22. La vita è assurda

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DAL PUNTO DI VISTA DI ALIS

Mi si gelò il sangue nelle vene quando, dalla fessura che separava le due ante dell'armadio, vidi entrare nella stanza proprio La Strega Bianca. 

Mi morsi le labbra per non emettere alcun suono. Cercai di respirare facendo meno rumore possibile. Sperai con tutto il cuore che Jadis non avesse bisogno di nulla che si trovasse nell'armadio.

La Strega gettò un sospiro e quel gesto in un certo senso mi colse in contropiede. Jadis che sospira come una persona normale, una persona che entra nella propria stanza e si sente al sicuro, una persona che chiusa tra quattro mura famigliari si sente libera e si sente a proprio agio nel poter evitare di tener su la maschera che ha invece deciso di mostrare agli altri.

Eccola lì. Jadis. La Strega Bianca. La signora della crudeltà. La donna che voleva conquistare Narnia. Voleva potere, gloria, controllo.

Ma sospirava. Come me. Come tutti.

Forse, dire che provai compassione, sarebbe troppo. Però iniziai a farmi delle domande. Cosa sapevo della Strega Bianca, in fin dei conti? Sapevo che voleva porre fine al regno di Aslan, sapevo che aveva cercato più volte di uccidere me e i miei amici, sapevo che era una donna algida e meschina.

Ma prima di tutto questo? 

Da dove nasceva la sua voglia di conquista? Da dove nasceva la sua malvagità? Com'era stata la Strega Bianca da ragazza, da fanciulla, da bambina?

Dovetti reprimere questo turbinio di pensieri per rivolgere la mia attenzione al presente. Jadis si stava avvicinando alla scrivania. Mi balzò il cuore in gola, se avesse notato la mancanza della Mappa? Poi però pensai che forse la Mappa era un oggetto esclusivamente di Aslan.

Strinsi il foglio con forza e quasi lo stropicciai. Per quanto tempo sarei dovuta restare nascosta lì, in quell'armadio?

***

DAL PUNTO DI VISTA DI MAYA

Jonny camminava avanti e indietro nella cella, mandandomi insieme la vista. Per una volta, però, non volevo punzecchiarlo con borbottii o critiche. Eravamo già in una situazione difficile. Dovevamo aspettare e sperare, due cose decisamente non facili. O almeno, non per me.

Negli occhi di Jonny si leggeva la convinzione, la certezza assoluta del fatto che Alis avrebbe trovato una soluzione. Anche Richard pareva speranzoso fino al midollo. C'era l'ombra di un sorriso che ogni tanto si faceva largo sul suo volto, nonostante fossimo prigionieri senza via d'uscita.

Io mi fidavo di Alis, certamente. Però...

Come eravamo stati catturati noi, sarebbe potuto succedere anche a lei. Per quanto tempo Jadis si sarebbe lasciata ingannare dal nostro stratagemma? Per quanto tempo sarebbe andata avanti a pensare che Alis era morta?

All'improvviso sentii silenzio e mi accorsi che Jonny aveva smesso di percorrere la cella a grandi passi. Si era seduto. E di fronte a me. Mi guardava con uno strano sorriso sul volto.

-Cosa c'è?- domandai, allora, incrociando le braccia.

-Sei migliorata.- affermò lui, tutto contento.

Arricciai il naso, pronta a ribattere, poi però lasciai cadere le mie barriere -Siamo migliorati tutti, penso. Stiamo migliorando. Questo viaggio ci sta cambiando. Ci sta aiutando.-

-Forse dovremmo aiutare anche noi gli altri attraverso questo viaggio.- suggerì Richard, passandosi una mano tra i capelli -Dopo esserci fatti una doccia, ovviamente.-

Jonny scoppiò a ridere.

-Aiutare come?-domandai io, non riuscivo a seguire la proposta.

Richard si strinse nelle spalle -Non so...raccontando di questa avventura.-

-Ah, certo, perchè non finiremmo tutti e quattro in un ospedale psichiatrico, no?- risposi, scuotendo il capo.

Invece riguardo alla doccia ero d'accordo, iniziava a sentirsi la mancanza di acqua e sapone.

-Alis potrebbe scrivere una storia.- affermò Jonny, con uno dei suoi sorrisi carichi di entusiasmo -A lei piace scrivere, e noi la aiuteremo in alcune parti...non dobbiamo per forza dire che è successo davvero...funzionerà come per noi han funzionato i libri di Lewis.-

-Quindi dici che i Pevensie sono esistiti davvero?- domandai -Lewis li ha conosciuti?-

-Magari Lewis era un Pevensie.- affermò Richard.

Appoggiai la testa al muro alle mie spalle -State viaggiando troppo con la fantasia, dite cose assurde.-

-Non è forse assurdo trovarci qui in questo momento?- osservò allora Jonny.

-La vita è assurda. Già quella di sempre, quella normale.- mormorai, scuotendo il capo.

-Su questo non potrei essere più d'accordo.- concluse Richard.

***

DAL PUNTO DI VISTA DI ALIS

Jadis guardò alcune delle carte che erano sparse sulla scrivania, poi si sedette sul letto. Non riuscivo a scorgerle il volto attraverso la fessura da cui stavo guardando. Mi chiesi quali fossero i suoi pensieri. Mi chiesi se mai qualcuno avesse provato ad immedesimarsi in lei. Magari è per questo che i cattivi sono cattivi: nessuno dà loro retta. Nessuno cerca di capirli.

La Strega Bianca si alzò nuovamente. Si guardò intorno in un modo che non mi piacque per niente. Stava avvertendo la mia presenza? Aveva capito di non essere sola?

Deglutii. 

Si avvicinò ad una parete, allungò una mano verso un punto che non riuscivo a vedere. Poi scoprii che aveva afferrato un oggetto: la lancia. Proprio la famigerata lancia che trasformava le persone in statue. 

Jadis fece un passo in direzione dell'armadio. Mi tirai indietro senza far rumore per timore che potesse vedermi attraverso la fessura da cui io stessa la stavo spiando.

Mi affidai soltanto all'udito per capire cosa stesse accadendo.

Un passo.

Un altro passo.

Nelle mie orecchie cominciai a sentire anche il rumore assordante del mio cuore. Sperai non si sentisse anche dall'esterno. 

Un altro passo.

Perchè ci stava mettendo così tanto? Aveva davvero capito di non essere sola e si stava divertendo per vedere quando avrei resistito a quella tensione?

Un altro passo. Ora di sicuro Jadis era proprio davanti all'armadio. Le sarebbe bastato allungare una mano e aprire un'anta per trovarmi. Già temevo le conseguenze. Non ci sarebbe stato nessun altro per salvare Aslan.

Trattenni il fiato.

Poi sentii un rumore chiassoso provenire dall'esterno della stanza. Non capii di cosa si trattasse, ma di sicuro, qualunque cosa fosse, attirò l'attenzione di Jadis. Ebbi il coraggio di spiare dalla fessura e vidi la Strega Bianca allontanarsi in fretta e uscire dalla stanza.

Restai ferma per cinque minuti, dovevo darle il tempo di andar via, lontano, prima di sgattaiolare fuori dal mio nascondiglio e seguire le orme sulla mia mappa.

Ma la porta della camera si aprì di nuovo. Provai un altro tuffo al cuore. Dei passi si avvicinarono nuovamente all'armadio.

All'improvviso le ante si spalancarono.

Non riuscii nemmeno a gridare.

Ma non era Jadis.

Non era Miraz.

Era un ragazzo. Più alto di me di qualche centimetro, capelli arruffati di un castano scuro, quasi nero. Aveva un paio di occhi cristallini e un sorriso sollevato.

In mano teneva una mappa simile alla mia.

-Ah, ti ho trovata finalmente!- esclamò, entusiasta.

-Co...come?- domandai, attonita.

Ma cosa stava succedendo?

-La vita è assurda.- affermò il ragazzo, scuotendo il capo -Ti ho cercata ovunque e ti ho trovata proprio qui.-

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