SESTO CAPITOLO

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" Quanto rendono meravigliosa una persona la gioia e la felicità! Come ferve un cuore innamorato! Sembra che tu voglia riversare tutto il tuo cuore in un altro cuore, vuoi che tutto sia allegro, che tutto rida. E quanto è contagiosa questa gioia! "
( Fëdor Dostoevskij )


La serata è continuata con Rob ubriaco fradicio e Candice che è riuscita a mangiare più quantità di cibo di quanto Sam ed io potremmo mai riuscire ad ingerire in una sola giornata. E la cosa migliore è che ha sempre un aspetto impeccabile.

Ora sono in auto, con Mark. Ha insistito affinché fosse lui ad accompagnarmi perché deve darmi il suo regalo. Odio infinitamente le sorprese, ma questo lui ancora non lo sa e non ho intenzione di informarlo proprio questa sera.
Mi è parso piuttosto taciturno quando sono tornata al tavolo da sola, ma non ho azzardato a fare domande e lui altrettanto. Forse abbiamo solo bisogno di tempo, o forse questa storia dell'amicizia non andrà mai bene, forse a lui farà sempre male vedermi con un altro ragazzo ed io troverò sempre troppo volgari le ragazze che gli ronzano intorno, ma non riesco a trovare tra tutti questi buoni motivi, uno solo a cui aggrapparmi per lasciarlo andar via. Probabilmente sono un'egoista di prima categoria, ma non riesco ad allontanarmi da Mark. Ci ho provato e non è andata benissimo. E' come se fossimo uniti da un filo conduttore che, in un modo o nell'altro, ci riporta sempre allo stesso punto. Noi. Sempre e solo noi due.

"Tutto ok?" Mark rompe il silenzio ed io mi risveglio dai miei pensieri. Alla radio danno "Rehab" di Rihanna, quale canzone migliore?

"Sì, a te?" sghignazza come se avessi appena fatto una battuta che in qualche modo io non capisco e poi scuote il capo diventando di colpo serio. Quest'uomini, non li capirò mai. E poi dicono che siamo noi donne quelle difficili.

"Non intendevo questo. Intendevo Liam. Beh, sì... avete parlato?" stringe così forte le mani sul volante che le nocche gli diventano bianche. Si sta trattenendo e lo capisco.

"Sì." Rispondo semplicemente. Non me la sento di dare molte spiegazioni ma soprattutto di parlarne. Non è facile dire di no a qualcosa che hai voluto per così tanto tempo, qualcosa che hai desiderato intensamente e sai com'è averla tutta per te.

Inizio a canticchiare la canzone con la speranza di sviare il discorso a tutt'altro, magari quanti gradi ci sono o che danno domani sera alla TV.
Sorride. Sorride per davvero. Uno di quei sorrisi che bacerei per ore. Uno di quei sorrisi che non puoi stancarti di guardare.
Sorrido anch'io mentre continuo a guardarlo e a canticchiare.

"Adoro quando lo fai. Cantare, intendo. Dio se adoro la tua voce..." anche io adoro la tua, adoro la tua voce e il tuo sorriso e ogni tuo sguardo verde intenso, ecco cosa vorrei dire. Ma sorrido, sorrido e basta. Ecco un buon motivo per non essergli amica. "Dovresti lasciarlo andare", urlano.

Apre la mia portiera non appena arriviamo nel parcheggio del campus. Non ci muoviamo, restiamo a fissarci per qualche secondo in attesa che qualcuno dei due dica la prima parola.
Inserisce una mano all'interno della sua giacca blu notte e, prima di estrarre la mano fa un sorriso sghembo mentre mi guarda con i suoi occhi dolcissimi, sorrido di ricambio.

"Prima di darti il tuo regalo voglio che tu sappia..." sospira. "Che non devi assolutamente sentirti costretta a condividerlo con me. E' tutto tuo. Spero davvero che ti piaccia."
E poi lo estrae.

Lo fisso a bocca aperta con un'espressione pari ad un bambino nel giorno di Natale.
Un miscuglio di eccitazione, adrenalina, oserei dire addirittura di felicità, mi pervadono dentro.
Un biglietto per il concerto dei Kings of Leon il 19 giugno.

Guardo il biglietto, poi guardo Mark, poi il biglietto e poi di nuovo Mark. E poi scoppio in mille urla mentre getto le mie mani al collo. Di Mark, ovviamente.

Lui ride così forte che mi sento quasi come se mi riempisse delle cose più belle al mondo e una delle più belle fosse proprio lui. Mi tiene stretta al suo petto mentre mi solleva leggermente per un abbraccio ancora più dolce, ancora più emozionante.
Non ci posso credere. Nessuno ha mai fatto questo per me. Mai. Sì, c'è mio padre, ma oltre lui non ho mai ricevuto così tanto da qualcuno che per giunta ho fatto soffrire più e più volte.
Questo gruppo sono per me morte e vita assieme: ciò che ho voluto evitare per anni di ascoltare solo perché mi ricordava una delle persone più importanti della mia vita e ciò che mi ha donato la passione per la musica. Che mi ha donato la passione per l'unica cosa in grado di salvarmi.

"Non posso crederci, Mark... è stupendo." Mi tiene ancora tra le sue braccia mentre contemplo il mio biglietto.
E poi vedo il luogo. Dover, la capitale del Delaware. Praticamente dall'altra parte dell'America. Sgrano gli occhi incredula.

"Ma... ma è nel Delaware, è dall'altra part..." mi zittisce ridendo e stampandomi un leggero bacio sulla tempia.

"Lo so, hai viaggio e tre giorni in hotel già pagati. Per te e chi vorrai portarci."

Non ci penso due volte a rispondere. "Te." Sorride mentre le sue mani mi tengono ancora saldamente. Una in basso alla schiena e l'altra esattamente al centro.

"Non devi sentirti costretta. Non sapevo neanche se te lo avessi dato in realtà... Sai, per la nostra situazione. Mi basta sapere che ti è piaciuto" continua a sorridere ed io vorrei mordere quelle labbra. Sì, esatto. Vorrei mordergliele per quanto sono perfette.
Ma ora ci sono cose più importanti che devo risolvere, poi mi sfamerò. Non può pensare che io mi senta costretta. Non c'è accompagnatore migliore di lui. Appassionato di musica, divertente e con un cuore così enorme da fare questo per me.

"Non mi sento assolutamente costretta. Mi va, voglio che sia tu ad accompagnarmi e non poteva esserci regalo migliore. Non so come ringraziarti... è meraviglioso" mi stampa un altro leggero bacio, stavolta sulla guancia ed io non posso fare a meno di chiudere gli occhi e godermi l'attimo.

La verità è che avrebbe potuto regalarmi anche un buono sconto per il Mc donald's e a me sarebbe piaciuto lo stesso. Anche se non mi avesse regalato nulla, in realtà, a me sarebbe andata bene comunque purché avessi avuto la possibilità di vivere questo momento. Questi attimi di estrema dolcezza, senza malizia, senza niente se non il sincero sentimento che ci accomuna. E' questo che gli direi se ne avessi il coraggio, se non fossi così impaurita da me stessa, dai miei sentimenti e da tutto ciò che sta accadendo nella mia vita, le numerose incertezze, ma invece entro in camera con gli occhi lucidi e il cuore colmo di speranza, speranza che solo lui riesce a infondermi.

Vorrei solo spegnere quei demoni nella mia testa che ogni giorno aumentano e non mi danno sosta, non mi danno tregua. Li vedo ridere di me quando cerco di andare avanti, quando cerco di superare i numerosi ostacoli e non ci riesco. Perché loro urlano ed urlano, urlano tutto il tempo ed io non ci riesco. Non ci riesco se loro continuano ad urlare "non ce la farai".

Ce la farò, mi ripeto più forte.
E poi resta sempre tutto uguale.

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 "She took my heart, I think she took my soul"
(   Ha preso il mio cuore, penso che lei abbia preso la mia anima )

I WANT YOU. (SEQUEL "TELL ME WHAT I WANT")Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora