alla grande. Recuperare lo studio non è stato semplice, ma con l'aiuto dei miei amici mi sono rimessa in pari nel giro di qualche settimana.Ripartire senza la mamma non è stato semplice. Ho avuto qualche crollo, delle volte era dura andare a letto perché svegliarsi con la consapevolezza che non avrei potuto riascoltare la sua voce mi uccideva.
Delle volte dormire invece sembrava l'unico modo per non pensare, per non provare dolore. Ma col tempo tutto è andato per aggiustarsi.
Col tempo ho ritrovato me stessa. Col tempo tutto ha avuto senso. Col tempo mi sono data pace.
Non ha smesso di mancarmi, ma ho smesso di soffocarmi per questo.Mark mi è stato accanto, mi ha aiutata, così come mio padre, Katie, Olga, Bairon... ma il lavoro più grande è stato fatto da Kaysie, la mia psicologa. Più che psicologa è stata una compagna di viaggio nel ritrovare me stessa.
Mi ha ascoltata, mi ha capita, mi ha aiutata.
Qualche giorno dopo il mio ritorno al College il mio insegnate di letteratura inglese mi ha consigliato di parlarle, se mi andava di confrontarmi o semplicemente di sfogarmi.
Così, senza arrovellarmi la testa di mille domande, mi sono recata immediatamente da Kaysie, nel caso peggiore se non mi fossi trovata bene me ne sarei andata con qualche scusa patetica.
E invece no.
Non è una di quelle super psicologhe con studi enormi e mille assistenti, è una semplice psicologa dell'università con una piccola stanza a sua disposizione, ma col cuore più grande di chiunque in passato abbia provato ad aiutarmi.
Non finge di capire, lei capisce. Lei aiuta.
Ma è arrivato il momento di lasciare spazio a chi ha davvero bisogno di lei.
Ormai io non ne ho più bisogno, le ultime sedute sono state più un incontro tra amiche che delle vere e proprie sedute tra una psicologa e la sua paziente.
Mi mancherà poterle parlare, ma potrei farlo in veste di una conoscente-ex paziente piuttosto che sottrarre del tempo a chi ne ha davvero bisogno.
"Sono così felice che tu abbia imparato ad essere così forte e matura da prendere da sola le scelte giuste." Si strofina le mani sulle ginocchia lisce "Sono certa che è la scelta migliore che tu potessi prendere, soprattutto se ti senti pronta a farlo"
"Lo sono" dico impaziente
"Abbi cura di te tesoro" si avvicina per poi avvolgermi in un abbraccio per nulla professionale, ma pieno di affetto.
"Grazie di tutto" le sussurro.
"Credevo di dover sfondare la porta e di ritrovarmi il tuo cadavere a terra. Sei stata lì dentro quasi per un'ora."
"Quanto sei melodrammatico" ridacchio afferrandogli la mano, Mark non è mai rimasto con me o ad aspettarmi durante le sedute perché ho sempre preferito farlo da sola, crescere, e non so cosa si aspettasse facessimo ma di sicuro non gli è chiaro che non sono sufficienti trenta minuti per una come me.
"Gli altri ci aspettano all'ingresso del campus per salutarci, ma c'è molta gente per via delle visite dei prossimi studenti. Quindi sarà difficile trovarli"
"Quanto può essere difficile riconoscere una vestita di rosa, uno con i capelli rossi, una che mangia? insomma, sono facili da distinguere."
"Anche tu sei facile da distinguere, almeno per me." Ridacchia e mi da una pacca sul sedere.
Il solito.
"Eccoli" indica un punto dietro dei tizi visibilmente eccitati per il college "Hai ragione, non è stato poi così difficile" ridacchio tra me e me perché adoro aver ragione.
"Allora, a che ora ce l'avete il volo?" domanda Candice impegnata a divorare uno di quei tramezzini che dovrebbero essere salutari ma che dentro hanno tutta la mensa.
Rob e Liam se ne stanno seduti sotto il solito albero ed anche se la situazione delle volte sembra essere abbastanza imbarazzante, ormai Liam sembra essersi abituato alla nostra presenza così come Mark alla sua. Anche se, a dire il vero, negli ultimi tempi preferisce restare solo e questo mi dispiace, essendo consapevole di essere noi la causa.
Tuttavia riusciamo a convivere tutti pacificamente, ed è questo quello che conta. E poi, con le vacanze di mezzo si dovrebbe sistemare tutto, giusto?
"Stasera alle nove, ma tra poco andiamo via" risponde Mark, dato che io ero persa nei miei pensieri
"Oh mi mancherete così tanto" Jane si fionda su di me inscenando uno dei suoi abbracci teatrali che mi fa sbattere contro qualcuno.
Mi volto di scatto "Oh scusami cara" dico ad una ragazzina, mai vista prima d'ora e chiaramente più piccola di noi.
La ragazza, visibilmente intimorita, mi fissa senza risponde.
"Ti ho fatta male? Mi dispiace..." provo a scusarmi ancora, ma lei non sembra voglia accettarle. Da un'occhiata al gruppo, scruta bene ogni volto, con un'aria interrogativa, quasi a chiederci come mai ci troviamo qui. Si sofferma particolarmente nella direzione di Rob e Liam, strizza gli occhi per via del sole per poi andar via.
"Ok, c'è chi è più pazzo di me" interviene Rob ridacchiando dalla sua postazione, intanto il mio sguardo è ancora rivolto verso quella ragazzina che negli occhi chiari mi è sembrato leggere la stessa paura che ha accompagnato me per anni, ma probabilmente mi sbaglio.
E' una cosa che Kaysie mi ha ripetuto spesso: vedere negli altri un pezzo di me, solo per sentirmi meglio.
Scuoto il capo e ritorno alla realtà, lasciando perdere il dolore e concentrandomi solo su quello che conta.
***
"Sono così eccitata non posso crederci." Urlo entusiasta e applaudo saltellante tra la folla.
"Lo so, non fai altro che ripetere questo da quattro ore...." Sospira frustato "quattro lunghissime ore. Fortuna che stanno per iniziare perché non avrei resistito una quinta" strizza l'occhio ed io, di rimando, gli propongo la mia linguaccia.
Non posso crederci che dopo tanta attesta sto per assistere per la prima volta al concerto dei Kings of Leon.
Il regalo migliore che Mark potesse farmi, soprattutto perché con la fine degli esami avevamo bisogno di un po' di relax. Ma soprattutto di viverci qualcosa di "tranquillo" e non di triste o ansioso.
"Grazie per avermi concesso tutto questo" mormoro, sperando in parte che non mi senta perché queste cose son sempre troppo difficili per me.
Ma non è così, Mark si volta e afferra il mio volto.
"Grazie a te per avermi concesso il tuo cuore. Te l'ho già detto all'inizio di tutto, Meredith, tutto quello che faccio... è solo per te" le sue parole sono come una ventata d'aria fresca, sono come quando hai sete e trovi per sbaglio una bottiglietta d'acqua in borsa. Quando stai per cadere ma trovi qualcosa a cui appigliarti.
Ecco, Mark è il mio appiglio, mi ha aiutata a non cadere, a non aver paura del vuoto, a non aver paura della paura.
Mark mi ha insegnato a vivere e a sentirmi libera. Mi ha insegnato ad amare senza vincoli.
Mark è tutto.
"Ho aspettato per anni qualcuno che mi facesse sentire viva, ed eccoti qui..." sussurro ad un soffio delle sue labbra che, a distanza di mesi, sembrano non bastarmi mai. Sembro sempre alla ricerca disperata di un suo contatto, perché è quello che riscalda il mio cuore, è quello che mi ricorda per cosa vale la pena lottare.
Mi accarezza delicatamente il viso e al contatto della sua pelle morbida le mie palpebre si chiudono, quasi come se fosse un movimento collegato.
"Sai cos'ho capito da quando ti ho accanto?" chiede
"Cosa" l'accenno di barba solletica la mia fronte quando, delicatamente, ci posa un leggero bacio.
"Da quando mi sei accanto ho capito tante cose... tantissime. Ho capito che non ti piace svegliarti presto la mattina, che il caffè americano ha troppa acqua rispetto a quello italiano, che se studio anche quando sono stremato il più delle cose non le capirò mai, che la torta della nonna non sempre la prepara la nonna, che i tuoi occhi di notte sono ancora più belli..." i suoi occhi brillano mentre nel frattempo Caleb Followill fa il suo ingresso seguito dal resto del gruppo "Ho capito che sorridi quando sei imbarazzata ed abbassi lo sguardo quando non sai cosa dire. Ho capito che vale più un tuo abbraccio che una serata di sesso sfrentato e selvaggio con un'altra..." sorride e nel frattempo come sottofondo i Kings of leon cantano "I want you", che, profondamente, dedico a Mark urlando a squarcia gola, ma ora sono troppo concentrata ad ascoltare le sue parole per poter cantare davvero "Ho capito che le persone vere si riconoscono subito e che gli amici sono importanti. Ho capito che delle volte non tutti sanno cosa gli accade, o non sanno come affrontarlo. Ho compreso cosa può provocare il dolore della morte... ma, la cosa più grande che ho compreso, amore mio" deposita un leggero bacio sulle mie labbra "è che non potrei vivere senza te perché voglio te." Ho il cuore che palpita per la gioia e vorrei mettermi ad urlare davvero, e non per il dolore ma finalmente per gioia. "Non ho bisogno di te per vivere, Meredith... Io voglio te per vivere. Ti voglio oggi e domani. Ti vorrò sempre. Ho capito che anche se hai fatto e spari mille cazzate..."
"Non potrei non amarti anche se volessi" completo la sua frase. Perché è esattamente quello che ho capito io in quest'ultimo anno.
Ho capito che non importa quanto possa essere successo e quanti errori io abbia fatto o lui abbia fatto, lo amo e non potrebbe essere diverso da così.
Mark sorride ed annuisce prima che mi invada con la sua dolcezza.
Non mi basteranno mai i suoi baci o i suoi abbracci, non mi basterà mai lui.
Non mi basterà mai chi mi ha ridato la gioia di amare, la gioia di ridere, la gioia di vivere.
Lo sento canticchiare "She took my heart, I think she took my soul."
"Lei ha preso il mio cuore, penso che lei abbia preso la mia anima."Mi stringe forte, mi stringe forte a sè e le lacrime colme di gioia solcano le mie guance "Mi hai salvata" sussurro sul suo petto. "Perché tu, invece, hai liberato la mia anima." Sussurro ancora, poi non so bene cosa succede... la serata è magnifica, la settimana è magnifica, e la vita è magnifica.
Tutto, adesso, sembra che valga la pena di essere vissuto.
"Ti darò tutto me stesso" sussurra, più a se stesso che a me, ed io so che sarà così perché mi ha già dato tutto.
Mi ha reso libera dai miei mostri.
Mi ha donato la pace.______
Siamo giunti davvero alla fine di questa storia.
Innanzitutto volevo ringraziare chi mi ha seguito fin qui, chi commentando e chi, anche solo con qualche stellina, o seguendo di passo passo i capitoli, mi ha fatto capire che apprezzava la storia.
E' dura chiudere con Meredith perché per metà è una parte di me, e lo resterà sempre. Mi dispiace non poter raccontare più di lei e dei suoi demoni, della sua vita e del suo amore ma so che a breve la rivedremo, non direttamente ma sapremo come prosegue la sua vita.
Ebbene sì, la prossima storia tratterà di un personaggio vicino a Meredith ma non vi dirò chi. Lo scoprirete presto, molto prima di quanto vi aspettiate.
Vi lascio ora e spero di avervi lasciato un piccolo pezzo del cuore di Meredith e ,quindi, un po' del mio.
Buone letture e... ci vediamo presto :)
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I WANT YOU. (SEQUEL "TELL ME WHAT I WANT")
RomanceSettantuno giorni. Solo settantuno giorni prima che sua madre muoia. Settantuno giorni a disposizione per perdonare. Settantuno giorni in cui le voci nella sua testa le ricorderanno costantemente ciò che era e ciò che sarà. Settantuno giorni che...