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SHAILENE

Una volta arrivati a casa e finito di pranzare decisi di malavoglia di andare a disfare la mia valigia.
Mi sedetti sul mio letto, nella camera degli ospiti e fissai le fotografie appese al muro, una in particolare mi colpì.
Una foto di me e Robert da piccoli, dietro di noi mia madre ed entrambi i miei zii, e' sorprendente quanto io assomigli a Robert, sembriamo quasi fratelli. Non ci avevo mai fatto caso.
Sentii bussare alla porta: <Shai? Sei qui?> la voce di Robert.
<Si! E' aperto, entra>
<Che ci fai qui? Non vieni con noi a fare un giro?>
<Stavo proprio per disfare la valigia...>
<Disfavi la valigia o fissavi le foto perche' non hai mezza voglia di disfarla?>
<La seconda...>
<Se vuoi ti aiutiamo, tanto ora e' troppo caldo per uscire> propose Theo irrompendo nella stanza.
<Non fa cosi' caldo, sei tu che sei abituato al freddo>
<Mi sareste molto d'aiuto> acconsentii.
Cominciai a tirare la cerniera della valigia che sembrava ormai esplodere e, come immaginavo, una volta aperta alcuni vestiti caddero per terra spiegazzandosi...non che li avessi piegati alla perfezione...
Cominciai da cio' che era per terra riponendo ordinatamente tutto nell'armadio. Ordinatamente per modo di dire...
Rob e Theo mi passavano mano a mano i vestiti commentandoli uno ad uno.
<Questa maglia scollata? Dove pensi di mettertela?>
<Guarda questa quanto e' corta!!>
Li ignorai, sperando che smettessero.
Quando finalmente riposi nel cassetto l'ultima maglietta decisi di prendere il sacco della biancheria, l'ultima cosa rimasta in valigia, e infilarlo nell'armadio cosi' com'era, volevo evitare che trovassero da ridire anche sulla mia biancheria intima.
<Io direi che possiamo uscire> disse Robert.
<Non mi va!>piagnuccolò Theo.
<Oh, su alzati!> lo tirò per un braccio e lo trascinò fino alla porta per poi urlare: <Mamma, usciamo!>
Li seguii.
Giocando a calciare una lattina vuota e ridendo come dei malati mentali vagammo per la citta'.
La strada era vuota, di solito a quell'ora la gente preferisce riposare e noi, con tutto il casino che stavamo facendo, svegliammo tutto il quartiere.
Continuammo a giocare finche' Robert non mi fecd lo sgambetto per sbaglio e io caddi di faccia per terra.
Per evitare una facciata portai avanti un braccio, atterrandoci letteralmente sopra. Faceva male. Sono davvero riuscita a farmi così male giocando con una lattina?
Mi sentii stupida mentre mi venivano le lacrime agli occhi per il dolore.
<Oddio. Stai bene?> mi chiese Robert aiutandomi ad alzarmi.
<Si, piu' o meno. Ho messo male il braccio>
<Fammi vedere> disse Theo avvicinandosi e guardando il mio braccio che stava diventando viola.
<Ti fa male?>
<Si>
<Torniamo a casa, serve del ghiaccio> osservò Robert.
Ci avviammo verso casa mentre il mio braccio continuava a pulsare. Sperai soltanto di non essermelo rotto.
Una volta a casa Robert corse a chiamare mio zio, che e' un medico, e io rimasi sola con Theo nella mia camera, con una borsa del ghiaccio sul braccio, seduta sul letto.
<Che disastro ha combinato Robert...>disse Theo.
<Non l'ha fatto apposta>
Si sedette sul letto di fianco a me.
<Dici che e' rotto?>
<No, non mi sembra rotto, se no ora staresti piangendo>
>Sono una che sopporta abbastanza il dolore...>
<Fidati, se ho pianto io, piangeresti anche tu»
«Ti sei rotto un braccio?>
<L'anno scorso. Mi sono praticamente lanciato da un muretto piuttosto alto solo per fare il figo con una tipa. Poi sono caduto, e lei mi ha deriso per il resto dell'anno>
<Che stronza>
<Gia'>
Lo zio e Robert entrarono nella stanza.
<Allora, fammi vedere quel braccio>
Avevo una discreta paura.
Lo zio cominciò a fare le sue osservazioni da medico, tastandomi varie volte sul punto che aveva assunto la tonalità di viola più scura. Strinsi i denti per non urlare.
Theo mi prese la mano e intrecciò le dita alle mie, poi mi guardò negli occhi e disse: <Stringi la mia mano se senti male>
Ed e' quello che feci, strinsi la sua mano piacevolmente calda, al contrario della mia, che fino a quel momento reggeva la sacca di ghiaccio.
Mio zio lasciò andare il mio braccio e affermò che si trattava solo una botta e che qualche ora dopo sarei stata meglio.
Tirai un sospiro di sollievo e lasciai la mano di Theo.
<Meno male che non hai rotto la mia di mano> rise.
Robert mi fissava in silenzio.
Ehi, bella statuina, svegliati> lo prese in giro Theo.
<Scusa, mi dispiace>rispose Rob rivolto a me.
<Lascia stare, e' stato solo uno sbaglio, fra un'ora o due staro' meglio>
<Vado a prendere dell'altro ghiaccio, quello ormai e' acqua> disse Robert uscendo dalla stanza.
<Perche' l'hai fatto?> chiesi a Theo.
<Cosa?>
<Tenermi la mano>
<Ne avevi bisogno, o avresti urlato dal dolore>
<Grazie>
<E di che! Siamo amici, no?>
<Gia'...amici...>
In un certo senso le parole di Theo mi ferirono, capivo come la pensava sull'essere cugini, ma a me dispiaceva comunque.
Theo ricevette una telefonata ed uscì dalla stanza per rispondere quando Robert rientrò con un'altra sacca di ghiaccio.
<Sembra che tu e Theo andiate d'accordo>
<Si, pero' ci rimango un po' male quando dice che siamo "amici">
<Sei fortunata, a me non rivolgeva nemmeno la parola i primi tempi>
<Dev'essere un ragazzo timido>
<È uno che sta molto per conto proprio>
Theo tornò da noi: <Mi hanno telefonato da Oxford, devo andare a prendere gli scatoloni che rimangono la settimana prossima>
<E io verrò con te vero?> chiese Robert.
<Ovviamente, certe ragazze inglesi sono davvero carine>
I due si scambiarono una veloce occhiata complice, poi Theo si rivolse a me: <Ti va di venire con noi?>
<Sarebbe magnifico!>
Ero estasiata, in vita mia non ero mai stata in Inghilterra, sarei partita anche subito.
Detto ciò optammo per tornare ognuno nella propria stanza e riposare.

***
La sera, dopo cena, uscimmo a fare un giro sulla spiaggia.
La sabbia era piacevolmente fresca e l'acqua del mare appena tiepida, la luna piena e luminosa vi si rifletteva creando un contrasto quasi romantico. O almeno lo sarebbe stato se non fossi stata insieme a due cretini che si azzuffavano "per gioco" nella sabbia..
Io evitai i giochi violenti quella sera, il mio braccio mi era stato fasciato perche' non lo muovessi troppo e volevo evitare di peggiorare la situazione.

Passarono cosi' anche i giorni seguenti, a La Paz la routine é più o meno sempre la stessa.



Ormai solo due giorni ci separavano dalla partenza per Oxford, avevamo comprato i biglietti e cambiato 200 dollari a testa in sterline.
Io, Robert e Theo andammo a comprare dei vestiti pesanti adatti al clima inglese e la zia ci fece un maglione a testa...beh almeno per una volta mi è stato utile.

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