Una donna minuta, con dei lunghi boccoli dorati e la faccia da topo varcò la porta e si avvicinò a Draco con aria di superiorità.
Draco la osservò dall'alto e alzò un sopraciglio.
«Dove sono? E lei chi diavolo é?»
La donna fece un sorrisetto e rispose: «Siamo al Ministero della Magia signor Malfoy, e io sono...non le interessa chi sono, mi segua.»
Draco la seguì senza ribattere, non aveva nemmeno sentito la risposta alla sua seconda domanda, si era soffermato al luogo dove si trovava, il Ministero.
Perché lo avevano portato lì? Aveva fatto qualcosa di male? Cosa intendeva dire Harry con quel "Draco sta attento"? Non poteva essere più chiaro?
Immerso in queste domande Draco si rese conto solo all'ultimo di cosa stava succedendo, la donna con la faccia da topo gli stava incatenando i polsi a una sedia al centro di un'enorme stanza circolare, alta come una cattedrale e con delle tribune su cui erano seduti un centinaio di maghi che lo osservavano senza espressione.
Dritto davanti a lui c'era una donna, una donna alta con i capelli neri raccolti perfettamente in uno chignon, era proprio lei! La donna che era stata ai Tiri Vispi con la figlia.
La bellezza del suo viso così perfettamente delineato era sovrastata dalla freddezza dei suoi occhi color ghiacchio.
«Draco Malfoy» disse in tono piatto.
«Figlio di Lucius e Narcissa Malfoy, giusto?»
«Sì» mormorò Draco, che era in parte confuso e in parte arrabbiato e spaventato.
«Lei, signor Malfoy, è una minaccia per il nostro Paese»
«Cosa? Io non...»
«Lei resterà sempre fedele a suo padre e al Signore Oscuro»
«No! Non è vero! Mio padre è morto! Perchè dovrei...»
«Procedete» lo interruppe con lo stesso tono di voce con cui si dicono le previsioni del tempo.
Non ebbe nemmeno il tempo di capire cosa stesse succedendo, sentì una stretta al cuore, poi improvvisamente qualcosa dentro di lui esplose, sentì il giato mancare e ogni nervo, ogni singolo muscolo fu pervaso da un dolore insopportabile, pensava di morire, sperava di morire, alcuni maghi sulle tribune si tapparono le orecchie per non sentire le grida agonizzanti di Draco, altri si voltarono dall'altra parte per non assistere alla scena straziante, ma lei, lei continuava a fissarlo impassibile.
Ma tutto cessò più velocemente di com'era iniziato e le immagini che passarono davanti agli occhi di Draco furono solo dei frammenti sfocati, qualcuno gli liberò i polsi e lo costrinse ad alzarsi in piedi ficcandogli la bacchetta in mano, poi venne sbattuto a terra e sentì una gelida disperazione farsi spazio nel suo corpo, e tutto ciò che lo circondava svanì di colpo.
Era di nuovo lì, ce l'aveva di nuovo tra le braccia, le promise che sarebbe andato tutto bene e la poggiò sul letto dell'infermeria, il sangue era d'appertutto, no, non voleva continuare, voleva svegliarsi, non voleva vivere tutto quello, non un'altra volta.
«EXPECTO PATRONUM!» una lepre argentata spuntò dalla bacchetta di Draco e allontanò tutti i dissennatori che lo circondavano e l'immagine di Hellen svanì del tutto, si alzò da terra ancora confusi, la donna dagli occhi glaciali gli lanciò un'incantesimo, ma lui riusci a deviarlo e ad afferrare Harry e Neville per le braccia per poi smaterializzarsi.
Si guardò intorno, non era dove pensava di arrivare, si trovavano di fronte a una villetta apparentemente abbandonata, Harry li invitò ad entrare, evidentemente aveva fatto una deviazione e li aveva portati lì.
L'interno della casa era completamemte l'opposto di quello che si vedeva da fuori, era pulita e ben curata.
Harry chiuse la porta e Draco tirò un sospiro di sollievo, Neville is stva tastando una brutta ferita sulla fronte, un chiacchericcio proveniente dal salotto gli fece capire che non erano soli, mosse qualche passo nel corridoio con la bacchetta tesa.