Epilogo

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Sei mesi dopo

«Ho intenzione di amarti per sempre. E ammetto che non sono per niente consapevole di cosa voglia dire questa parola, sempre... Ma ti giuro che ci proverò, ci proveremo, insieme. Ho terribilmente bisogno di te, dei tuoi stupidi commenti, delle tue pessime battute, ma soprattutto di incrociare i tuoi occhi e vedere il rossore sulle tue guance, di pronunciare il tuo nome e vederti sorridere. Mi manchi e, ti prego, non roviniamo tutto per un errore. Non ne vale la pena, ricordi? Io e te possiamo farcela fino alla fine, questa volta per davvero.»

Le parole di Harry mi rimbombano nella testa mentre guardo una nostra foto in auto. A minuti dovrebbe uscire dall'aeroporto. Trascorreremo insieme le vacanze natalizie e questa sera abbiamo la cena della Vigilia dai miei genitori. Ormai la mia vita si è spostata al campus dell'università, mentre Harry dopo essere stato rifiutato da un paio di aziende ha deciso di aprire un bar con Louis. Hanno comprato un vecchio locale che stanno risistemando e nel tempo libero Harry lavora ancora come panettiere. Io non ho ancora idea di cosa farò dopo l'università, ma in questo momento tutto ciò che mi interessa è poter riabbracciare Harry. Quella famosa sera del ballo, sei mesi fa, mi disse queste esatte parole che ho finito per impararle a memoria e addirittura scrivermele. Persa tra i miei pensieri mi ci vuole qualche istante per sentire il ticchettio di un paio di dita avvolte nei guanti sul finestrino. Spalanco la portiera: perché ogni volta che lo vedo diventa più bello? Mi lascia un leggero bacio a stampo e lo aiuto con le valige. Sto per salire in auto ma lui mi prende un braccio e facendomi girare mi tira verso di lui. Ora posso sentire il suo respiro e la condensa che si forma quando mi dice che gli sono mancata.

«Anche tu, Harry» rispondo sorridendogli. A quel punto mi accarezza la guancia e dopo un momento di esitazione inizia a baciarmi. Mi erano mancate le sue labbra morbide premute contro le mie e quella inebriante sensazione che provo ogni volta che anche solo le sfioro. Vorrei non staccarmi più da lui, ma così arriveremo in ritardo per la cena.

Saliamo in auto e accendo l'aria calda per riscaldare un po' l'ambiente.

«Sento che arriveremo in ritardo» dichiara Harry.

«Con questo traffico non ne ho dubbi.» Usciti dall'aeroporto, ci ritroviamo immersi in un grande caos di auto. Sono le sei e mezza e fra un'ora dobbiamo essere a casa dei miei genitori.

«Li hai incartati i regali, vero?» mi chiede Harry, preoccupato.

I regali... i regali di Natale!

«Mi sono completamente scordata!»

«Siamo fottuti...»

«Harry, sii positivo. Ora andiamo al campus, ci prepariamo e incartiamo i regali» dico cercando di tranquillizzare più me stessa che Harry.

«Non hai una compagna di stanza?»

«Cosa c'entra questo adesso?»

«Non puoi chiedere a lei di incartare i regali?» domanda lui sarcastico.

«Potrei ma...»

«Ma...?»

«C'è anche il suo regalo tra quelli, mi dispiacerebbe darle la borsa che le ho preso prima di averla incartata» ammetto.

«Lo faresti per una buona causa, Kitty.»

«Ancora questo stupido soprannome, Harold» ribadisco alzando il tono sul suo nome. Sorride guardando fuori dal finestrino e due fossette gli spuntano sulle guance. In questi momenti è la tenerezza fatta persona.

«E va bene, passami il cellulare.»

«Brava KitKat!» dice dandomi un bacio sulla guancia.

Sospiro, ma nel frattempo mi scappa una risata: è impossibile non ridere con questo ragazzo, il mio ragazzo.

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