CAPITOLO 13

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Era sabato sera, Hellen era in camera sua e stava rileggendo il tema sulle Mandragole che avrebbe dovuto consegnare il giorno dopo.
Le sue sue compagne non c'erano, erano già andate nella Sala Grande per cenare, lei invece doveva aspettare le otto per andare alla cena con il professor Lumacorno, in realtà l'idea di passare il sbato sera in compagnia di un professore e altri studenti, probabilmente sconosciuti, non la esaltava particolarmente, ma non aveva trovato scuse per non andarci e Frank l'avrebbe uccisa se lo avesse lasciato solo.
Alle sette e mezza Hellen chiuse il libro che stava leggendo e con molta calma scese nella Sala Comune dove Frank la stava spettando.
Si incamminarono insieme verso l'ufficio di Lumacorno e proprio alle otto in punto bussarono alla porta di mogano.
La vociona del professore li invitò ad entrare e accomodarsi.
Al centro della stanza c'era un grande tavolo rotondo a cui erano seduti già tutti gli altri invitati, erano tutti più grandi di Hellen e Frank che presero posto timidamente nelle ultime due sedie rimaste.
«Oh, buonasera ragazzi, siete arrivati giusto in tempo, stavamo parlando proprio di tuo padre, Paciock, cosa fa nella vita?»
«È un Auror, adesso»
Rispose Frank, nei piatti era appena apparso dell'arrosto con le patate dall'aspetto veramente delizioso.
«E il suo, signorina malfoy?»
Hellen alzò gli occhi verso il professore e deglutì a forza il pezzo di arrosto che aveva in bocca.
«Ehm, lui aiuta George e Ron nel negozio, Tiri Vispi Weasly»
Il professore annuì sorridendo, ma a Hellen sembrò quasi deluso dalla sua risposta.
«E tuo zio Harry? So che lavora al ministero della magia»
«Sì, anche lui è un auror»
Hellen notò una scintilla di interesse negli occhi di Lumacorno, li aveva riuniti lì solo perchè avevano dei parenti famosi.
«Mi scusi professore, non mi sento molto bene»
Mormorò Hellen alzandosi da tavola e dando una leggera gomitata a Frank.
«Oh, mi dispiace...vuole...»
«La accompagno io in infermeria, signore» si affrettò a dire Frank.
«Oh sì, sì certo, andate pure»
Si alzarono da tavola e uscirono dalla stanza il più in fretta possibile.
«Perchè ce ne siamo andati?» ridacchiò Frank appena furono fuori dall'ufficio di Lumacorno.
«Perchè...è solo interessato alle nostra famiglie, non mi piace, non mi piace per niente».
Tutti i pensieri sul professore di pozioni arrestarono bruscamente quando nel corridoio incrociarono un ragazzo, quel ragazzo che Hellen aveva sorpreso a singhiozzare in un angolino nascosto della Sala d'ingresso.
Lui si accorse del suo sguardo e affrettò il passo, Hellen si voltò di scatto pronta a seguirlo e a scoprire chi fosse, ma c'era solo un piccolo problema, Frank.
«Cosa c'è?» chiese il ragazzino osservando l'amica.
«No...niente, credevo, credevo che fosse il prefetto di Grifondoro»
Frank aggrottò le sopracciglia.
«Quell'idiota di Horestey? Ma non gli somiglia per niente!»
«Lo conosci?» esclamò Hellen.
«Sì è un giocatore di quidditch...ma perc...»
«Non importa, io torno subito, ci vediamo nella sala comune» esclamò Hellen prima che l'amico potesse finre la frase e si avviò nel verso opposto, lasciando Frank attonito.
Ora sapeva il suo cognome, la sua casa e che giocava a quidditch, ma tutto ciò a cosa la portava? A cosa le serviva sapere perchè stava piangendo? Perchè si era così intestardita su quel ragazzo? Le ricordava qualcuno? Oppure era solo annoiata e voleva divertirsi a fare la piccola investigatrice? Hellen scacciò via tutte quelle domande mentre cercava tra i libri della biblioteca, era sicura di aver già visto quel nome da qualche parte.

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