DECIMO CAPITOLO

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"La sofferenza, questa è l'unica causa della consapevolezza."

( Fëdor Dostoevskij )


I giorni sono stati tuttigli stessi, non nell'accezione negativa della frase. Anzi, sono stati probabilmente parte dei giorni più belli della mia vita. Trascorsi perennemente tra le braccia di mia madre. Sì, esatto, io tra le braccia di mia madre. Credo di non aver mai scattato così tante foto in tutta la mia esistenza, ma ne è valsa la pena.

Credo di aver preso venti chili per quanto mangiato e poi averli persi tutti ogni sera quando David e Bairon improvvisavano uno dei loro teatrini. E' stato tutto come ho sempre voluto.
Tutto perfetto, se non avessi avuto il costante pensiero che questo sarà stato il mio primo ed ultimo natale con lei e queste persone magnifiche.

Ora, in auto, alle quattro del pomeriggio, nel parcheggio del mio campus, sento il peso di ogni secondo trascorso con lei, il peso di ogni secondo che dovrò trascorrere con Liam e il peso di tutto quello che so che mi dirà Mark quando ci rivedrà assieme, o forse il peso del suo probabile silenzio.
Vorrei prenderlo ora l'aereo che mi aspetta tra tre giorni per tornare da miopadre, in Texas. Ma poi lì sentirei il peso dei ricordi e quindi neanche quello riuscirebbe a farmi sentire al sicuro.

Ho bisogno di urlare. Ho bisogno di piangere. Non sono in grado di affrontare tutto questo. Credevo di essere forte, credevo di poter smettere di piangere ecredevo di poter smettere di essere la ragazzina che combina guai e invece oranon riesco a smettere di pensare a quello. Sarebbe l'unica cosa in grado di calmarmi, l'unica cosa in grado di farmi sentire meglio. Sto impazzendo.
Urlo. Forse urlo per un'ora e do pugni alsedile per un'altra e poi capisco che potrei urlare ore ed ore, ma nessuno mi sentirebbe.

Esco dall'auto col viso in lacrime.
Mi sento in trappola: vorrei correre il più lontano possibile da me stessa e ritornare solo quando tutto sarà finito. Vorrei anestetizzare qualsiasi emozione, vorrei essere come mi sento: nulla.

"Meredith" mi volto di scatto e senza pensarci due volte mi fiondo sul suopetto caldo. E' assurdo quanto due braccia possano renderti così sollevata e al sicuro e in un istante soltanto.
"Non piangere" sussurra tra i miei capelli, nonostante mi ritrovi sulle punte l'altezza di Mark è irraggiungibile e nonostante stia mentalmente ripetendomi di smetterla di piangere, continuo a farlo e se è possibile anche peggio. "Hey, hey" prende il mio viso tra le mani "calmati, per favore" con le dita asciuga le lacrime che corrono lungo il mio viso. Sospiro, non so se di sollievo o di esasperazione verso me stessa, ma sospiro. "Sono qui per te" sussurra con la fronte appoggiata alla mia.

Vorrei così tanto riuscire a dire cosa mi sta uccidendo e cosa vorrei ancora in questo preciso istante per poter mettere fine al mio dolore.

"Parlami" la sua voce è impercettibile, in questo momento sento solo tutto il dolore che fin ora non mi sono concessa di vivere.
Scuoto la teste debolmente ma ho smesso finalmente di piangere.
"Facciamo due passi" annuisco.

Vorrei potergli dire cosa mi affligge, vorrei poter essere in grado di aprirmi una volta e per tutte ma non posso. Non posso fargli questo. Ho due possibilità come reazioni possibili e nessuna delle due sembra quella giusta.
Nei migliori dei casi si farebbe carico di tutti i miei problemi. E' così buono che probabilmente si sentirebbe in dovere di starmi necessariamente accanto e non voglio che si senta in dovere di aiutarmi. Non voglio fargli pena.
Nel peggiore dei casi, invece, gli farei così schifo che neanche tutta la sua bontà riuscirebbe a tenerlo ancorato a me. Fuggirebbe via.

"Allora, vuoi dirmi perché piangevi?"

Scuoto la testa "non era nulla di importante" rispondo, mentre mi dirigo verso la panchina più vicina, ho bisogno di sedermi o crollerò in un mucchio di pezzi proprio qui, davanti ai suoi occhi.

"Meredith, eri sconvolta... ci sarà pure un motivo" guardo nei suoi bellissimi occhi verdi, vorrei potergli urlare "Mi sono distrutta mille volte e mi rialzerei mille ed una solo per poterti rivedere" ma non posso. Io non posso.

La sua mano si posa sulla mia, leggera, quasi come fosse una piuma.
"Non voglio costringerti ma credo tu abbia bisogno di parlarne" scuoto ancora il capo. "Ti prego, Meredith... non ti fa bene tenere tutto dentro. Apriti" mi guarda conquegli occhi imploranti "ti prego"

"Non posso, Mark.  Oltre il fatto che sto per riperdere mia madre dopo averla ritrovata, oltre al fatto che mi sento così confusa da non riconoscere neanche più quale sia destra e la sinistra, ci sono cose del mio passato..." lo guardo "Ci sono cose del mio passato che ho fatto e che in questo momento rifarei ancora e ancora." Ormai piango di nuovo "Cose che ho fatto ma non posso raccontarti. Non posso o andrai via perché sarà così orribile ciò che ti dirò che sarà assurdo anche solo pensare che tu possa restare lì per me e se tu restassi" rido mentre le lacrime mi rigano il viso "Se tu restassi, non saresti più lo stesso. Io non voglio farti pietà, io non voglio rovinarti" mi attira al suo petto caldo, le mani che mi accarezzano i capelli, le lacrime che scendono infinite, il mio respiro forte. Ancora quel dolore lancinante.

"Non c'è niente al mondo che possa farmi cambiare idea"

"Idea su cosa?" mormoro tra un singhiozzo e l'altro.

"Ti amo più della mia stessa vita." Silenzio. Risponderei, se sapessi cosa dire. In questo momento gli urlerei che lo amo anch'io, più di quanto potrò mai amare chiunque altro. Ma è solo dettato dal momento? Non riesco a pensare lucidamente, non riesco più a capire cosa è vero o cosa no.

Per tutto questo tempo ho creduto di amare Liam, e allora perché ora non ne sento minimamente la mancanza? Ma, soprattutto, perché non è a lui che urlerei che lo amo?

"Non voglio che tu ti senta in dovere di ricambiare, ma solo che tu lo sappia"mi asciuga con cura le ultime lacrime che rigano il mio viso

"Ho capito una cosa, negli ultimi anni... soprattutto qui"

"Cioè?" lo guardo incuriosita

"Una delle cose peggiori è quando non sai chi sei e ti affidi agli altri per capirlo."

"Cosa intendi?" dico, tirando su col naso, ora sì che farò colpo.

"Non lasciare che siano gli altri a dirti chi sei e cosa vuoi, neanche ai tuoi ricordi." Ancora una volta resto senza parole. E' assurdo quanto mi capisca senza neanche parlare. Vorrei potergli raccontare tutto, vorrei essere per la prima volta libera di dire cosa penso, libera senza dottori o mio padre che si accettino che dica le cose giuste, la cosa migliore per me. Le cose che mi fanno sembrare "guarita", ma io non guarirò mai.

"Devo prepararmi per stasera" mi alzo lentamente "ci vediamo alla festa" asciugo velocemente le lacrime
e mi volto, ma Mark afferra una mia mano e mi blocco all'istante.
"Quando vorrai parlarne... io ci sono, sempre" annuisco e mi dirigo in camera.





****

Indosso un vestito nero, lungo, davvero molto bello. Anche il ristorante che ci ospita è molto bello, è un Hotel a cinque stelle, in realtà. Il cibo non l'ho ancora provato, ma scommetto che sarà delizioso, anche il vino che tutti continuano a prendere e riprendere dopo solo mezz'ora, sembra ottimo. Anche la musica, a dire il vero.

E' tutto bellissimo e mia madre non potrà vederlo. Forse oggi, magari anche domani ma tra un mese, probabilmente, no.

Avrò tempo per portarla qui? O forse dovrei scattare qualche foto? Magari quando tornerò da lei potrei mettere questo vestito, le piacerebbe sicuramente.

"Dovrai quantomeno parlare alle tue amiche, Meredith" annuisco. Liam è molto premuroso, credo. Ma a me non va di parlare con le mie amiche né con lui. Non ci riesco. Ho bisogno di silenzio ma tutti continuano a parlare, anche le voci nella mia testa. Forse dovrei smetterla e chiamare Jack, sono sicura che verrebbe qui con un aereo per farmi avere ciò che mi serve per far smettere tutto questo rumore o aumentarlo nel modo giusto, magari ha qualche contatto qui...

"Meredith..." mi volto di scatto al suono della voce di Mark. E' stupendo. Favoloso. Magnifico. Tutto in tiro con giacca e anche la cravatta del suo stesso colore di occhi. Il mio principe azzurro, il mio eroe. Solo che lui non lo sa. Non può saperlo.

Aria. Ho bisogno di aria.

I WANT YOU. (SEQUEL "TELL ME WHAT I WANT")Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora