DICIANNOVESIMO CAPITOLO

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"Quanti ragazzi hanno paura di avere un mostro dentro di sé?
Di solito si ha paura degli altri, non di se stessi."
( Allegiant - Veronica Roth )  
 


Non so per quanto restiamo così, io stesa sul pavimento con la testa sulle sue gambe e lui appoggiato contro il muro, ma so che è molto poiché fuori il cielo inizia a schiarirsi.

"Mark" dico piano, per informarlo che ora sono sveglia.

Vorrei restare in silenzio, in realtà, perché anche il solo parlare mi provoca un dolore lancinante e le ossa fanno male anche per il semplice fatto che sto respirando, ma fingo di star bene pur sapendo che lui non è stupido e lo sa perfettamente come mi sento in questo momento.

Sospira "Ora non ne parleremo..." sospira ancora più forte "ma poi mi devi dire che cazzo hai fatto e perché" sibila piano. Annuisco sulle sue gambe. Non c'è un motivo, volevo solo smettere di pensare. Volevo solo smettere di provare dolore.

Volevo sentirmi meglio. Volevo non sentirmi me stessa.


Nonostante il dolore terrificante, tengo lo sguardo fisso davanti a me, cerco di ricordare ai polmoni di respirare perché in questo momento sembra troppo difficile lasciarli fare tutto da soli.

"Non posso lasciare che ti rovini" dice piano e con tanta dolcezza. Rido di gusto. Rido così tanto, con le lacrime che scendono sul viso, che sembro davvero pazza. Forse lo sono davvero.

" Sono già rovinata" rido ancora "guardami..." non so bene come, ma quelle risate diventano singhiozzi. Continuo a piangere rumorosamente, sperando che in questo modo passi l'effetto di questa merda o metta fine al mio dolore.

Ma non passerà, non passerà mai.

"Non sei rovinata, semplicemente non sai affrontare il dolore" ripete piano, ancora. Quanto vorrei credergli. Annuisco, ma non lo penso davvero. Voglio solo smettere di parlarne.

Voglio solo il silenzio.

"Ho chiamato Jane, le ho chiesto di restare da Rob" riprende poco dopo mentre continua ad accarezzarmi distrattamente i capelli. Anche in questo momento la mia mente non dimentica quanto il mio cuore ama questo ragazzo.

Bussano alla porta, ma ovviamente di alzarmi non se ne parla
"Vai ad aprire tu" la mia voce è troppo bassa, ma so che nel silenzio della notte riuscirà a sentirmi.

"Nessuno ha bussato" la sua voce, invece, è troppo alta per la mia testa in questo momento. Ad ogni modo, sarò strafatta ancora... ma l'udito credo sia intatto.

"Sì, Mark. Non sono pazza. Hanno suonato alla porta, riesco ancora ad utilizzare le orecchie" rispondo scontrosa. Perchè, ok che sono fatta, ok che ho le allucinazioni, ok che do i numeri, ma sono passate diverse ore e, soprattutto, mi funziona ancora l'udito.

"Meredith, dormi" replica, ma io mi alzo, a tentoni, ma mi alzo. Non vuole credermi? Glielo dimostrerò.

"Dove cazzo vai?" chiede allarmato alzandosi in fretta.

"A dimostrarti che non sono pazza" mi dirigo alla porta e poi la spalanco.

Di fronte a me mio padre, sconvolto. Mark l'avrà chiamato mentre dormivo! Non ne aveva assolutamente il diritto. Ma almeno dimostra che non sono pazza.

"Vedi?" chiedo indicando verso mio padre "Non sono poi così pazza." Nel voltarmi vedo tra le mani di mio padre una foto ma Mark mi blocca per le braccia prima che io possa allungarmi per prenderla

I WANT YOU. (SEQUEL "TELL ME WHAT I WANT")Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora