CAPITOLO 26

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«Cosa ci fai qui?» il tono di Thom era calmo, perciò Hellen capì che poteva rivolgergli qualche domanda.
«Thom, cosa...cos'hai fatto al labbro?»
Hellen aveva ancora il fiatone per la corsa in salita.
«Alcuni miei compagni non apprezzano che io stia in compagnia di una grifondoro, mi chiamano traditore» spiegò con la disinvoltura con cui si dicono le previsioni del tempo «È curioso vero? Come la stupidità di certe persone possa andare oltre ogni limite»
Hellen si sentì terribilmente in colpa, ma in fondo, lei cosa ne poteva?
«Mi dispiace» mormorò.
«Oh no, Hellen non è colpa tua» Thom si voltò per la prima volta verso di lei e le fece l'occhiolino, Hellen non capì quel gesto e aggrottò la fronte.
«Cos...» non ebbe il tempo di finire la frase, Thom si voltò di scatto e con una velocità impressionante lanciò un incantesimo confundus contro un arbusto senza foglie, dietro di questo si alzò in piedi un ragazzo dall'aria stordita e Thom ancora più velocemente di prima lanciò un incantesimo muffliato intorno a loro.
«Hellen non c'é molto tempo!» esclamò a bassa voce avvicinandosi a lei «mia madre vuole che io ti porti al ministero, ma mi sono rifiutato» Hellen lo fissava terrorizzata
«allora ha chiesto a quel ragazzo di farlo al posto mio, e lui sta cercando di usarmi come esca, devi andare via! In fretta!» detto questo tornò alla posizione iniziale e il ragazzo confuso esclamò: «Ehi! Mi hai lanciato un incantesimo?»
«Ehm...no! Torna a nasconderti!» rispose Thom e con un cenno della mano indicò a Hellen di scappare.
Hellen cominciò a correre giù per la collina ignorando le urla che si alzarono alle sue spalle, lampi di luce esplodevano dietro di lei, ma non smise di correre, era quasi arrivata al sentiero che portava a Mielandia quando qualcosa le si attorcigliò intorno ad una caviglia e la fece inciampare.
Si voltò, una spessa radice era spuntata dal suolo e le circondava la caviglia, cercò di liberarsi ma il ragazzo che poco prima era stato confuso le fu addosso in un momento.
Nell'istante preciso in cui la toccò, Hellen di sentì soffocare, fu come se venisse compressa in una piccola scatola e poi liberata all'improvviso, prese una grande boccata d'aria e represse il conato di vomito che l'aveva assalita.
Si guardò attorno confusa, Hogsmeade era scomparsa, al suo posto c'era una piccola stanza buia, l'unica tremolante luce proveniva da una candela poggiata su uno sgabello.
Il ragazzo gignò e uscì dalla stanza lasciandola sola.
Lei, che era seduta sul pavimento, scattò in piedi e iniziò a prendere a pugni la porta e a gridare di lasciarla uscire, ma nessuno rispose.
Aveva della pergamena nella tasca, pensò di scrivere una lettera a suo padre, ma le mancavano l'inchiostro e un gufo, ovviamente.
Non c'era via di scampo, ma poi le venne un'idea: quando era stata in infermeria, ogni sera un elfo domestico molto simpatico le portava da mangiare, e lei gli regalava sempre la sua porzione di pane.
«Se alla signorina Malfoy serivire qualcosa, chiamare Kreacher, Kreacher è al servizio di signorina Malfoy» così aveva detto l'elfo l'ultima sera prima che Hellen uscisse dall'infermeria.
La ragazzina fece un lungo respiro, poi provò poco convinta a mormorare «Kreacher» uno schiocco la fece trasalire e l'elfo comparve davanti a lei.
Indossava una tunica bianca con lo stemma di Hogwarts, aveva folte sopracciglia e due grandi ciuffi di peli bianchi gli spuntavano dalle orecchie.
«Signorina Malfoy ha chiamato Kreacher?»
Hellen sorrise all'elfo e fu tentata dall'abbracciarlo, ma si trattenne.
«Kreacher, ti prego, và da mio padre e digli che mi hanno portata al ministero...credo» aggiunse guardandosi intorno.
«Sì signorina, altro?» domandò l'elfo con un breve inchino.
«Sì, digli che Thom, Horestley, non c'entra, che ha cercato di aiutarmi ma non ci è riuscito»
«Kreacher va dal signor Draco Malfoy, ci vediamo tra poco» e, con un secondo schiocco, scomparve.
Hellen sentì delle voci e si appostò accanto alla porta, una donna bionda e minuta con la faccia da topo entrò nella stanza e si guardò intorno cercando Hellen, che scattò di lato e chiuse la porta.
«Cosa stai...? Oh...ma...piccola cosa ci fai qui?»
«Ah, se non lo sa lei dovrei saperlo io?»
La donna fece un piccolo sussulto.
«Chi ti ha portata qui?»
«Lei vuole aiutarmi?»
La faccia di topo si guardò intorno come per accertarsi che nessuno la sentisse.
«Sì...sì certo»mirmorò.
«Bene allora, mi dia più tempo possibile, la prego»
La donna annuì e uscì dalla stanza.
Hellen sentì ancora delle voci fuori dalla porta, ma poi si allontanarono sempre di più fino a diventare inudibili.
Hellen sospirò e si appoggiò alla parete, ma non ebbe nemmeno il tempo di pensare a qualsiasi cosa che con un terzo schiocco Kreacher ricomparve nella stanza accompagnato da una piccola folla di persone che riempirono tutta la piccola stanza.
C'erano Draco, Harry, Ginny, Neville, Luna e George.
Hermione lavorava al ministero, quindi era già lì, Ron invece era rimasto a malincuore, al negozio.
Draco abbracciò sua figlia, rimpiangendo di non aver ascoltato Hermione.
«Bene allora, andiamo via di qui» mormorò stringendo ancora Hellen tra le braccia.
«Stai scherzando vero?» esclamò Hellen allontanandolo «Vuoi restare per sempre chiuso in casa? O vuoi dare una lezione a quella pazza?»
Tutti si scambiarono degli sguardi stupiti.
«Sì Hellen vogliamo darle una lezione, ma non così, non attaccando, dobbiamo far capire alle persone che è pericolosa»
«Bene allora» commentò Hellen «Perchè non cominciare a convincere chi lavora per lei?» detto questo corse fuori dalla stanza, senza badare alle grida di Draco, e si insinuò in un corridoio del ministero.

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