18. Scelte

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DAL PUNTO DI VISTA DI MAYA

Per la prima volta in vita mia, detestavo l'idea di separarmi da altre persone. Non lo avrei mai ritenuto possibile, ma quando ognuno di noi imboccò un tunnel differente, mi sentii raggelare. All'inizio era stato difficile condividere l'avventura con gli altri ragazzi: ho passato una vita intera a camminare da sola. Poi però ho cominciato a scoprire i lati positivi e per quanto a volte Jonny e soprattutto il suo ottimismo mi irritassero, in fondo mi piaceva stare con loro. Con Alis, soprattutto. Lei cercava sempre di capirmi.

Ecco perchè quando misi piede nella galleria che avevo scelto, sentii un tuffo al cuore. Nonostante questo strinsi i pugni e andai avanti, come avevo sempre fatto.

Non vedevo niente se non qualche chiazza di luce qua è la. Non capivo da dove provenisse il chiarore, ma fu solo grazie a quello che non andai a sbattere contro le pareti rocciose. Proseguii sgranando gli occhi e tenendo la mano pronta sull'elsa della spada. Non volevo farmi cogliere alla sprovvista.

Per un tempo interminabile che non riuscii a quantificare, non successe nulla. Tendevo le orecchie nel tentativo di captare qualche rumore, ma era il silenzio a farla da padrone. L'odore di umido mi faceva arricciare le narici, anche se inizialmente quello pareva essere l'unico elemento ostile.

Eppure doveva pur esserci un inganno, un trucco, da qualche parte. Non mi fidavo di tutta quella serenità.

La realtà è che non mi fidavo mai di nulla. Non mi fidavo mai di persone, non mi fidavo mai di situazioni, non mi fidavo mai di luoghi. 

E in quel momento, lì, nei sotterranei di un castello intriso di malvagità, come mi sarei potuta fidare di quella calma apparente? Il fatto che non stesse succedendo nulla mi stava quasi mettendo più ansia che se fosse accaduto qualcosa.

Sguainai la spada senza motivo. La tenni dritta davanti a me, pronta a colpire.

Ma niente. Ancora niente.

Camminavo a passo abbastanza svelto in quel tunnel che pareva non finire mai. Quante volte mi era successa una cosa simile nella vita di tutti i giorni? Quante volte avevo camminato in direzioni sconosciute, senza fermarmi, ma senza raggiungere una meta? Quante volte la mia vita era proseguita così come quel tunnel, uguale, scura e monotona?

Ecco perchè ero pessimista. Ecco perchè ero diffidente. Non mi era mai successo nulla di positivo.

O quasi...

Una voce dentro di me replicò che qualcosa di positivo mi era successo: mi trovavo a Narnia, un luogo che avevo sempre amato ma che non avrei mai ritenuto reale. 

E avevo trovato degli amici.

Ma perchè allora sentivo ancora tutta quella oscurità in me?

Il tunnel iniziò a svoltare a destra. Le pareti si restrinsero. Rimisi via la spada e cominciai a camminare passando le mani sulle pareti che mi circondavano.

All'improvviso sentii degli ululati e raggelai.

Lupi. Avevo fin troppo impressa nella mente l'immagine di quando, per salvare Jonny e Alis, ne avevo ucciso un branco intero. Abbassando le palpebre mi capitava di scorgere le macchie scarlatte del sangue.

Uccidere. Ero perfino capace di uccidere. 

Rabbrividii. Com'era possibile che una persona oscura come me fosse potuta giungere a Narnia, luogo di luce e speranza?

La galleria si riallargo.

E mi ritrovai davanti un branco di lupi.

Ma non stavano guardando me. Stavano guardando Richard.

La nuova recluta del gruppo stava tendendo l'arco verso il branco, ma indietreggiava senza tirare. Quando mi vide sgranò gli occhi -Oddio, Maya! Ma da dove sei spuntata?-

Alcuni lupi si voltarono verso di me, digrignando i denti.

-Tira la freccia!- esclamai, le mie mani tremavano.

Avrei dovuto uccidere ancora per salvare il mio amico?

-Non so come tirare per ferirli e basta.- commentò Richard, andando a sbattere contro le pareti rocciose per evitare un lupo che si era paurosamente avvicinato a lui.

-Dobbiamo ucciderli, per fermarli.- replicai, istintivamente.

Lui scosse il capo -No, possiamo anche ferirli e basta.-

Deglutii -Ma se io...io penso che se iniziassi a ferirli poi li ucciderei.-

Un lupo saltò verso Richard. Lui scoccò una freccia e lo colpì ad una zampa. Il lupo emise un gemito di dolore e si accasciò a terra.

-Ma cosa dici!- esclamò lui.

Non aveva visto la mia furia, quel giorno.

-Ho un'inspiegabile predisposizione alla violenza.- spiegai, indietreggiando a mia volta.

-E quindi?- ribatté Richard -Anche io ho predisposizione a mangiare ciambelle, ma scelgo di non ingurgitarne duecento al giorno. Ok...forse non è il paragone più azzeccato...-

Sarei scoppiata a ridere se non fossi stata lì lì per essere sbranata da un branco di lupi.

E se fossi stata una che rideva ogni tanto...

Un lupo si avvicinò a me spalancando le fauci. Lo colpii all'addome e feci per affondare ancora, ma Richard mi ammonì -Maya, è solo questione di scelte. Non importa tu per cosa sei predisposta. Hai anche un cervello, non solo istinti. Se scegli di non uccidere, non ucciderai. Se scegli di non essere una persona malvagia, non lo sarai.-

Annuii. Poi contemporaneamente ci lanciammo all'attacco. Un lupo mi morse ad una gambe ma riuscii a restare in piedi per finire di combattere. Nel giro di cinque minuti avevamo annientato il branco, ma lasciandolo vivo.

Quando ci fermammo a riprendere fiato, Richard mi sorrise -Visto?-

Visto. 

Scegliere. Dovevo solo scegliere e poi agire di conseguenza. 

-E ora?- domandai.

Richard sorrise ancora: era apparsa una scala a chiocciola argentata. Trappola o via di salvezza, era l'unica strada che avremmo potuto prendere. Tornare indietro era fuori discussione.

-Prima le madamigelle.- disse Richard, facendomi segno di iniziare a salire.

-Sono una guerriera, non una madamigella!- precisai, puntadogli contro la spada.

Poi la rimisi nel fodero.

Iniziammo a camminare insieme. Come una squadra. 

Ma il momento vittorioso durò non più di qualche istante. Una figura ci sbarrò la strada. Per poco non urlammo.

Era lui.

Era Miraz. 

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