19. Attesa

242 30 0
                                    


DAL PUNTO DI VISTA DI JONNY

Protesi la spada davanti a me mentre entravo nel tunnel. Fu un gesto istintivo, volevo proteggermi.

Trasalii il secondo dopo. Non per la vista di un nemico. Non per essere caduto in una trappola. Ma per la luce accecante che mi investì.

Com'era possibile? Quando io e i miei compagni di avventura avevamo lanciato un'occhiata verso le gallerie, avevamo visto soltanto oscurità. Da dove arrivava tutta quella luce?

Mi facevano male gli occhi. Dovetti strizzarli.

Mi incamminai cauto, sebbene potessi vedere ogni cosa. Le pareti rocciose sembravano fogli accartocciati. Ogni tanto degli spuntoni di pietra si sporgevano verso di me, ma potevo evitarli facilmente.

Non riuscivo a scorgere la fine del tunnel. La pietra sembrava proseguire fino al punto in cui si perdeva la mia vista. Però c'era la luce.

Rinfrancato dalla luminosità, sentii ogni paura abbandonarmi. Avvertivo un senso di felicità dentro di me. Mi sembrava tutto semplice. Forse troppo.

Dopo un po' i miei occhi si abituarono all'intensità di quel chiarore e smisero di lacrimarmi.

"Trovai segni." disse una voce, nella mia testa.

Mi arrestai di colpo. Chi aveva parlato? Era forse Aslan? Oppure si trattava di una trappola?

"Trovai segni." ripetè la voce.

Mi guardai intorno alla ricerca di questi fantomatici segni, ma oltre alle pareti rocciose non scorgevo nulla di particolare. Osservai il terreno sotto di me, forse avrei trovato dei disegni, delle parole. Nulla. Attorno a me era tutto di un caldo colore marrone tendente al rossastro, come una castagna.

"Vedi sempre la luce." disse la voce.

Aggrottai le sopracciglia. Cosa significava? Era un enigma? O era soltanto una costatazione?

Vedi sempre la luce. Beh, mi sembrava ovvio. C'era un sacco di luce in quel momento. A meno che...e se si fosse trattato di un modo metaforico per comunicarmi altro?

Vedi sempre la luce. In effetti poteva benissimo essere una frase metaforica che sottolineava la mia attitudine allegra e spensierata con cui coglievo le avventure che la vita riversava nel mio cammino.

Bene. Ma quindi?

"Trovai segni." ripetè la voce. La sentivo dentro la mia testa. La sentivo vibrarmi nelle tempie. La sentivo scorrermi nel sangue.

-Quali segni?- domandai a voce alta.

Nessuna risposta.

Sospirai e restai fermo per qualche minuto. Osservai ogni centimetro di roccia. Ogni millimetro di terreno. Non c'erano proprio questi segni.

All'improvviso, così come era apparsa, la luce scomparve. Mi ritrovai immerso nel buio. Ebbi un fremito. Cosa stava accadendo?

Strinsi l'elsa della spada con più forza. Poi strizzai gli occhi. C'era qualcosa sulla roccia, poco più avanti. Mi avvicinai. Segni. Erano segni luminosi che...si potevano vedere soltanto al buio.

"Serve anche il buio." disse la voce nella mia testa "Serve anche il buio. Non rifiutarlo. Non fuggire sempre da esso."

Il cuore iniziò a galopparmi nel petto. Quelle parole mi trafissero l'anima. Mi sentii come se avessi appena ricevuto uno spintone da qualcuno e avessi perso l'equilibrio.

Non rifiutarlo. Non fuggire sempre da esso.

Quante volte la mia allegria non era altro che una maschera? Ero sempre stato entusiasta e risoluto durante la mia avventura a Narnia suscitando spesso l'ira di Maya. Alis ammirava il mio modo di fare,glielo leggevo nello sguardo. Richard pareva spensierato anche più di me.

Ma se fosse stato un errore?

Serve anche il buio.

Era questa la lezione che Aslan voleva darmi? Era per quello che ero giunto a Narnia?

Ci sono persone che passano la vita alla ricerca della luce. Ce ne sono altre che invece hanno bisogno di trovare un po' di oscurità.

I segni sulle pareti iniziarono a brillare con maggiore intensità.Poi, davanti al mio sguardo sbalordito, cominciarono a spostarsi.

Mi rimisi in cammino seguendoli. Man mano che il tempo passava, i segni si spostavano sulla roccia sempre più veloci. Mi ritrovai quasi a correre. Dopo quelli che mi parvero minuti interminabili, finii in una sorta di spiazzo. Il tunnel si ingrandiva fino a formare una stanza circolare. In centro c'era una panchina.

"Non si cammina sempre  da soli." disse la voce nella mia testa.

Aggrottai le sopracciglia. Ancora non capivo.

"Per questo a volte bisogna aspettare" concluse la voce.

Dovevo aspettare? Aspettare chi?

Le lucine andarono a posizionarsi tutte sulla panchina.

-Ok. Aspetterò.- affermai, fiducioso.

Andai a sedermi proprio dove i segni brillavano di più.

Mi chiesi come se la stessero cavando gli altri. Anche loro erano alle prese con metafore e insegnamenti? E tutto ciò come era possibile, visto che ci trovavamo in territorio nemico? Il potere di Aslan era così sconfinato da avere effetto anche in un luogo così tenebroso e intriso di cattiveria?

Magari io ero stato solo fortunato e gli altri si trovavano nei guai. Oppure ero un perfetto imbecille e stavo cadendo in un tranello. In effetti quali vantaggi potevo trarre dal star fermo su una panchina immersa nella luce? Ogni secondo che passava era un secondo in più che il male aveva a disposizione per muoversi. 

Mi venne l'impulso di alzarmi in piedi e cercare una via d'uscita, però mi trattenni. Era la voce di Aslan che mi guidava. Lo sentivo dentro di me. Ne ero certo.

Nella penombra illuminata dai segni sulla panchina, scorsi una porta che si era materializzata su una parete. 

Balzai su, ma la voce mi rimbombò nelle orecchie "Non si cammina sempre da soli!"

Tenni lo sguardo fisso sulla porta, ma restai immobile. 

"Per questo a volte bisogna aspettare." ripeté la voce, come per rimarcare il messaggio.

Sospirai e tornai a sedermi. Appoggiai la spada accanto a me e rimasi in attesa. 



Andiamo a NarniaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora